Viaggiatori particolari. Mamme con passeggino, vegani, anziani che non possono salire le scale, possessori di animali. Tutte queste persone, quando viaggiano, hanno esigenze specifiche, e di solito fanno fatica a trovare le informazioni per pianificare al meglio il proprio viaggio. ULife ha pensato a loro. La startup si occupa di mappare i pacchetti turistici di agenzie di viaggio e tour operator per rilevare il livello di accessibilità di strutture ricettive, trasporti e servizi. Queste informazioni vengono fornite direttamente al viaggiatore, che in questo modo riesce a valutare in anticipo se un pacchetto è adatto o meno alle proprie esigenze. “Certe persone vengono ghettizzate perché hanno esigenze motorie, alimentari, sensoriali particolari. Non ci piace usare la parola accessibilità perché viene legata alla disabilità, e qui non si tratta di venire incontro solo alle persone disabili, ma a tanti altri bisogni: una mamma con un passeggino ha gli stessi problemi di mobilità di una persona su sedia a rotelle”. Anna Riva, antropologa di 32 anni e due figli, è la co-fondatrice di ULife nonché il motore della startup che mira a darvi tutte le informazioni di cui avete bisogno prima di chiudere la valigia.
Dall’antropologia alla startup. Come è nata l’idea?
La nostra è una startup a forte vocazione sociale: nessuno di noi era un imprenditore. Io e i miei colleghi (Federico Magnone, ingegnere informatico che si occupa si sviluppare i database e Luigi Bandera, responsabile commerciale) proveniamo tutti e tre dal non profit. Eravamo stanchi di vedere un non profit che non cresceva e che non riusciva a creare qualcosa di duraturo e indipendente dal singolo finanziamento. Così abbiamo pensato a una startup che si occupasse di abbattere delle barriere. Siamo partiti dalla mobilità turistica, per aiutare tutte quelle persone che, pur avendo esigenze particolari, hanno diritto a viaggiare come tutti, e soprattutto hanno diritto di avere un’esperienza di viaggio che si adatti ai loro bisogni, e non viceversa. Abbiamo avuto il supporto di Axa e dell’incubatore Impact Hub Milano, e tra poche settimane il portale di ULife verrà ufficialmente aperto. Devo dire che con Axa abbiamo un legame molto forte: continuano a sostenerci, non ci hanno mai abbandonato.
Come funziona ULife?
Abbiamo avviato delle collaborazioni con alcune agenzie turistiche e tour operator: ci occupiamo di mappare, cioè raccogliere informazioni, sui loro pacchetti turistici. Le informazioni che raccogliamo riguardano il livello di accessibilità delle strutture ricettive e di tutti i percorsi inclusi del pacchetto. Non si tratta solo degli hotel, guardiamo a tutti gli elementi che possono interessare chi ha necessità peculiari. Le informazioni che raccogliamo vengono inserite dentro database che poi mettiamo a disposizione delle agenzie e dei loro clienti. Stiamo cercando di creare un protocollo di certificazione per definire i diversi livelli di accessibilità dei vari pacchetti e creare un marchio riconoscibile. Man mano che il database crescerà, ULife potrà arrivare a vendere pacchetti “certificati” fornendo consulenza per quelle strutture o enti interessati a migliorare il loro livello di accessibilità. Abbiamo sviluppato dei canali facilitati di promozione con associazioni non profit: Anteas (associazione per la terza età), Ledha (disabili) e CTS (turismo giovanile).
Siete i soli a farlo?
Sì. Ci contraddistinguono due aspetti rispetto alle altre realtà del nostro settore: in primo luogo il fatto che noi non mappiamo solo l’hotel, ma tutto il percorso. E poi la possibilità per i viaggiatori di acquistare i pacchetti verificati online.
Da cosa deriva il nome ULife?
Il termine significa Universal Life e deriva dal concetto architettonico di “Universal design” che si riferisce all’architettura senza barriere, accessibile a tutti. Abbiamo voluto declinare questo concetto a tutti gli aspetti della vita, partendo dal settore del turismo. In futuro potremmo applicare lo stesso modello anche ad altri settori, come ad esempio lo sport.