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Bitcoin per come lo conosciamo potrebbe essere vicino, se non al capolinea, a una profonda mutazione. Il New York Department of Financial Services ha pubblicato la prima bozza del regolamento per la circolazione delle criptovalute. Per i prossimi 45 giorni raccoglierà commenti e segnalazioni in vista della versione definitiva. E c’è da aspettarsi un acceso dibattito. La proposta (qui il testo completo) interviene a gamba tesa su uno dei principi su cui si fonda Bitcoin: l’anonimato.

Tutte le attività che avranno a che fare le monete matematiche o digitali che dir si voglia dovranno tenere un registro di nomi e indirizzi dei loro clienti e interfacciarsi costantemente con il dipartimento (Dfs).

 

Jean-Jacques Cabou, un legale che aiuta le aziende e le startup attive nel settore, ha spiegato a Wired.com come “l’onerosità di comunicazioni molto frequenti e molto dettagliate possa creare problemi alle società che stanno compiendo i primi passi”. Le startup, quindi. Per come il regolamento è stato pensato chi si occupa di Bitcoin avrà obblighi maggiori rispetto alle altre realtà sotto la lente di ingrandimento del Dfs, come il registro dei reclami dei clienti degli ultimi 10 anni.

Monitorare dall’Italia l’andamento del testo è importante per due ragioni: prima di tutto perché se gli Stati Uniti decideranno davvero di porsi in questi termini a risentirne sarà l’intero ecosistema, con un’eco che arriverà anche nei nostri confini. In seconda, e non meno importante, battuta perché anche nel nostro paese si sta discutendo di una possibile regolamentazione (ne abbiamo parlato qui), probabilmente più auspicabile a livello comunitario, e l’iniziativa di New York potrebbe diventare un precedente a detta di molti non auspicabile.

 

 

La Bitcoin Foundation Italia non è ancora espressa in merito, ma lo farà nelle prossime ore.