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Ridurre il tempo di attesa alla cassa. È questa l’ossessione del momento dei negozianti fisici. La catena di caffetterie Startbucks è forse l’esempio più eclatante dei continui escamotage, tecnologici e non, con cui far scorrere più velocemente il flusso di clienti paganti: dal prendere le ordinazioni mentre il cliente è in coda agli accordi con Square di Jack Dorsey passando per la nota pratica di scrivere il nome sul bicchiere. Andrea Visconti, co-fondatore e Ceo di Sinba, cita anche il caso di Auchan, che “ha cambiato tutte le stampanti degli scontrini per guadagnare 0,3 secondi su ogni emissione”. Una domanda crescente, quella dell’abbattimento dei tempi d’attesa, a cui Visconti, classe ’87, sta provando a rispondere con la sua giovane società.

Fondata nel dicembre del 2013 e fra le partecipanti al GrandPrix per le startup fin-tech, Sinba permette di effettuare pagamenti tramite un’applicazione per smartphone mentre si è all’interno del punto vendita. Il funzionamento è semplice: il cliente entra nel negozio e si geolocalizza. Se il punto vendita è dotato di una colonna Beacon (qui abbiamo spiegato di cosa si tratta) il riconoscimento dell’ingresso avviene automaticamente. Una volta individuato il prodotto o i prodotti che vuole acquistare inquadra il codice a barre posto sugli stessi con la fotocamera, che si è aperta automaticamente nel momento del check-in. Conclusa la selezione, inseriti i prodotti scelti nel carrello (dell’app) e confermata l’intenzione di acquistarli con la digitazione del Pin è Sinba che si occupa di completare il pagamento dialogando con il conto corrente del negozio, che ha riconosciuto appena l’utente ha varcato la soglia. A questo punto non resta che recarsi all’apposita cassa dotata di un lettore ottico per ottenere lo scontrino, automaticamente e senza bisogno di alcun intervento del personale, e confermare la transazione avvenuta. “Non è necessario che lo scontrino sia cartaceo, ma per ora abbiamo preferito mantenerlo tale per non abbattere troppe barriere”, spiega Visconti. L’app sceglie il sistema di pagamento precedentemente selezionato come preferito. Quelli accettati sono carta di credito, bancomat (nel caso in cui siano abilitati agli acquisti online) e bonifico bancario. In quest’ultimo caso Sinba si collega all’applicazione della banca per attivare il bonifico e garantisce con il sistema Mybank che non possa essere revocato una volta che il cliente è uscito dal negozio. Paypal non è ancora supportato. L’applicazione è disponibile per iOs ma non ancora presente sullo store.

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Più avanti verranno realizzate le versioni per Android e Windows Phone. Visconti e il suo socio Alessandro Bava, ingegnere nucleare 25enne, stanno mettendo a punto la soluzione nell’incubatore I3P del Politecnico di Torino. L’intenzione è quella di essere presenti sul mercato in tempo per gli acquisti natalizi. Partiti con un finanziamento da 15mila euro, i due hanno già attirato l’attenzione di tre player internazionali, uno dei quali è vicinissimo alla firma.

imageAndrea Visconti e Alessandro Bava, co-fondatori di Sinba. 

Altro punto di svolta sarà la stretta di mano con un fondo piemontese che potrebbe portare nelle casse della startup fra i 50mila e i 100mila euro, cifra necessaria per iniziare i test nei primi punti vendita. All’ipotesi, sempre più concreta (scopri qui a che punto siamo), che Apple entri a breve nel settore dei pagamenti mobili e al rischio di totale cannibalizzazione delle soluzioni già presenti Visconti risponde con tranquillità e ottimismo: “Non sono preoccupato. Al contrario, se riusciranno a diffondere l’idea che pagare con lo smartphone è comodo e utile daranno una mano a tutti”.