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Il robottino verde è pronto a mordere la Mela. China Business News rivela che Android Pay, il servizio di Android per effettuare pagamenti via smartphone, sarà pronto al lancio nel terzo trimestre del 2015 grazie alla collaborazione con Union Pay che data la lista di partner già all’attivo potrebbe già fin dal suo esordio superare Apple Pay in termini di accettazione.

Secondo quanto riportato da Want China Times, UnionPay avrebbe già preso accordi con alcuni produttori di dispositivi come Lenovo e Coolpad perché supportino la tecnologia necessaria al funzionamento dell’applicazione, che così come nel caso di Apple Pay si basa sull’Nfc. La concorrenza dunque si annuncia spietata. Nel frattempo Apple ha annunciato che, usando carte di pagamento Union Pay, gli utenti cinesi potranno acquistare sull’Apple Store. Secondo molti analisti si tratta di un primo passo per il supporto anche del servizio di pagamento Apple Pay. Nulla impedirebbe infatti al colosso cinese di consentire ai suoi clienti di utilizzare entrambe le applicazioni. L’importante insomma è che facciano acquisti: in modalità mobile e contactless naturalmente.

Volendo approfondire il livello di analisi la porzione di mercato che Apple Pay andrà a occupare. Almeno negli Usa dove demografia dell’utente tipo di Apple lo  configura come “affluent”, tanto che è stato calcolato che gli utenti Apple controllano i 2/3 del potere di acquisto degli Stati Uniti. Apple sarebbe una sorta di American Express dei pagamenti mobile.

Quale scenario invece per Android Pay?
Molto complesso fare previsioni perché il modello di Android è molto più complesso rispetto all’ecosistema Apple. In primo luogo perché il sistema operativo Android fa riferimento a dispositivo molto diversi tra loro, ce ne sono 19 differenti l’uno dall’altro la maggior parte dei quali Samsung. Il colosso coreano detiene il 43% della quota di mercato. La frammentazione esiste anche a livello di software. Sotto il cappello Android troviamo più versioni del sistema operativo spesso anche personalizzate da chi produce i dispositivi, con il risultato che alcune applicazioni sviluppate per uno non siano funzionanti per un altro. Un problema per gli sviluppatori (anche di potenziali app di pagamento) se si pensa che solo il 21% degli utenti Android, ad esempio ha la versione KitKat 4.4.

Ecco perché la soluzione era sembrata a tutti, esperti e grande aziende, la centralizzazione di un sistema che nasce decentralizzato e open source. Google ha tentato di prenderne il controllo del sistema pagamenti Android sotto il proprio marchio, prima con la soluzione Google Checkout (predestinato ad essere il PayPal killer ma poi non adottato da un sufficiente numero di esercenti online) poi con il Google Wallet, supportato solo da Sprint e Citi e con poche chance di successo. Adesso la soluzione Hce (qui abbiamo spiegato di cosa si tratta) e l’attenzione generata dall’era Apple dell’Nfc sembra aver concesso nuovo slancio (ne avevamo parlato qui). Samsung invece, proprio in virtù della sua quota di mercato avrebbe avuto e ha tutt’ora tutte le credenziali per contrastare Apple sul fronte Android, ma sembra aver destinato il suo Samsung Wallet a un ruolo di spettatore della partita sui mobile payment. Chissà che il lancio di Android Pay in Cina non sia un annuncio di un possibile controllo da parte di Lenovo, ad esempio, che dopo l’acquisto di Motorola è diventato uno dei produttori di smartphone più gettonati in tutto il mondo.  Qualsiasi scenario è possibile anche per questo strategia e posizionamento di Android Pay sono davvero complessi da prevedere e delineare. Ciò non esclude, dato anche il considerevole bacino di utenti cui potrebbe attingere per fare massa critica, che possa venirsi a delineare un nuovo modello di ecosistema decentralizzato, alternativo e vincente.