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Il digitale fa parte delle nostre vite: veniamo continuamente esposti a stimoli che ci fanno stare connessi davanti ad uno schermo e che ci inducono a familiarizzare con i device tecnologici. Questo avvicinamento al digitale, in realtà, è ancora più accentuato nei bambini che, ad oggi, possono essere considerati i primi veri nativi digitali. 

Come possiamo insegnare, quindi, un uso corretto della tecnologia senza che essa sovrasti tutti gli altri linguaggi quotidiani? Questa è una delle domande a cui hanno cercato di rispondere i fondatori del Centro Educazione Digitale, associazione no-profit di Savona che ha come obiettivo aiutare i genitori e gli insegnanti a gestire al meglio l’educazione digitale dei propri bambini. 

“Noi siamo partiti da alcune riflessioni: se l’impatto della tecnologia sugli adulti è così forte, qual è l’impatto sui bambini? Le scuole stanno già avviando dei percorsi per sviluppare competenze digitali anche nei ragazzi, ma soprattutto dalla quinta elementare e prima media perché dal punto di vista statistico, il bambino sotto quell’età raramente è in possesso di uno smartphone personale – racconta a StartupItalia Jacopo Ferro, co-founder CED -. Questo vuol dire che tutti i bambini più piccoli non sono intercettati da una forma di educazione a questi strumenti e, se non li usassero davvero, questo non sarebbe un problema. Invece, è dimostrato che un bambino su due sotto i due anni usa lo smartphone. Questo vuol dire che il fenomeno è molto grande e coinvolge anche i bambini più piccoli”.

Ed è proprio per aiutare questa fascia della popolazione che il Centro Educazione Digitale punta a diffondere attività legate allo sviluppo di un’educazione digitale, fondamentale per la crescita e lo sviluppo dei più piccoli. 

“Quello che abbiamo pensato di fare è sviluppare un percorso per le scuole dell’infanzia e gli asili nido. Con dei bambini così piccoli ovviamente non si può fare una formazione diretta, quindi quelli che sono i primi interlocutori di questo percorso sono proprio gli insegnanti – racconta a StartupItalia Jacopo Ferro, co-founder CED -. I docenti, proprio per lavoro, devono aggiornare regolarmente le proprie competenze sui fenomeni che si stanno sviluppando in maniera veloce e che appartengono ad una generazione diversa con un approccio al digitale completamente diverso. Il fenomeno, infatti, è grande e per noi è importante non demonizzare o esaltare in modo arbitrario il digitale stesso. Noi vogliamo partire a monte dalla descrizione del fenomeno e dalle sue caratteristiche, ovvero i rischi e le opportunità che comporta, soprattutto nella fascia 0-6 anni. Partiamo dall’autoriflessione su noi stessi: se questi strumenti digitali hanno un impatto così grande sulla nostra vita di adulti, quanto influiscono sulla vita dei nostri bambini? Sono tecnologie che uniscono, ma che rischiano anche di distanziare: per questo è fondamentale con bambini così piccoli sapere quali sono le linee guida che possono aiutarci per gestire in maniera ottimale il rapporto che i bambini avranno con questi strumenti. Non dobbiamo vietarli ma c’è bisogno di linee guida per sapere quali siano le cose giuste da fare”.

Educazione al digitale: portare a scuola l’importanza della tecnologia

Generare consapevolezza nelle famiglie e negli insegnanti: il progetto no-profit punta a far capire che i nativi digitali hanno diritto ad un’educazione al digitale che permetta loro di sviluppare un uso consapevole, critico e creativo delle nuove tecnologie. E, attraverso le varie attività, ha l’obiettivo di far capire a grandi e piccini che il digitale deve essere considerato come una risorsa didattica e conoscitiva attiva e non un mero oggetto passivo di desiderio.

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“Il percorso che noi promuoviamo con gli insegnanti e le scuole comporta in primis una fase di ascolto che consiste nell’acquisizione dei dati sulla comunità scolastica andando a dimensionare il fenomeno all’interno della comunità di famiglie che frequentano queste scuole. Questo avviene attraverso un questionario in forma digitale dove si chiede ai genitori di rispondere a delle domande relative al loro uso come adulti di questi strumenti, all’uso che ne fanno i bambini e in quali contesti, modalità e con quali scopi. In questa maniera, con i percorsi svolti lo scorso anno, abbiamo raccolto 400 risposte che ci hanno permesso di andare a delineare un profilo di queste comunità e i dati che sono emersi sono molto coerenti con quelli fatti anche con altre ricerche – racconta a StartupItalia Jacopo Ferro, co-founder CED -. Noi abbiamo avviato questi percorsi nei territori di Savona e Finale Ligure e, anche nella nostra comunità, abbiamo visto che un bambino su due sotto i 2  anni ha utilizzato uno smartphone. Allo stesso tempo, un genitore su due sente l’esigenza di maggiore coinvolgimento e preparazione rispetto al fenomeno della digitalizzazione. Questa fase di ascolto è seguita da una fase di sviluppo delle competenze, in cui andiamo a condividere con il corpo docenti quelle che sono le caratteristiche quantitative e qualitative del fenomeno e come varia durante la crescita dei bambini. Quello che segue è poi lo sviluppo di competenze pedagogiche per la gestione del rapporto tra i bambini e la tecnologia. Andiamo ad individuare strumenti digitali e modelli di laboratorio che l’insegnante può portare in classe e fare con i bambini. Il digitale può davvero portare all’esplosione della creatività e il nostro obiettivo è minimizzare i rischi e massimizzare le opportunità”. 

Supportare le famiglie nell’educazione digitale: come aiutare i bambini a gestire la tecnologia durante l’estate

“Il digitale è un linguaggio che deve essere sviluppato dal bambino in maniera armonica insieme agli altri linguaggi come quello verbale o quello della danza, della musica, del disegno o della manualità. L’obiettivo dell’educazione è proprio questo: aiutare il bambino a sviluppare i linguaggi in maniera armonica. Il digitale per come è disegnato è fatto in maniera tale che risulti essere preponderante rispetto agli altri linguaggi e non solo nei bambini ma anche negli adulti – racconta a StartupItalia Jacopo Ferro, co-founder CED -.   La maggior parte delle applicazioni che utilizziamo vuole trarre profitto ed è fatta per massimizzare il tempo dell’individuo davanti allo schermo. E il profitto è direttamente correlato a quanto stiamo davanti allo schermo. Pensiamo ad un bambino: se si da uno smartphone un bambino piccolo per guardare video, sarà affascinato dai colori e dalle immagini e, se non sarà accompagnato, non avrà alcun modo per districarsi e continuerà a guardare”. 

E la problematica dell’utilizzo di device e strumenti digitali sembrerebbe accentuata in questo periodo, con la fine delle scuole e l’inizio di nuove giornate estive in cui spesso è difficile intrattenere i ragazzi e i bambini più piccoli. Ma come possono i genitori riuscire a trovare un’armonia quotidiana nella gestione degli strumenti digitali?

“La sfida è sicuramente grande perché come genitori ci troviamo sempre più soli a gestire i bambini. La tv, o comunque lo schermo, diventano strumenti molto semplici e utili per far passare il tempo al bambino senza dover stressarsi troppo. Come adulti non possiamo sempre stare con un bambino in maniera semplice, soprattutto se lavoriamo. Il digitale però deve sempre essere utilizzato con linee guida: in primo luogo l’accompagnamento del bambino. Quando si utilizza uno strumento digitale è necessario stare con il bambino, anche quando guarda un film o delle foto e spiegare quelle cose che non vengono capite – racconta a StartupItalia Jacopo Ferro, co-founder CED -. Anche l’alternanza è fondamentale: bisogna aiutare il bambino ad alternare il digitale con altri stimoli come il gioco, il disegno e altre attività. Infine, è di vitale importanza l’autoregolazione: tenere presente che il telefono o lo schermo non devono essere uno strumento per regolare i capricci di un bambino perché, così facendo, non gli permetti di sviluppare quella competenza interiore di autoregolazione. E’ davvero importantissima e non deve essere delegata ad un device ma deve essere insegnata da un essere umano”.

Rendere semplice l’educazione: ecco gli obiettivi futuri del progetto

Aiutare le famiglie e le scuole a portare le tematiche in classe e nel tempo libero non è l’unico obiettivo del progetto. Infatti, tra le proposte, ci sarà quella di aiutare i genitori concretamente promuovendo attività semplici e chiare per supportarli nella vera sfida quotidiana: educare al meglio i propri figli. 

“Con il nuovo percorso che avvieremo a settembre, vogliamo creare un punto di ritrovo digitale per gli insegnanti per condividere le sfide, le domande dei genitori e i dubbi relativi all’approccio al digitale. Vogliamo che sia un luogo digitale dove condividere esperienze e anche attività a livello di comunità scolastica e di docenti – racconta a StartupItalia Jacopo Ferro, co-founder CED -. Un’altra cosa che vorremmo realizzare è un percorso parallelo rispetto a quello per gli insegnanti proprio per i genitori: lo siamo noi fondatori in primis e stiamo facendo delle video pillole da dare alla scuola e che può veicolare facilmente ai genitori una volta a settimana. E’ quindi un percorso di educazione digitale settimanale, semplice, chiaro e non impegnativo che permette in maniera coerente e costante durante l’anno scolastico di condividere alcune nozioni semplificate che permettano la riflessione e la presa di consapevolezza sulle caratteristiche di questo grande fenomeno”.