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“Mi chiamo Alex Zanardi e sono un pilota, non ho mai smesso di esserlo”. Inizia in prima persona il nuovo libro di Claudio Arrigoni dal titolo “Ancora. Alex Zanardi”, e sembra in effetti di sentire parlare Alex in ogni frase. Sarà che Claudio conosce talmente bene Alex, per averlo seguito in tante imprese e averle raccontate in moltissimi articoli, ma le sue parole sembrano ricalcare proprio il modo di esprimersi di Zanardi: diretto, allegro e capace di trasmettere una passione infinita per il suo lavoro.

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Qualcosa che non sappiamo di Alex

Nel libro si ripercorrono le imprese straordinarie di Alex, ma si scopre anche il suo lato più intimo. La sua forza nell’affrontare gli ostacoli che la vita gli ha messo davanti. L’incredibile empatia verso le persone, la generosità nei confronti di altri atleti con disabilità e la volontà di essere sempre in prima linea quando si tratta di contribuire a cause benefiche. Noi in StartupItalia l’abbiamo conosciuto proprio per una delle sue cause benefiche: Alex voleva raccogliere attraverso il crowdfunding 30mila euro per 3 handbike da donare ad altrettanti atleti in vista di Tokyo 2020. Anche quel progetto gli è riuscito alla grande e ascoltarlo sul palco di SIOS17 è stata un’emozione che ognuno di noi si porta ancora dentro.

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“Se potessi campiare quel giorno non lo farei”

Sopravvissuto in modo miracoloso all’incidente che nel 2001 a Lausitzring ha segnato lo spartiacque della sua vita e della sua carriera, Alex ricorda, come riportato nel libro: “Il medico mi diceva che rappresentavo la più grande contraddizione della sua vita di scienziato perché, da un lato, ero la negazione di tutto quello che aveva studiato (io dovevo essere morto) e dall’altra ero la sua più grande gioia e successo”. Alex è la dimostrazione che quello che ti capita nella vita, per quanto sia drammatico, può rappresentare un’opportunità che non dev’essere persa: “Se potessi cambiare solo l’esito di quel giorno, non lo farei. Non credo che accetterei il rischio di essere molto più infelice di quanto felice sia oggi. Col senno di poi, anni dopo, è evidente che sia diventata la più grande opportunità della mia vita”.

Gli incontri fortunati

La storia di Alex è costellata di tanti incontri fortunati come impariamo dalle pagine del libro di Arrigoni: tante amicizie che lasciano il segno e tanto amore. Innanzitutto l’amore per la moglie Daniela una donna straordinaria che è rimasta sempre al suo fianco scegliendo di condividere con Alex la sua passione per i motori e per lo sport. C’è lei quando vince le maratone in giro per il mondo, quando decide che vuole essere un Ironman, quando partecipa alle Olimpiadi. C’è lei nel 2001 a spiegargli che non potrà più camminare perché ha subito l’amputazione e c’è ancora lei nel giugno scorso a soccorrerlo per prima dopo il terribile incidente in Val D’Orcia.

C’è poi l’amore per il figlio Niccolò, che ha seguito la carriera del padre con entusiasmo e fatto il tifo per lui in ogni occasione. Poi ci sono le amicizie, alcune nate per caso e per curiosità, come quella con Vittorio, campione di Handbike, che Alex incontra in autogrill incuriosito da quella strana bicicletta che portava sul tetto della macchina. Vittorio Podestà ai tempi dell’incontro con Zanardi è l’atleta più promettente fra gli Azzurri dell’handbike ed è proprio grazie a questa amicizia che Alex decide di mettersi alla prova con l’ennesima sfida che diventerà poi la sua più grande passione.

Alex Zanardi in Gara alle Paralimpiadi scaled

“Non voglio essere un simbolo”

Leggendo il libro di Claudio Arrigoni si ripercorreranno momenti della vita di Alex che sembrano incredibili, un uomo che ha vissuto tante vite e tutte al meglio delle proprie possibilità perché mai si è arreso davanti a un ostacolo, mai ha esitato  davanti a una sfida per quanto impossibile potesse sembrare.

Non voglio essere un simbolo, dice, “che la mia storia possa essere di ispirazione per qualcuno mi riempie di orgoglio, e mi ha fatto sempre sentire responsabile. Ma penso che, se succede, è per via della passione. Se devo consigliare una cosa su cui puntare è quella”.

Alex poteva essere un grande campione anche senza ricominciare dopo l’incidente del 2001, poteva “accontentarsi” del doppio oro e argento di Londra, poteva essere straordinario anche senza diventare un Ironman o senza riprovare le Olimpiadi e vincere nuovamente a Rio. Sarebbe stato comunque un grande uomo e un grande sportivo ma ha scelto sempre e con grande umiltà e grande cuore, di guardare all’orizzonte successivo, alla vittoria futura, alla sfida impossibile ed è diventato così fonte di ispirazione per chiunque stia affrontando una difficoltà nella vita: “Quando sarai in crisi sappi che gli altri si sentiranno come te. La differenza, se avrai la forza di tenere duro, è credere di potercela fare”. Ti aspettiamo Alex!