Se siete tra i fortunati che trascorreranno questo week-end di metà luglio al mare, prestate attenzione alla sabbia che pigramente accarezzerete durante la lettura di un buon libro o mentre sorseggerete una bibita ghiacciata: assieme ai granelli di sabbia, infatti, si confondono milioni di particelle di plastica. Frammenti tanto piccoli da non essere quasi visibili a occhio nudo. A certificarlo uno condotto dal dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa appena pubblicato su Environmental Science and Technology.

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Microplastica, un inquinamento “elusivo e pervasivo”
Secondo gli studiosi, “la microplastica nelle nostre spiagge è una forma di inquinamento elusivo e pervasivo con cui è sempre più necessario fare i conti”. La ricerca coordinata dal professore Valter Castelvetro ha analizzato campioni di sabbia raccolti nei pressi delle foci dei fumi Arno e Serchio per determinare la quantità e la natura dei frammenti di plastica inferiori ai 2 millimetri. I risultati hanno evidenziato la presenza di notevoli quantità di materiale polimerico parzialmente degradato, fino a 5-10 grammi per metro quadro di spiaggia, derivante per lo più da imballaggi e da oggetti monouso abbandonati in loco, ma in prevalenza portati dal mare.

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Le nostre spiagge? Polvere di rasoi usa e getta e contenitori di CD
E cosa hanno trovato i ricercatori assieme alla sabbia? Frammenti infinitesimali di poliolefine, di cui sono fatti ad esempio gran parte degli imballaggi alimentari, e di polistirene, una plastica rigida ed economica usata anche per i contenitori dei CD o i rasoi usa e getta. Questi residui variamente degradati sono stati ritrovati in quantità diversa a seconda della distanza dal mare, più concentrati nella zona interna e dunale per effetto della progressiva accumulazione rispetto alla linea della battigia.

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Sui nostri litorali 2000 tonnellate di microplastica
“Le nostre ricerche stanno mettendo in evidenza quanto questa forma di contaminazione ambientale possa essere pervasiva e pressoché onnipresente anche nelle zone di intensa frequentazione turistico-balneare – spiega il professore Valter Castelvetro – uno dei principali rischi poi è che le microplastiche agiscano da collettori di sostanze inquinanti anche altamente tossiche come pesticidi e idrocarburi policiclici aromatici”. I ricercatori stimano che la quantità di microplastiche sulle spiagge italiane sia pari a 1.000/2.000 tonnellate.

Dopo aver letto il report dell’Università di Pisa sarà difficile fare un castello di sabbia o una pista per biglie con lo stesso entusiasmo.