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Giocare imparando e supportando i compagni di classe ipovedenti o affetti da cecità totale: lo scorso 21 febbraio, proprio in concomitanza della Giornata Nazionale del Braille, lUnione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Macerata ha promosso laboratori di scrittura Braille presso la scuola primaria Fratelli Cervi” per raccontare ai bambini un nuovo modo di scrivere e vedere il mondo e per farli avvicinare sempre di più alla realtà dei compagni affetti da problematiche visive. 

Infatti il Braille, codice di lettura e scrittura più utilizzato dai ciechi basato su sei punti in rilievo, è anche lo strumento che hanno i compagni di classe non vedenti per leggere, studiare e raccontare il mondo insieme a loro.

Ed è proprio per questo che il progetto promosso dallUici di Macerata ha un valore così importante, perché nasce per sensibilizzare e per far capire ai bambini, e non solo, che linclusività sarà la chiave di lettura per vivere in una società in cui tutti possano avere le stesse opportunità e occasioni di vita crescendo giorno dopo giorno insieme, anche con le proprie diversità.

Ogni anno, il 21 febbraio, lUnione Italiana Ciechi e Ipovedenti supporta la giornata nazionale del Braille con iniziative e questanno, causa pandemia, non avevamo ancora organizzato nulla. Mi è venuto in mente che allinterno della scuola Fratelli Cervi, abbiamo una collaboratrice e insegnante di sostegno molto vicina alla nostra associazione e che ha seguito, in quanto insegnante, diversi bambini ciechi. Le ho proposto due poesie sullinclusione, una di Bruno Tognolini e unaltra di Gianni Rodari e ho pensato potessero essere uno strumento ottimo per celebrare questa giornata – racconta a StartupItalia Bruna Giampieri, presidente dellUnione Italiana Ciechi e degli Ipovedenti di Macerata  -. Così ho creato dei cartoncini con le frasi di queste poesie da portare in classe ai bambini e lei ha iniziato a proporre questa tipologia di attività alla sua classe. Questa idea è piaciuta tantissimo e i bambini hanno iniziato a riscrivere in codice Braille tutte le frasi delle poesie. Alla fine del laboratorio, hanno unito tutte le frasi della poesia, cartoncino dopo cartoncino. Estato un momento di inclusione vera ed è piaciuto così tanto sia agli insegnanti che ai bambini che è stato proposto e realizzato in sei classi diverse della scuola. Doveva essere un laboratorio solo per la classe della nostra collaboratrice e, invece, è stato riproposto in due terze, due quarte e due quinte”.

Le due poesie proposte ai bambini per una giornata così importante sono state “La filastrocca dei diversi” di Bruno Tognolini e “Lettera ai bambini” di Gianni Rodari. Due strumenti, queste poesie, potenti e in grado di toccare la sensibilità di tutti, dai più grandi ai più piccini.

Questo messaggio di inclusione è arrivato a 150 famiglie perché i bambini, tornando a casa, hanno raccontato ciò che hanno fatto e vissuto a scuola. Queste sono le piccole cose che contano – racconta a StartupItalia Bruna Giampieri -. Nella mia esperienza come presidente, non ho mai prediletto grandi progetti e ho sempre preferito le piccole cose, quelle grazie alle quali vai a toccare davvero la sensibilità delle persone”.

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Sensibilizzare la comunità per diffondere un nuovo modo di scrivere: il futuro di questo laboratorio

La sfera della scuola e dei bambini è uno degli aspetti a cui tengo di più in quanto presidente. Non sappiamo ancora cosa faremo nei prossimi mesi in termini di attività e progetti, ma sono pronta a promuovere tutto ciò che può servire ai bambini e ai futuri uomini, partendo dai laboratori di scrittura in braille. Noi abbiamo bambini ciechi assoluti, ma anche tantissimi bambini con ipovisione o cecità assoluta unita ad altre patologie: adesso lavoriamo molto nel mondo della scuola con la dott.ssa Storani sul tema dell’’ipovisione – racconta ancora a StartupItalia Bruna Giampieri -. Per assurdo, i bambini ciechi assoluti hanno le stesse metodologie di scrittura, mentre i bambini ipovedenti hanno metodologie diverse perché ognuno di loro ha una propria ipovisione: un bambino può avere pochi decimi e fare fatica a mettere a fuoco, un altro bambino può avere, invece, un campo visivo ristretto. La difficoltà è più sullipovisione che sulla cecità assoluta e quando ci propongono progetti cerchiamo sempre di divulgare quelle che sono le reali problematiche e quelle che sono le attività che anche il bambino ipovedente o cieco riesce a fare”.

Per diffondere il tema dellinclusione e per supportare le diversità di tutti gli studenti, i laboratori di scrittura braille potrebbero essere un valido alleato in ambito scolastico per far conoscere a tutti limportanza di questa scrittura. E lobiettivo dellUici di Macerata è continuare a parlare alla comunità, ai bambini e alle istituzioni scolastiche per portare avanti un progetto importante e di inclusione totale.

Anche se ora le tecnologie sono tante, il Braille è la penna, lo strumento per scrivere. Far conoscere il braille è fondamentale, impararlo è semplice: basta imparare la tecnica. Mi piacerebbe vedere persone che quando sono in giro e magari vedono una scritta su un ascensore o su un farmaco, riescano a riconoscere la scrittura Braille. Dovrebbe diventare qualcosa di normale – conclude Bruna Giampieri -. Ad esempio, nella classe di una bambina non vedente della nostra associazione hanno fatto tante volte laboratori di braille perché alla fine è una crescita, per lei e anche per tutti gli altri bambini. Nelle classi dove ci sono ragazzi con queste problematiche, le maestre potrebbero aiutare i bambini a sviluppare di più anche gli altri sensi. Si dovrebbe fare di base in tutte le scuole, perché, se uno impara a rendere importanti quanto la vista anche gli altri quattro sensi, diventa una vera crescita personale. Noi non vedenti non dobbiamo essere visti come persone straordinarie e nemmeno come persone isolate. Linclusione vera, quella giusta, è quando nessuno si meraviglia di come sei”.