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Era il 21 febbraio 2020 quando in Italia si diffuse la notizia del “paziente zero”. Tra pochi giorni saranno due anni esatti. Ventiquattro mesi in cui le nostre vite sono cambiate profondamente, ad ogni età e in ogni ambito: famiglia, scuola, lavoro, tempo libero, amicizie. Ad oggi in Italia si contano quasi 9 milioni di casi di Covid-19 e oltre 140mila vittime. 

Nellanno più duro delle restrizioni sanitarie e del lockdown la crisi del coronavirus è costata 1,2 milioni di posti di lavoro persi, recuperati solo in parte. La depressione e i disturbi d’ansia sono aumentati di oltre il 25%. Leffetto della pandemia è stato più evidente tra donne e giovani e nelle zone colpite più duramente. 

Le ferite lasciate dalla pandemia

Ognuno di noi porta dentro di sé ferite più o meno profonde, con cui dovrà fare i conti anche fra molti anni, come sottolinea anche Vincenzo Galasso, docente e scrittore, in questa intervista a Startupitalia.eu. Ferite che non è sempre facile far rimarginare, soprattutto se non si ha l’occasione di condividere i propri pensieri ed emozioni con altre persone.

È nata così a Bergamo l’idea di offrire dei percorsi di gruppo gratuiti aperti ai cittadini per superare quello che abbiamo vissuto e guardare al futuro. Un’idea dell’associazione “Abitare le età”, in collaborazione e con il patrocinio del Comune, nata nell’estate 2020, a pochi mesi dall’inizio della pandemia, che in questa zona è esplosa con particolare violenza. 

Guidati da due psicologhe, gli incontri sono dedicati alla condivisione di racconti, emozioni e paure, per superare lisolamento e la distanza interpersonale. Una rielaborazione individuale e collettiva dellevento pandemico e di quanto questo abbia rappresentato per ciascuno di noi.

Il valore della territorialità

I gruppi sono costituiti da 8-10 persone, che si incontrano per tre volte”, racconta a Startupitalia Angiola Minotti, coordinatrice dellAssociazione Abitare le Età, alla vigilia della quarta edizione. Persone che generalmente non si conoscono, anche se magari abitano a breve distanza: “Vogliamo creare rapporti di vicinanza che possano facilmente auto-mantenersi nel tempo. Nonostante le differenze di età e di esperienze, costruiscono una buona intimità e una solida alleanza di lavoro, condividendo emozioni, preoccupazioni e speranze”. 

Privilegiamo il valore della territorialità, persuasi che lesperienza di gruppo effettuata in un determinato territorio o quartiere possa avere una ricaduta sulla collettività locale ancor più significativa” , prosegue Minotti. “Vogliamo valorizzare una socialità che si riapre e che esce finalmente di casa dopo tanti mesi di isolamento”.

All’inizio dell’incontro le psicologhe forniscono qualche spunto di riflessione, poi i partecipanti sono liberi di esprimersi: C’è chi resta in silenzio e chi si apre di più. Si esternano gioie e dolori, si scambiano consigli, ci si accorge che non si è soli. In generale è il gruppo stesso che si autogestisce, anche se rimane sempre l’accompagnamento psicologico da parte delle professioniste presenti. Finora abbiamo accolto soprattutto persone di una certa età, ma ci stiamo organizzando anche per coinvolgere i giovani, in collaborazione con alcune aziende del territorio, che si sono dimostrare interessate all’organizzazione di percorsi di accompagnamento per i dipendenti”. 

Un servizio di ascolto per la cittadinanza 

Ognuno di noi ha vissuto periodi di isolamento, preoccupazioni, limitazioni. Qualcuno ha dovuto affrontare traumi e lutti. Tutti abbiamo il desiderio di tornare alla normalità”, commenta Marcella Messina, Assessora alle Politiche sociali del Comune di Bergamo. “Per affrontare tutto questo, e imparare a guardare al futuro con fiducia, assume unimportanza strategica la funzione del gruppo e dellascolto partecipato, come luogo e momento privilegiato di trasformazione e rielaborazione. Al progetto di Abitare le Età partecipiamo mettendo in campo il call center di BergamoAiuta, che fornisce informazioni e raccoglie adesioni, confermandosi ancora una volta un punto di riferimento prezioso per i cittadini”.

BergamoAiuta (035.0099675) è un servizio nato nel febbraio 2020, con lo scoppio della pandemia, come strumento di contatto immediato offerto alla cittadinanza che necessitava di diverse tipologie di supporto, dalle informazioni sugli aspetti sanitari al sostegno psicologico o socio-economico. Da quel momento il numero non si è mai spento. Oggi, con oltre 10mila chiamate ricevute, rappresenta un numero di prossimità e riferimento per i cittadini su diversi servizi: consegna farmaci, spesa, mascherine; erogazione del buono taxi gratuito per gli spostamenti di natura sanitaria; progetto alfabetizzazione digitale over 60; progetto Portami un libro” legato al Sistema Bibliotecario Urbano; progetto Storie al telefono”, realizzato con una compagnia teatrale di Bergamo; commissioni per persone in difficoltà, in isolamento o in quarantena; accoglienza e orientamento ai Servizi sociali.

Foto in alto: Pexels – Shvets production