Durissima Confcommercio: “Per mascherare il suo fallimento nel contenimento del Covid-19, il governo ancora una volta decide di scaricare l’onere della riduzione del contagio sui pubblici esercizi”
Ennesimo Decreto ritardatario, varato solo nella serata del 18 dicembre, ad appena una settimana dal Natale. Questo nonostante sarà il decreto legge che regolerà proprio il modo in cui gli italiani trascorreranno il periodo delle festività. Il ritardo odierno, a seguito dell’ennesimo Consiglio dei Ministri fiume (a sua volta svoltosi dopo numerose vertici della maggioranza), è dovuto nuovamente al disaccordo crescente tra gli azionisti dell’esecutivo, con PD e LEU da un lato a propendere per misure più rigorose e il premier Giuseppe Conte, M5S e IV che avrebbero voluto alleggerire stante i malumori montanti tra la popolazione. Ma la loro è stata la linea che ha dovuto soccombere.
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Conte: “Curva del contagio sotto controllo”
“Grazie al sistema a zone abbiamo riportato sotto controllo la curva del contagio evitando il lockdown totale”, ha ricordato Giuseppe Conte, soprassedendo però che all’annuncio delle regioni a colori promise pure che sarebbero state necessarie “per salvare il Natale”, mentre ora si appresta proprio a chiudere il Paese nelle festività di fine anno.
Calendario delle feste di Natale 2020
Secondo il decreto di Natale, avremo dieci giorni in totale di zona rossa: 24, 25, 26, 27 e 31 dicembre, per quanto riguarda il 2020; 1, 2, 3, 5 e 6 gennaio. Si esce solo per ragioni di lavoro, necessità e salute. Si potranno ricevere in casa due persone non conviventi. Esclusi dal computo ragazzi fino a 14 anni e persone non autosufficienti. Attività motoria solo nei pressi della propria abitazione. Negozi chiusi (centri commerciali, bar, ristoranti, estetisti e parrucchieri). Corrispondono alle feste e ai weekend. La fascia arancione coprirà invece i giorni feriali: 28, 29 e 30 dicembre e 4 gennaio. Ci si potrà spostare solo all’interno del Comune senza giustificare il motivo. Chiusi bar e ristoranti, negozi aperti fino alle 21. Consentiti gli spostamenti tra piccoli Comuni (fino a 5mila abitanti) per una distanza di massimo 30 chilometri.
21 – 23 Dicembre, stop agli spostamenti
Come da Dpcm del 3 dicembre scorso, questo sarà l’ultimo week end nel quale sarà possibile spostarsi tra una Regione e l’altra. Anche per questo si temono affollamenti nelle stazioni. A partire da lunedì 21 dicembre il Paese chiuderà una seconda volta, vietando viaggi in treno, auto e aereo che non siano comprovati dalle scriminanti che ben conosciamo e che andranno giustificate nell’autocertificazione. Ma gli spostamenti interni nelle 72 ore che vanno dal giorno del solstizio d’inverno all’antivigilia di Natale saranno invece ancora permessi. I negozi, i ristoranti e i bar resteranno aperti. Continuerà a valere il coprifuoco delle 22.
24-25-26 dicembre, Italia zona rossa
L’Italia tornerà zona rossa, con l’obbligo di restare in casa, nelle giornate della vigilia di Natale, Natale e Santo Stefano. In questo modo si scoraggiano pranzi e cene perché si potrà lasciare la propria abitazione solo per giustificato motivo. Niente spostamenti se non per attività sportiva, urgenza e necessità nel Comune. Vietati gli spostamenti tra Comuni.
- Si potrà andare alla messa di Natale?
Sì, stando alla bozza del Dpcm sul calendario delle feste di Natale 2020, sarà consentito uscire per la messa di Mezzanotte anticipata alle 20 per rispetto del coprifuoco delle ore 22.
27 dicembre, ancora zona rossa
Nella bozza del Dpcm arrivata alla stampa, il 27 dicembre è comunque considerato ancora in zona rossa, nonostante non rientri nelle feste di Natale, in quanto domenica.
28-29-30 dicembre, l’Italia riapre i negozi
Da lunedì 28 dicembre a mercoledì 30, stando al calendario delle feste di Natale 2020 del venturo Dpcm, il Paese potrà riaprire le attività commerciali, proseguendo però col divieto assoluto di spostamenti tra Regioni. Consentiti gli spostamenti tra piccoli Comuni per una distanza di massimo 30 chilometri. I negozi potranno consentire lo shopping post natalizio fino alle 21, i bar e i ristoranti sempre fino alle 18 e con le normali restrizioni del dpcm 3 dicembre, ritorna il coprifuoco alle 22.
31 dicembre – 3 gennaio 2021
Esattamente come sotto Natale, l’Italia tornerà zona rossa, con l’obbligo di restare in casa, nelle giornate della vigilia di Capodanno, Capodanno, sabato 2 gennaio e domenica 3 gennaio. In questo modo si scoraggiano pranzi e cene perché si potrà lasciare la propria abitazione solo per giustificato motivo. Niente spostamenti se non per attività sportiva, urgenza e necessità nel Comune. Vietati gli spostamenti tra Comuni. E ovviamente tra Regioni che, pare, torneranno consentiti solo a partire dal 7 gennaio 2021, giorno di riapertura anche delle scuole.
4 gennaio – nuovamente arancioni
L’Italia tornerà arancione nella giornata di lunedì 4 gennaio. Cinque e sei gennaio, invece, nuovamente zona rossa.
Ristori: 645 milioni a bar e ristoranti
“Misure restrittive e ristori economici viaggiano assieme. Chi subisce danni dovrà essere subito ristorato”, promette Conte annunciando 645 milioni a favore di bar e ristoranti.
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Il commento di Fipe – Confcommercio
“Per mascherare il suo fallimento nel contenimento del Covid-19, il governo ancora una volta decide di scaricare l’onere della riduzione del contagio sui pubblici esercizi, sottoposti da ottobre ad uno stillicidio di provvedimenti. Che si tratti di zone rosse o arancioni per noi significa una cosa soltanto: bar e ristoranti resteranno chiusi dal 23 dicembre al 6 gennaio. Un periodo che da solo vale circa il 20% del fatturato di un intero anno. In sostanza il governo, con questa decisione, se confermata, si assume la responsabilità di decretare la morte di un settore fondamentale per i valori economici e sociali che esprime. I Pubblici Esercizi non sono solo numeri; sono i volti e le mani dei gesti quotidiani, una componente simbolica e materiale della vita quotidiana degli italiani, dei loro ricordi e della via trascorsa insieme. E vorrebbero continuare a lavorare: lavorare non per mettere a rischio il Paese, ma per mettere in sicurezza un patrimonio imprenditoriale e sociale che contribuisce al futuro di tutti. Se fossero confermate le notizie di ulteriori limitazioni sarebbe la “Cronaca di una morte annunciata” perché senza adeguati e immediati ristori per tante, troppe aziende del settore sarà impresa impossibile reggere ai nuovi ingenti danni che le limitazioni determineranno. Rimangono nondimeno due sensazioni poco gradevoli. La prima, più generale, è quella di un Paese stanco, stanco di reagire, persino di capire che –spossato da incertezze e instabilità- sta perdendo il senso e la rotta. La seconda, che riguarda i Pubblici Esercizi, che è la perdurante impressione di uno spiacevole pregiudizio che lo accompagna, con la fastidiosa distinzione tra attività economiche essenziali e non essenziali che finisce per oscurare la realtà”.