Portato via dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Secondo il Washington Post per conto degli USA. Il video del momento in cui Julian viene caricato sul cellulare della Polizia
Si è conclusa la “fuga” di Julian Assange: rincorso da anni da una indagine svedese su un presunto abuso sessuale, si era rifugiato nella ambasciata dell’Ecuador a Londra che nel 2018 gli aveva confermato la cittadinanza per garantirgli permanenza e protezione all’interno degli accordi diplomatici tra paesi. La sua posizione si era fatta precaria dopo che Wikileaks aveva diffuso nelle scorse settimane dei documenti riguardanti proprio il Governo dello stato che lo ospitava: si erano diffuse voci sulla sua espulsione imminente, anche in seguito al cambio di leadership in Ecuador dopo le elezioni, e le notizie di questa mattina confermano quanto si mormorava da giorni.
Il rischio estradizione negli USA
Con l’arresto di Assange da parte di Scotland Yard ora si aprono scenari complessi: il co-fondatore di Wikileaks è inseguito da un mandato di cattura internazionale emesso dalla Svezia per la già citata vicenda di un presunto abuso sessuale. La denuncia contro Assange arrivava da due donne, con le quali Julian avrebbe avuto rapporti sessuali consensuali ma con modalità che erano andate oltre: tanto da costituire un possibile stupro secondo le leggi scandinave. Il procedimento in Svezia è stato archiviato, o per meglio dire dovrebbe essere stato sospeso in attesa di una prescrizione che sarebbe arrivata nel 2020, ma il mandato è rimasto in vigore. Ora però il Washington Post ha fatto sapere che l’arresto è avvenuto per nome e per conto delle autorità statunitensi: dunque è possibile che Assange venga deportato immediatamente negli USA, senza neppure passare dalla Svezia.
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La conferma che l’asilo è stato revocato ad Assange è arrivata da Lenin Moreno, nuovo presidente dell’Ecuador: la motivazione addotta sarebbero “le ripetute violazioni delle convezioni internazionali e dei protocolli per la gestione quotidiana della permanenza in ambasciata”. Scotland Yard è stata dunque invitata a prelevare Assange questa mattina, così da eseguire il mandato d’arresto che era stato anche discusso in un tribunale di Westminster nel 2012. Il primo commento di Wikileaks sostiene che l’Ecuador abbia “revocato illegalmente l’asilo politico di Assange in violazione della legge internazionale”.
In realtà in molti avevano sollevato il dubbio che questa vicenda fosse solo un pretesto: la Svezia ha accordi diretti di estradizione con gli USA, e Washington non vede l’ora di avere l’occasione di fare quattro chiacchiere con Assange per chiedergli conto di tutta la vicenda Snowden e Chelsea Manning e la diffusione dei cablo diplomatici del Governo a stelle e strisce. Se ora Assange verrà spedito in Svezia per essere interrogato e processato sul presunto stupro, non è da escludere che possa in seguito anche venire deportato negli Stati Uniti. O, come detto, la questione scandinava potrebbe essere definitivamente archiviata: dritto a Washington per rispondere dei cablo diplomatici.
L’articolo è stato modificato per inserire nuovi dettagli sul mandato d’arresto e sulla richiesta degli USA al Governo britannico.