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Braccialetti per non vedenti o che raccolgono dati sanitari, ovvero come usare la tecnologia e l’innovazione a scopo sociale. Per questo Francesco Maura, studente del liceo delle Scienze sociali di Ceccano (Frosinone), è stato insignito dal Quirinale del titolo di Alfiere della Repubblica. Il motivo “le sue spiccate qualità digitali, le capacità di progettazione e di realizzazione di strumenti innovativi volti anche a superare divari e problemi sociali”. Poche settimane fa Francesco è diventato anche uno dei giovani ambasciatori digitali italiani.“Io e altri amici abbiamo fondato un team nel 2017”, racconta a StartupItalia. La squadra si chiama engine4you, e da allora studiano progetti innovativi da realizzare con la tecnologia. Per finanziarsi, “partecipiamo a gare, oltre ad avere il supporto della scuola e di alcuni professori”.

Braccialetti per non vedenti e la competizione della Nasa

francesco maura

“Cerchiamo di risolvere attraverso la tecnologia qualsiasi problema che si presenti” chiarisce il neo Alfiere. Sue e del suo team le invenzioni di due tipi di braccialetti. Uno per i non vedenti, i T eyes, che collegati a Google Maps consentono di orientarsi per strada sfruttando l’intelligenza artificiale. “Sono collegati al cellulare e producono vibrazioni in modo da indicare la via a chi li indossa” spiega l’ambasciatore digitale a StartupItalia. Così sono arrivati finalisti a una delle sfide digitali, la Global Junior Challenge del 2019. E poi ci sono gli Harmillar, braccialetti che memorizzano informazioni mediche e storia clinica del paziente, insieme a altri dati sensibili. L’idea “è quello di consentire a chi sta male di chiamare i soccorsi” spiega Francesco, che potranno così disporre di tutte le informazioni necessarie. Il dispositivo è arrivato secondo all’hackathon di Samsung-Italia, “LetsApp, solve for tomorrow“, tra circa 320 team partecipanti. 

In futuro una startup

liceo ceccano

Dopo il successo dei braccialetti, il sogno è quello di fondare una startup. Ancora presto per una squadra formato da giovanissimi, alcuni ancora tra i banchi di scuola, come Francesco, che affronterà quest’anno la maturità. Per ora ci sono solo ore di laboratorio e partecipazioni a gare. Tra queste anche la NasaSpaceAppChallenge, un hackathon organizzato dalla Nasa per far fronte ai problemi della pandemia e trovare soluzioni innovative. Francesco ha partecipato anche a questa, e ha vinto con l’idea di una boa in grado di portare internet nell’oceano.

Non tutto sarà business

Il business in futuro sarà diversificato. Per le invenzioni a carattere sociale come i braccialetti “andremo avanti con prezzi non da mercato, perché non riteniamo giusto guadagnare sui problemi delle persone” continua lui. Diverso sarà per le invenzioni di altra natura, non dedicate al sociale, per cui si punterà alla commercializzazione. È il caso per esempio di un allarme di evacuazione a comando vocale a cui ha lavorato la squadra, pensato per scuole e aziende. E in queste settimane c’è ancora qualcosa di nuovo che bolle in pentola. “Stiamo collaborando con la regione Lazio per un progetto di economia circolare” fa sapere Francesco. Si basa sulle proprietà depurative della canapa, “che sui terreni ha l’effetto di ripulire dall’inquinamento”. Capacità “che saranno sfruttate per la creazione di mascherine dai filtri realizzati con questa pianta”. Dopodiché le mascherine usate “saranno riciclate grazie alla fibra della canapa, che è utilizzabile anche per il cemento”.

Il talento per la tecnologia già da piccolissimo

team armillar

Che Francesco fosse destinato a un futuro nella tecnologia era parso chiaro fin da subito. “Con Luca, ora membro del team, già a cinque anni smontavamo computer per capire cosa ci fosse dentro”. Senza influenze familiari, per lui che ha una mamma rappresentante e un papà vigile del fuoco. Dieci anni dopo sono arrivati i primi riconoscimenti. E adesso il salto sarà verso l’università più prestigiosa – e difficile – del nostro Paese: per il post diploma, “mi sto preparando ai test di accesso per Ingegneria informatica al Sant’Anna”.