<div class="at-above-post addthis_tool" data-url="https://impact.startupitalia.eu/2019/07/18/luna-conquista-rifiuti"></div><p>In questi giorni ricorre il <strong>cinquantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna</strong>. Tutti noi, una volta tanto, ci prendiamo una pausa dalla nostra routine terrestre quotidiana per volgere lo sguardo al cielo e porci mille e più interrogativi filosofici ed esistenziali. Il Moon Day potrebbe essere allora l&#8217;occasione perfetta per ricordare anche qual è stata &#8220;l&#8217;altra faccia&#8221;, quella rimasta in ombra, della conquista spaziale: abbiamo <strong>&#8220;riempito&#8221; lo spazio di rifiuti</strong>. Almeno quello attorno al nostro pianeta.</p>
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<h2>Quanti satelliti orbitano attorno alla Terra?</h2>
<p>Bella domanda. Perché dai tempi dello <strong>Sputnik I</strong>, in cui la conquista dello spazio era esclusivo appannaggio degli Stati, oggi la situazione è cambiata parecchio. Sono soprattutto i privati a mandare in orbita oggetti. In genere satelliti, essenziali per le telecomunicazioni.</p>
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<p>Qualche anno fa <strong>Richie Carmichael</strong>, software developer di Esri, azienda che sviluppa sistemi di geolocalizzazione, ha avviato un <a href="https://maps.esri.com/rc/sat/index.html" target="_blank" rel="noopener">progetto curioso che mappa</a> più o meno in tempo reale i satelliti tra la Terra e la Luna. Quelli tenuti d&#8217;occhio sono <strong>circa 15mila. Oltre l&#8217;80% ha smesso di funzionare da tempo</strong>, ma essendo troppo complesso &#8211; e costoso &#8211; riportarli giù sono rimasti lassù, a schizzare sulle nostre teste a<strong> oltre 28.000 Km l’ora</strong>.</p>
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<h2>Cosa sono i space debris?</h2>
<p>Ma nello spazio c&#8217;è ben più di qualche satellite. In gergo sono chiamati &#8220;<strong>space debris</strong>&#8221; e, come la spazzatura terrestre, ricomprendono una categoria assai ampia: pezzi di moduli, rottami di satelliti in disuso, ciò che resta di sonde e robottini e persino oggetti lasciati dagli astronauti durante le missioni spaziali.</p>
<h3 style="text-align: center;">Leggi anche: <a href="https://impact.startupitalia.eu/2018/10/14/soyuz-quanta-spazzatura-spazio/">Dopo la Soyuz. Quanta spazzatura resta nello spazio?</a></h3>
<p>I più pericolosi sono gli space debris più piccoli, persi nello spazio a seguito di impatti tra satelliti, perché diventano <strong>veri e propri proiettili</strong>, capaci di forare tanto le tute degli astronauti durante i già delicati momenti di riparazione dei mezzi su cui viaggiano o stazionano (pensiamo alla Stazione Spaziale Internazionale) ma persino la &#8220;carlinga&#8221; delle stesse astronavi. Un pulviscolo altamente mortale.</p>
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<p>L&#8217;ultimo censimento parla di <strong>oltre 30mila space debris da 30 centimetri</strong> e di circa e <strong>un milione di dimensioni inferiori</strong>. La NASA studia il fenomeno, le sue evoluzioni ed eventuali modi di intervento per arginarlo con l&#8217;<a href="https://orbitaldebris.jsc.nasa.gov/" target="_blank" rel="noopener">Orbital Debris Program Office</a>.</p>
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<p>Le soluzioni pensate per <strong>raccogliere i rottami spaziali</strong> (che un giorno &#8211; come <a href="https://www.youtube.com/watch?v=zT7typHkpVg" target="_blank" rel="noopener">ricorda l&#8217;Agenzia Spaziale Europea</a> &#8211; potrebbero anche tornare sulla Terra e rendersi doppiamente pericolosi sia per l&#8217;impatto con il nostro pianeta sia per la dispersione di materiali particolarmente velenosi), non mancano, ma <strong>faticano a essere finanziate</strong>. Perché lo spazio, nell&#8217;attesa che venga conquistato, viene ritenuto &#8220;di nessuno&#8221;.</p>
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Moon Day, lo spazio non è la nostra discarica

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