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Secondo un report sulla “Prevenzione e protezione dalla violenza di genere” promosso dall’Unicef, si stima che in Italia almeno il 31,5% delle donne di un’età compresa tra i 16-70 anni abbia subìto violenza di genere nel corso della propria vita. E se pensiamo che, proprio durante la pandemia, la quantità di chiamate ai numeri antiviolenza e stalking 1522 è arrivata al 71,7%, è chiaro che la problematica della violenza di genere sia ancora uno dei tabù più profondi del nostro Paese. 

Il report The Future We Want di Unicef prende in esame la condizione delle donne straniere e migranti nel nostro Paese che affrontano rischi di violenza durante tutto il corso del loro percorso migratorio, arrivando a vivere una vera e propria condizione di violenza di genere anche una volta arrivate in Italia. E la pandemia da Covid-19, che ha colpito tutti così duramente, ha saputo colpire minuziosamente le donne nelle loro vulnerabilità, spesso anche sotto un punto di vista economico, andandole a mettere ancora più a rischio in termini di violenze di genere fisiche e psicologiche quotidiane.

Una correlazione, quella tra donne e violenza, che continua a far riflettere. Ma è proprio per aiutare le donne ad avere un riscatto, a riconquistare giorno dopo giorno la propria indipendenza che Linea Rosa, associazione nata a Ravenna che da oltre trent’anni combatte al fianco delle donne per il proprio benessere, ha promosso un progetto legato al reinserimento delle donne italiane e straniere vittime di violenza di genere all’interno del mondo del lavoro.

Nato, infatti, come progetto del Comune di Ravenna, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna e con il contributo dei Comuni di Ravenna, Cervia e Russi, “Self Power – La forza della consapevolezza” punta a sottolineare l’importanza di un’autonomia economica e lavorativa per ogni donna, per poter ritrovare quell’empowerment che per troppo tempo la violenza ha rubato.

Aiutare le donne vittime di violenza a reintegrarsi nel tessuto lavorativo: ecco la mission di Self Power 

Con l’obiettivo specifico del raggiungimento dell’autonomia e dell’empowerment delle donne vittime di violenza di genere, le azioni messe in campo da Linea Rosa ODV hanno lo scopo di promuovere l’autonomia di donne vittime di violenza grazie ad una maggiore consapevolezza e valorizzazione delle esperienze personali e lavorative unite allo sviluppo di capacità personali e all’acquisizione di nuove competenze necessarie per un valido inserimento sociale e lavorativo. 

Il target di riferimento è quello delle donne, italiane e straniere, che si rivolgono allo sportello di accompagnamento al lavoro attivo all’interno del centro antiviolenza Linea Rosa.

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“La partenza di questo progetto è sicuramente legata allo sportello che noi abbiamo nella nostra Associazione. Da anni portiamo avanti nel nostro centro antiviolenza questo sportello di accompagnamento al lavoro che viene finanziato con fondi regionali, che è esclusivamente dedicato alle donne che subiscono violenza e che nel loro percorso di uscita dal maltrattamento, devono reinserirsi anche lavorativamente e socialmente. Spesso sono donne che provengono da particolari situazioni di isolamento quindi spesso non hanno mai lavorato o sono anni che vivono al di fuori del mondo del lavoro – racconta a StartupItalia Monica Vodarich, Vice Presidente di Linea Rosa ODV -. Parlando negli anni con le operatrici che operano nello sportello, è emerso un problema legato alle attività previste dallo sportello come la creazione dei curriculum, l’accompagnamento nei lavori e la simulazione dei colloqui. Ci siamo accorti, infatti, che la maggior parte delle donne che venivano da noi non avevano una vera e propria storia lavorativa documentata e documentabile con tanto di titoli di studio. Avevamo, quindi, bisogno di fare con loro un lavoro più approfondito di elaborazione delle competenze perché se ci fossimo limitate alla stesura di curriculum basati sui titoli, avrebbero avuto poche possibilità di riuscita nella ricerca di un lavoro. Analizzando queste problematiche, abbiamo pensato così di proporre alla Regione questo progetto, Self power – La forza della consapevolezza”.

Un progetto inclusivo per tutte le donne: tra laboratori, babysitting e mediazione culturale

Con 56 laboratori previsti entro la fine di dicembre 2022, il progetto “Self Power” racconta la realtà di molte donne, vittime di violenza e legate a situazioni di isolamento dalla società circostante, con la voglia e la forza di rimettersi in gioco. Una rete di donne e professioniste che, nel caso di Linea Rosa, tendono la propria mano ogni giorno per aiutare le altre.

“Questo progetto prende in carico ogni donna che viene allo sportello per ben due mesi. Con ciascuna di loro viene fatto un lavoro così suddiviso: dopo che la donna in condizione di maltrattamento arriva al nostro centro antiviolenza, l’operatrice la segnala allo sportello lavoro perché è evidentemente una persona che ha bisogno di costruirsi un’indipendenza economica e lavorativa. La responsabile dello sportello lavoro, poi, incontra la donna e la inserisce all’interno del nostro progetto Self Power dove incontra successivamente una psicologa che inizia a fare insieme a lei una prima elaborazione e bilancio delle competenze – spiega Monica Vodarich a StartupItalia -. Dopodiché, la donna viene inserita all’interno di un percorso composto da otto laboratori di due ore ciascuno improntati sull’arteterapia e finalizzata all’emersione delle competenze relative al mondo del lavoro. Al termine del percorso, la donna incontra nuovamente la psicologa e insieme lavorano ad una chiusura dell’elaborazione delle competenze che sono emerse nei due mesi. Tutto questo materiale viene poi trasmesso allo sportello lavoro che, a questo punto, prende in carico la donna e con lei fa tutto il percorso di ricerca del lavoro”.

Insomma, un percorso che accompagna la donna verso la propria libertà, la propria indipendenza economica e verso una versione più sicura e consapevole di se stessa.

“E’ un progetto davvero molto coinvolgente per le nostre donne: sono loro che riconoscono per prime un cambiamento in loro stesse in questi mesi. Anche se dovessimo analizzare e  focalizzarci sul loro atteggiamento prima e dopo il progetto, la differenza è evidente: rispetto alla sfiducia iniziale nei confronti di loro stesse, alla fine del percorso sono profondamente coscienti delle proprie competenze e peculiarità. Per questo, il 12 dicembre avremo un evento di restituzione dove le donne verranno a ritirare il loro attestato per concludere il loro percorso e avere un riconoscimento del loro impegno” – spiega Monica Vodarich – “Questo è importante per loro, anche perché sono spesso donne con figli, che hanno una serie difficoltà non indifferenti e per loro essere riuscite a seguire e portare a termine questo percorso non è stato semplice.”

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E con la difficoltà di trovare un lavoro e rimettersi in gioco, subentrano anche altre problematiche concrete e quotidiane, come la gestione dei figli, della propria organizzazione giornaliera e delle barriere culturali e linguistiche. 

“Proprio per supportare le donne, durante tutti i corsi abbiamo mantenuto un servizio di babysitting per aiutarle a gestire i bambini durante le ore impegnate nel progetto e abbiamo inserito anche un servizio di mediazione culturale per donne straniere” – racconta la Vice PresidenteMonica Vodarich a StartupItalia – “Le nostre mediatrici culturali hanno lavorato nei laboratori con le donne straniere, parallelamente a loro, per farle sentire supportate a 360 gradi”.

La ricerca del lavoro come aiuto concreto: il futuro del progetto

Un progetto, quello di “Self Power – La forza della consapevolezza” nato nel 2021 e che terminerà il 31 dicembre 2022, che ha aiutato oltre 40 donne nella ricerca del lavoro e nel reinserimento in società. La mission di Linea Rosa, però, rimane aiutare le donne, anche nel mondo del lavoro.

“Questo progetto l’ho scritto io ma era, all’inizio, solo teoria. Applicarlo è stata la vera sfida ma con tutto l’equipe che ha seguito Self Power e che l’ha poi fatto crescere, abbiamo in mente di continuare a portarlo avanti e stiamo studiando come fare e in che formula riproporlo. Di fatto, in quanto Associazione, abbiamo sempre portato avanti l’empowerment con progetti più generali ma non ne avevamo mai fatto uno così strutturato e finalizzato al lavoro” – racconta a StartupItalia Monica Vodarich – “Abbiamo notato che, soprattutto le donne migranti, gradiscono di più un progetto con una finalità più concreta per risolvere i problemi quotidiani, concreti. In molti popoli e nazioni del mondo si fa fatica a ragionare in termini di introspezione. Noi abbiamo cercato di fare un grande lavoro di introspezione ma ponendoci un obiettivo concreto per queste donne: la ricerca del loro lavoro e della loro indipendenza”.