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Allungare la vita degli oggetti all’insegna dell’ecologia e del risparmio economico ed energetico. Potremmo riassumere così i Restart Party – i “party della riparazione” – incontri dove si riparano oggetti che altrimenti finirebbero nel cestino della spazzatura. Pensiamo ai piccoli elettrodomestici, agli smartphone o alle tante cose di cui ci liberiamo troppo facilmente, ma che potrebbero essere ancora utilizzate per molto tempo. Spesso infatti hanno piccoli problemi e malfunzionamenti, ma per abitudine e non sapendo come ripararli vengono gettati e cambiati. Con una serie di conseguenze sul piano economico, energetico e ambientale.

Dal Regno Unito all’Italia: una scelta economica ed ecologica

“Il Restart Party è nato da una idea di Ugo Vallauri e di Janet Gunter, di ritorno da un progetto umanitario in Kenia dove seguiva, nello specifico, la parte informatica. Lì ha notato come la popolazione locale non buttasse via niente. Ugo è italiano, vive a Londra e il primo Restart Party è stato organizzato da loro, nella capitale inglese”, racconta a Startupitalia Sergio Almerares, uno dei referenti italiani di questo progetto. “Nel nostro Paese siamo attivi dal 2013: ci sono giovani, adulti, anziani, uomini, donne, tutti accumunati dalla voglia di continuare a utilizzare degli oggetti, per affezione verso di essi e per rispetto alle risorse da cui sono derivati. Sono persone interessate a un’economia circolare e uno sviluppo sostenibile. Hanno una certa sensibilità verso la storia degli oggetti e il benessere delle persone”.

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Divertirsi mentre si cerca di allungare la vita degli oggetti

“Cerchiamo di aggiustare e far funzionare le cose con le competenze che abbiamo. Crediamo che la parola rotto non sia una parola definitiva, non è sinonimo di brutto, da buttare”, spiega  Almerares. “Non facciamo concorrenza ai professionisti e, quando non riusciamo a sistemare le cose, se c’è bisogno di un supporto di un esperto, lo indichiamo. Siamo contenti se in qualche modo riusciamo ad allungare la disponibilità di un oggetto. Pensiamo ai piccoli elettrodomestici, come ferro da stiro, phone, aspirapolvere, radio, registratore, computer. Un Restart Party è divertente e creativo. Si conoscono persone interessanti e si cerca di risolvere problemi intriganti”.

Sensibilizzazione e azione per una legislazione sulla “riparabilità” 

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Foto: Mark Phillips (Restart)

Se da una parte si pensa ad aggiustare gli oggetti, dall’altro c’è un lavoro di sensibilizzazione: si cerca di cambiare un paradigma culturale e far cambiare idea alle persone rispetto alle loro abitudini. Tutto è nato dalla frustrazione nel vedere un modello consumistico, di elettronica ma non solo, basato sull’usa e getta: tra le sue conseguenze sta producendo una montagna di rifiuti elettronici inquinanti,  che ci pongono il problema dello smaltimento. Si tratta di un danno ambientale ancora troppo poco considerato: “Per questo il nostro non è solamente un lavoro di riparazione e di sensibilizzazione culturale. Cerchiamo anche di far cambiare i regolamenti, perché se un telefono è ancora utilizzabile, allora deve essere possibile cambiare la batteria. Lo stesso con un televisore o una lavatrice, quando hanno piccoli problemi. Ci stiamo battendo per la diffusione della “classe di riparabilità”, oltre alla classe energetica, che è già presente sugli elettrodomestici, in modo che anche le aziende facciano attenzione a questa richiesta del mercato. Una richiesta di buonsenso economico e ambientale: non è  banale infatti sapere, quando si acquista qualcosa, non solo quanto consuma, ma se in caso di problemi è possibile aggiustarlo o andrà buttato”, conclude Almerares.