«Anche ieri notte, quando sono andato a dormire, ho sentito un forte odore di gasolio». Preoccupato sì, ma non rassegnato, don Palmiro Prisutto è un parroco di Augusta. Lotta da decenni contro il petrolchimico che soffoca il comune del Siracusano, dove terre avvelenate e aria irrespirabile fanno ammalare e, spesso, uccidono. Insieme a Siracusa, Melilli e Priolo, questo è il quarto vertice urbano del “quadrilatero della morte”, come l’hanno ribattezzato i comitati. «Mi piacerebbe vedere Papa Francesco in queste terre. E sarebbe opportuno venisse anche il ministro dell’Ambiente. Qui ad Augusta non c’è una famiglia che non sia stata toccata dall’emergenza. Nella mia sono l’unico a cui non è stato ancora diagnosticato il cancro». Questa parte della Sicilia ospita diversi impianti del settore petrolchimico che, se da una parte garantiscono lavoro a migliaia di famiglie, dall’altra hanno generato una situazione ambientale drammatica.

A pochi chilometri da Augusta c’è Prioli, uno degli oltre 40 Siti di interesse nazionale (Sin) riconosciuti dall’Ispra , l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, per quantità e qualità di agenti inquinanti presenti. A fine anni ’90 l‘ente governativo, che dipende dal Ministero dell’Ambiente, ha inserito questo comune nell’anagrafe dei siti da bonificare. «Lo dissi subito quando negli anni ’80 ci fu una riunione della Protezione civile – ricorda don Prisutto – l’emergenza subdola di queste terre è il cancro».
