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L’idea è semplice, semplicissima. Come lo è ricetta per il successo, della sua startup, dell’ingegnere informatico Federico Di Benedetto: “Abbiamo visto progetti analoghi ottenere ottimi riscontri all’estero e siamo sicuri che lo stesso accadrà in Italia”.

Il riferimento è alla britannica Shareagift o alla francese Leetchi e il settore è quello della raccolta di soldi online. La classica colletta. Squeezol è nata in agosto su iniziativa di Federico, classe 1986; di Davide Costa, giovane sviluppatore con un passato in Silicon Valley; e del programmatore Fabio Fiori e sta crescendo nell’incubatore TreataBit del Politecnico di Torino. Con i 18mila euro ottenuti da un finanziamento della Regione Piemonte è partita un’avventura che prosegue con un’iniezione pre-seed, di cui Federico non vuole svelare l’importo, che sarà sufficiente per arrivare a fine anno. Il sito è già online ma sarà attivo a fine mese. Come funziona? Ci si registra e si crea un evento a cui invitare le persone tramite e-mail o Facebook, “più avanti aggiungeremo anche Whatsapp”, spiega il co-fondatore e Ceo della startup.

unnamed-1Federico Di Benedetto

Gli utenti chiamati a partecipare alla raccolta di soldi per fare un regalo a un amico o acquistare i biglietti per un concerto hanno un determinato lasso di tempo per aderire o meno e mettere mano al conto PayPal. Anche chi ha organizzato la colletta deve essere dotato del sistema di pagamento di eBay. “Usiamo i parallel payments di PayPal: viene subito effettuata la transazione e se l’operazione non va a buon fine i partecipanti vengono rimborsati”, precisa Di Benedetto. La domanda a cui i ragazzi di Squeezol proveranno a rispondere effettivamente esiste: si pensi, ad esempio, a Uber, che ha aggiunto in corsa la possibilità di condividere il conto all’interno dell’applicazione.

La funzione più interessante è quella dedicata ai portali di e-commerce. Oltre a proporsi come piattaforma a se stante, Squeezol mette le sue API a disposizione degli altri siti. Vicino a tradizionali sistemi di pagamento, potrà quindi comparire anche il pulsante della startup con cui ogni utente potrà cominciare a organizzare una transazione collettiva. In questo caso oltre a PayPal si possono sfruttare tutti gli altri circuiti disponibili. In entrambi i casi il modello di business si basa sulle commissioni applicate a quanto raccolto. “Alla colletta tra privati aggiungeremo solo un centesimo simbolico alle commissioni di PayPal; ci serve più che altro per visibilità. Il grosso, l’80%, vogliamo ottenerlo dai rapporti con i partner a cui applicheremo una commissione di circa il 6% più un fisso mensile di 150 euro”, dichiara il Ceo.

Per le startup fin-tech italiane c’è la possibilità fino al 21 maggio di iscriversi al GrandPrix. Qui tutte le informazioni.