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Senza fare troppo rumore ma lavorando con passione e generosità ci sono associazioni, cooperative o singole persone che contribuiscono a migliorare la vita degli altri e facendolo migliorano anche la propria.

In una puntata speciale di StartupItalia Live vi presentiamo tre esempi di realtà che lavorano con i detenuti contribuendo a restituire alla pena il suo ruolo essenziale: ossia permettere alle persone in carcere di essere reinserite nella società dopo aver compiuto un percorso fatto di studio, impegno nel sociale, lavoro.

Dalle 15 di mercoledì primo luglio insieme alla giornalista Paola Centomo coinvolgeremo in una round table Andrea Kerbaker Autore e fondatore di Kasa dei Libri, Elisabetta Ponzone, Fondatrice di Borseggi, Francesca Brunati e  Maria Vittoria di Pietrantonj di Go5 – per mano con le donne.

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I detenuti domandano perchè

Il tempo per pensare all’interno di un carcere non manca ed è forse anche la solitudine che può portare a riflettere su temi importanti. Questo il motivo che ha portato Mediobanca insieme all’associazione L’Arte del Vivere con Lentezza e Kasa dei Libri a promuovere l’iniziativa “I detenuti domandano perché” di cui ci parlerà Andrea Kerbaker. Il progetto ha portato scrittori e volontari a passare diverse giornate di 7 carceri italiani raccogliendo le domande più intime dei detenuti e provando a dare alcune parziali risposte. Da questo progetto è nato anche un libretto che dà visibilità alle domande più interessanti.

Avevamo parlato qui dell’iniziativa.

 

La vita sotto il turbante

Francesca Brunati e Maria Vittoria di Pietrantonj ci parleranno di “La vita sotto di turbante” un progetto che dimostra – come ci aveva detto in questa intervista Francesca Brunati – che due polarità negative (la malattia e la reclusione) possono crearne una positiva. Francesca infatti ha coinvolto alcune donne del carcere di San Vittore per confezionare turbanti destinati a malate oncologiche. Un progetto per le donne fatto da donne. “Il nostro è un progetto di solidarietà femminile e di integrazione sociale”, ci aveva raccontato Francesca. “Credo che, realizzando questi bellissimi turbanti, chi è privata della libertà possa sentirsi più integrata, dentro il mondo. Siamo la dimostrazione che donne che soffrono, per ragioni diverse, insieme possono fare cose grandi”.

 

Le mascherine di Borseggi

Ancora coinvolgeremo Elisabetta Ponzone che ci racconterà del progetto Borseggi, una vera e propria sartoria nata nel carcere di Opera a Milano e che coinvolge 60 detenuti che grazie a questa iniziativa possono imparare un mestiere complicato come quello del sarto e contemporaneamente comprendere che cosa significhi essere soci di un’azienda. Malgrado le difficoltà date dall’emergenza sanitaria, il progetto di Elisabetta non si è fermato ma anzi ha coinvolto i detenuti nella produzione di mascherine utili alla protezione dal virus.


 

Vi aspettiamo sulla pagina Facebook di StartupItalia a partire dalle 15 di mercoledì 1 luglio.