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Per le piccole e medie imprese italiane l’e-commerce non è una possibilità, è un dovere. Il mondo cerca il Made in Italy (anche) in Internet e maggiori e meglio organizzate saranno le risposte che riceverà più le singole realtà e l’intera economia nostrana ne beneficeranno. Anche la domanda interna non è da sottovalutare: come abbiamo già visto siamo primi in Europa per acquisti online dall’estero. Bisogna muoversi e farlo in fretta. Chiaro, cristallino. Persino Google ha fiutato odore di arrosto e ha lanciato una piattaforma per aiutare la digitalizzazione delle aziende tricolori.

Come farlo? O meglio, cosa serve e cosa manca perché questo accada in maniera fluida e possibilmente rapida? Ce lo siamo (io nei panni di moderatrice) chiesti durante CNA Next, evento organizzato da CNA Giovani nel corso della Maker Faire Rome. Intorno al tavolo gli interlocutori migliori: gli imprenditori. Di seguito le priorità individuate.

Facciamo i negozi, ma servono le strade per raggiungerli: un italiano su tre non si è mai collegato a Internet (fonte: Agcom). Sono necessari investimenti e piani immediati per la diffusione della banda larga e l’azzeramento del digital divide.

Pagamenti: 8 operazioni su 10 in Italia vengono fatte in contanti (fonte: Bankitalia). Bisogna invertire la tendenza anche lavorando sulle commissioni sulle transazioni elettroniche. Il ministero deve aprire un dialogo con le banche. Alle associazioni il compito di pattuire condizioni agevolate.

Logistica: bisogna agevolare le imprese che fanno spedizioni private, così da permetterne la diffusione capillare sul territorio e semplificarne l’attività, e lavorare sui costi dei trasporti per essere competitivi a livello globale.

Dogane: bisogna agevolare accordi come quello stipulato da Poste Italiane e la Russia, ad esempio, per avere maggiore controllo ed evitare blocchi.

Formazione: dare alle aziende voucher per la formazione sulla digitalizzazione della vendita e per inserire giovani laureati esperti in e-commerce e argomenti correlati. La spinta alla digitalizzazione del Made in Italy non deve partire da aziende private straniere ma dal Ministero dello Sviluppo economico nostrano.

Istruzione: incentivare corsi di studio sulla vendita digitale e far partecipare gli studenti continuativamente ai processi aziendali. Formazione elettronica, artigianale e imprenditoriale devono partire dai primi anni di scuola.

Detrazioni: dedicare alle tecnologie e alle attività di sviluppo dell’e-commerce delle detrazioni specifiche.