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Immagina di ascoltare musica in streaming e di essere pagato anche per farlo. Bello vero?

È questa l’idea da cui parte BitSong, la piattaforma che vuole portare lo streaming musicale sulla blockchain. L’idea di Angelo Recca, ceo, imprenditore e programmatore,  Rino Ticli dj e producer, è stata  sposata successivamente da Alfonso Santitoro, esperto di digital marketing e startup. La squadra è composita e vede social media manager, sviluppatori blockchain e produttori musicali: «Abbiamo già lanciato una  ICO e raccolto 1 milione di euro, l’obiettivo è di raggiungere quota 25 milioni entro ottobre», spiega Alfonso Santitoro a Startupitalia!.

bitsong

Blockchain nella gestione della catena dei diritti

BitSong pensa, innanzitutto agli artisti, ai quali propone un modello di guadagno veloce grazie alla piattaforma Ethereum: «Oggi funziona così sulle piattaforme di streaming musicale.  L’artista inserisce una sua canzone e riceve i primi dati sugli ascolti e, di conseguenza, i suoi guadagni anche dopo otto mesi», racconta Alfonso.

Bitsong vuole essere una risposta per l’artista che, grazie alla blockchain, può conoscere in qualsiasi momento le info sulle performance della sua canzone ed essere retribuito in tempo reale: «Scompare l’intermediario e il meccanismo di guadagno si semplifica. Inoltre, BitSong incentiva anche la partecipazione degli utenti, offrendo loro dei guadagni in cambio della loro attenzione».

La piattaforma infatti valuta la “user attention” e offre dei guadagni sulla base del tempo trascorso ad ascoltare la musica, in ether o bitcoin.

 

Come guadagna BitSong

Guadagni più immediati per utenti e cantanti, questa è la promessa di BitSong, ma come guadagna la piattaforma?

«Il portale trattiene una percentuale sulle inserzioni.  Nel caso in cui un’azienda voglia promuoversi attraverso la piattaforma, una percentuale viene trattenuta dal portale, mentre il 90% dei guadagni sono distribuiti tra artisti e utilizzatori».

Partito otto mesi fa, BitStong ha lanciato una ICO, che durerà fino a fine ottobre. Intanto, Alfonso ci confessa che stanno investendo una parte dei ricavi dell’ICO in digital marketing, mentre sono già una 30ina gli artisti internazionali che la supportano, perlopiù dj e produttori:

«Abbiamo in squadra un team che si dedica ad ampliare il numero di artisti, contattando le agenzie di riferimento.  Entro settembre termineremo la raccolta e poi nei mesi successivi completeremo lo sviluppo della piattaforma», conclude Alfonso.

Intanto i big musicali non stanno a guardare

BitSong si inserisce in un terreno fertile che vede la blockchain risolvere molti dei problemi legati all’industria dello streaming musicale.  Musicoin e Revelator sono solo due esempi di progetti su blockchain che puntano a superare gli intermediari, favorendo un rapporto più diretto tra i fan e i musicisti, i primi possono pagare direttamente i secondi, senza ricorrere a piattaforme terze. Senza dimenticare l’impegno nel campo di artisti come Imogen Heap che, dopo aver utilizzato Ethereum per lanciare un suo singolo (nel 2015), ora è impegnata con Mycelia a costruire la sua blockchain in ambito musicale.

Tutti dovranno vedersela con il risveglio della case discografiche che non vogliono perdere un centimetro. È notizia recente (ne parla Billboard) quella che vede protagonista la  startup londinese JAAK che lavora a KORD, che servirà a ripartire i diritti musicali attraverso la blockchain. Il progetto vede la collaborazione di grosse società di servizi dell’industria musicale e distributori, come BMG, Global Music Rights, Outdustry, Phoenix Music International Ltd, Sentric, Warner Music Group e Warner / Chappell Music.