Passata l’eccezionale ondata di maltempo che nei giorni scorsi ha colpito la Penisola e che è stata raccontata anche qui sulle pagine virtuali di Impact, è arrivato il momento della conta dei danni. Soprattutto nel Nord Est, nelle valli del Trentino, del Veneto e del Friuli, occorre agire in fretta. Si teme infatti che il legno, marcendo, favorisca il pullulare di insetti parassiti che potrebbero intaccare anche gli alberi rimasti in piedi. Perciò si deve anzitutto mappare le zone colpite per comprendere gli interventi da porre in atto. Le Regioni intendono sfruttare tutta l’alta tecnologia a disposizione: droni e persino satelliti.

Satelliti e droni per intervenire con urgenza
Il pericolo in atto, come racconta Antonio Brunori, segretario generale di PEFC Italia, è che “se non si provvederà rapidamente all’esbosco del legname, la grande quantità di biomassa legnosa provocherà il pullulare del bostrico tipografo (nome scientifico Ips typographus), un piccolo coleottero di mezzo centimetro che colpisce in particolare gli abeti rossi e già considerato il flagello delle foreste europee”.
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Per questo l’assessore regionale all’agricoltura veneta Giuseppe Pan ha già annunciato che per la mappatura delle zone colpite saranno utilizzati i droni ma anche i satelliti, con una stretta collaborazione tra gli Atenei del Nord Est e Avepa, l’Agenzia veneta per i pagamenti in agricoltura.

La Fima contro Salvini
Nel frattempo, contro le parole del vicepremier della Lega, Matteo Salvini, che aveva incolpato per quanto accaduto gli “ambientalisti da salotto”, si schiera la Federazione Italiana dei Media Ambientali (Fima), l’associazione che raccoglie in giornalisti e i comunicatori che si occupano di ambiente e sostenibilità, per mezzo del suo presidente Roberto Giovannini: “La strage di questi giorni di maltempo è figlia del dissesto idrogeologico, della mancata manutenzione del territorio, dei cambiamenti climatici, dell’abusivismo edilizio. Altro che dell’ambientalismo da salotto, di cui ha parlato il vicepremier Matteo Salvini”.
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Fonte: VV FF
“È vero l’esatto opposto – prosegue Giovannini – La colpa è dell’anti-ambientalismo militante che da sempre si è disinteressato di mettere in sicurezza il territorio, ha minimizzato i cambiamenti climatici, e ha varato ripetuti condoni. Un virus perverso che infetta questo governo, viste le sanatorie in arrivo per Ischia e le zone terremotate dell’Italia centrale”.

La Fima ricorda inoltre che, dal secondo dopoguerra al 2012, secondo calcoli di Legambiente, sono 61,5 i miliardi di euro spesi soltanto per fronteggiare i danni provocati dagli eventi estremi nel territorio italiano. E che l’Italia è tra i primi Paesi al mondo per risarcimenti e riparazioni di danni da eventi di dissesto, con circa 3,5 miliardi di spesa l’anno. “Quanti morti e quante tragedie – è la conclusione del Presidente di Fima – dovranno ancor accadere prima che si comprenda che la vera e unica opera pubblica che è necessaria al Paese è la messa in sicurezza dei territori?”.

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“Regaliamo al Papa uno Spelacchio abbattuto dal maltempo”
Caso vuole che quest’anno tocchi proprio a una delle regioni maggiormente interessate dal maltempo, il Friuli Venezia Giulia, l’allestimento dell’albero di Natale di Piazza San Pietro. L’abete arriverà da Pordenone e, secondo quanto si apprende, l’albero predestinato è ancora in piedi e vitale. Andrea Maroè, presidente della onlus Giant Trees Foundation, consulente per il Ministro delle politiche agricole alimentari forestali e turistiche per la stesura delle linee guida per la tutela degli alberi monumentali, al Messaggero ha però dichiarato: «Vorremmo regalare al Papa non il solito tradizionale albero di Natale, ma uno di quelli strappati dalla terra dall’ondata di maltempo che si è abbattuta sulla nostra regione, così da dare il buon esempio».

Per l’agronomo, regalare uno “Spelacchio” (l’albero scelto dall’amministrazione capitolina per il Natale 2017, al centro di polemiche e irriverenze) al Vaticano potrebbe permettere di «Trasformare un disastro in un’occasione per la Regione. Per almeno 10mila di questi abeti rossi – illustra Maroè – si possono recuperare le punte per farne alberi di Natale anziché lasciarli in bosco a marcire o destinarli alla produzione di legna da ardere o pellet».