Utilizza la blockchain per raccogliere fondi in bitcoin indirizzati a ONG e ad associazioni di beneficenza in aiuto di coloro che sono stati colpiti da calamità naturali. Helperbit è la startup nata da 6 italiani rimasti profondamente colpiti ed amareggiati dallo scandalo sulle donazioni mai recapitate ai terremotati dell’Aquila. “Immettendo i fondi raccolti all’interno della blockchain se ne garantisce la trasparenza e si riesce a monitorarne ogni passaggio. Inoltre, non si deve rispondere ad alcun intermediario e si decentralizza il flusso finanziario”, afferma a StartupItalia! Davide Menegaldo, uno dei founder. L’idea gli è valsa il riconoscimento come migliore startup fintech europea allo Startup Europe Awards

Bitcoin per aiutare il prossimo
Guido Baroncini Turrichia, Davide Gessa, Vincenzo Agui, Roberto Tudini e Menegaldo provengono dal mondo del bitcoin. “Ci siamo conosciuti ad alcuni meetup in giro per l’Italia, anche se abbiamo dato vita ad Helperbit da remoto. Ognuno ha lavorato, e lavora, da casa propria, dato che proveniamo da città sparse per tutta la penisola”, ci racconta Menegaldo. I founder di Helperbit sono, infatti, di Roma, Cagliari e Torino. “L’unico momento in cui ci siamo incontrati fisicamente è stato a Barcellona, quando siamo stati selezionati, nel 2016, per partecipare ad un percorso di accelerazione – continua il founder – La nostra idea nasce dalla volontà di garantire trasparenza ai cospicui fondi che gli italiani donano in casi di calamità naturali”. Alla nascita della migliore startup fintech europea ha contribuito anche In-TIME s.r.l., lo spin-off dell’università Tor Vergata di Roma che si occupa della tecnologia GIS applicata a disastri in natura.

Come si può donare su Helperbit?
“Non è necessario essere già possessori di bitcoin o essere presenti nella blockchain. Chiunque può destinare una somma alle associazioni che hanno accettato il nostro invito. 17 finora”, spiega Menegaldo. Se per donare non c’è bisogno di alcuna verifica, per ricevere la donazione sì. Nel caso in cui il destinatario sia un’organizzazione, si deve registrare su Helperbit (https://app.helperbit.com/it/) ed avviare un’analisi relativa alla conformità dell’ente alla policy della piattaforma. Saranno anche verificate l’identità di chi amministra i fondi raccolti e le informazioni legate al soggetto giuridico. Se, invece, il percipiente è un singolo colpito da calamità naturale, allora, senza obbligo, può verificare la propria posizione (tramite gps, con l’invio di una utenza domestica o un redeem di un one time code spedito a casa) e l’identità stessa (scannerizzando un documento e anche fornendo propri profili social). I donatori, chiaramente, versano la somma a coloro che risultano attendibili. Pertanto, il probabile destinatario più informazioni fornisce e più possibilità ha di ricevere i fondi. Questo metodo tutela anche i donatori dalle truffe. La donazione può avvenire anche in altri 24 tipi di criptovaluta, o direttamente dalla propria carta di credito/debito/prepagata, senza alcuna commissione. “Ci occupiamo noi, successivamente, di convertire il tutto in bitcoin”, spiega Menegaldo. Finora Helperbit ha raccolto 340 donazioni, per una somma di 26 bitcoin (circa 100.000 euro). Ma come mai i founder hanno adottato proprio questo metodo? “Per adesso, ci sembra il sistema più solido e sicuro”, ha risposto, deciso, Davide.

Case history di successo
La loro campagna migliore, finora, è stata quella di lancio, con Legambiente. “Era il 2016 e riuscimmo a raccogliere ben 40.000 euro in bitcoin, che abbiamo redistribuito alle persone colpite dal terremoto nel centro Italia. Questi, hanno convertito la criptovaluta in moneta e sono riusciti a ricomprare l’attrezzatura per lavorare, inutilizzabile o insistente a causa del terremoto”, racconta il founder.
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Altro caso di successo è quello della “Casa di sabbia“: una onlus valdostana nata da genitori con figli disabili che aiutano, a loro volta, famiglie in difficoltà per gli stessi motivi. “L’associazione offre una vacanza ai parenti di persone diversamente abili per dar loro modo di svagarsi e staccare la testa dagli ostacoli quotidiani”, riferisce Menegaldo. Grazie ad Helperbit, “La casa di sabbia” ha ricevuto più di 2.800 euro di donazioni.

“Vogliamo crescere tanto, avvicinare le ONG e le persone al tema della beneficenza e della solidarietà, motivo di vanto italiano nel mondo. Per adesso, il nostro bacino di utenza è, prevalentemente, connazionale, ma non escludiamo di, anzi, vorremmo, espanderci oltre frontiera”, confessa il founder.