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Sono circa sei milioni gli studenti italiani che, con la chiusura delle scuole a causa del Coronavirus, si sono ritrovati in Dad. Di questi, 300mila secondo i dati del ministero dell’Istruzione soffrono il digital divide e restano tagliati fuori dalla didattica a distanza. Tutti connessi è un progetto messo in piedi per colmare il gap tecnologico delle famiglie. Nato durante lo scorso lockdown da un’iniziativa di alcune associazioni torinesi – SYX, Tékhné, Informatici Senza Frontiere e MuPIN – Museo Piemontese dell’informatica –, prevede la raccolta e il riciclo di device dismessi da privati o aziende. Smartphone, computer o tablet di qualsiasi marca e categoria, purché in buono stato. Gli stessi vengono “‘ricondizionati’, in un’ottica ecologica, che è presente dietro l’idea” spiega in un’intervista al Sole24 ore Francesco Ronchi di Syx.

I computer donati rimessi a nuovo

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I dispositivi sono rimessi a nuovo: si cancellano i dati pregressi e si reinstallano sistemi operativi liberi. Da ultimo si donano agli studenti in dad che ne facciano richiesta. La segnalazione avviene tramite “docenti o operatori di associazioni che facciano da garanti per la raccolta di domande da parte degli studenti”, specifica il sito di Tutti Connessi. A quel punto un team di volontari composto da circa 60 persone si occuperà “della raccolta dei dispositivi e della consegna, accordandosi con le famiglie e nel rispetto della privacy”. La distribuzione avviene secondo criteri di priorità concordati caso per caso. In più “i dispositivi sono messi a disposizione già sanificati secondo i protocolli sanitari Covid per le misure anticontagio” precisa Ronchi.

La campagna di crowdfunding

economia circolare

A oggi il progetto ha raggiunto circa 300 le famiglie, nelle città in cui lo stesso è operativo, Torino, Genova, Bergamo e Roma. Parallelamente è stata aperta una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Rete del dono per chi volesse partecipare ma fosse privo di dispositivi da dismettere e donare. “Chiunque può realizzare una donazione in denaro che sarà utilizzato per l’acquisto di dispositivi tecnologici” prosegue Ronchi. La raccolta fondi, sospesa in un primo momento e poi riattivata con la seconda ondata di contagi, ha l’obiettivo è arrivare a 10mila euro. Finora l’ammontare è di circa 2200 euro.

I grazie di chi riceve le donazioni

Sull’account Facebook di Tutti Connessi i ringraziamenti di chi riceve le donazioni: “Cercavamo un computer, e ne abbiamo trovati venti”. E ancora, pochi giorni fa, il post dell’associazione genitori di un istituto di Torino: “I computer sono stati tutti ricondizionati, dotati di tastiere, mouse, wifi nuovi e di tutto il necessario”. In questo caso i destinatari saranno sette famiglie particolarmente in difficoltà.

Il digital divide è anche culturale

tutti connessi

Il digital divide non è solo tecnologico, ma anche sociale e culturale. “L’emergenza Covid, oltre a mettere in rilievo altre mancanze, ha fatto emergere anche quella degli strumenti per connettersi in dad ma anche per fare ricerca” afferma in un video la docente Monica Bardi del progetto Tutti Connessi. “Non lo sapevamo” ammette, “ma molte famiglie non hanno risorse tecnologiche, e i ragazzi sono privi di questa finestra sul mondo ormai indispensabile”.

Un modello destinato a durare

Il modello di economia circolare su cui si basa Tutti connessi è destinato a durare oltre l’emergenza Covid. Le famiglie numerose o in situazioni di disagio non dispongono di un numero sufficiente di computer e tablet per tutti i bambini in età scolare. E quando presenti, sono spesso troppo datati. Anche in futuro “al di là del momento contingente” si legge sul sito di crowdfunding, “la scuola farà sempre più uso di strumenti digitali e gli studenti avranno sempre più bisogno di dispositivi adatti”. E il digital divide andrà colmato.