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Le grandi banche prendono provvedimenti per difendersi meglio dalla contraffazione. Negli Stati Uniti scelgono le carte di pagamento con il chip ma evitano quelle con il Pin, da sempre considerate largamente più sicure di quelle con la firma in caso di furto o smarrimento. Ma il mondo dei pagamenti è cambiato, ora a essere più a rischio non sono i prelievi agli sportelli o i pagamenti nei negozi, ma quelli online. Ecco perché si punta a renderli sempre più sicuri grazie all’utilizzo di nuove tecnologie. Sia negli Stati Uniti sia in Europa, di pari passo con l’utilizzo sempre più frequente dei pagamenti elettronici, aumentano anche le frodi telematiche. Ma grazie alle carte con chip, il fenomeno può essere contenuto.

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Nel 2015 mezzo miliardo in più di carte col cip

Quest’anno negli States istituti del calibro di J.P. Morgan e Discover Financial Services lanceranno più di mezzo miliardo di nuove carte di credito con il chip (575 milioni secondo il Wall Street Journal), si tratta della metà di quelle attualmente in circolazione e saranno in grado di creare un codice unico per ogni transazione. In questo modo sarà più difficile contraffarle, ma d’altro canto – non utilizzando il Pin – ai nuovi dispositivi mancherà uno strumento con cui difendersi in caso di furto o smarrimento della carta.

Meglio il Pin o la firma?

Gli Stati Uniti sono fra i pochi paesi sviluppati a non aver ancora accolto la tecnologia più avanzata delle carte “Chip-and-Pin”, già diffuse in Europa, Australia e Canada. Il motivo starebbe nel fatto che la firma è considerata molto più pratica di un codice, che potrebbe invece essere facilmente smarrito o dimenticato. La pensano così anche Bank of America Corp. e Citygroup Inc. che, per ora, non hanno alcuna intenzione di deviare verso le “Chip-and-Signature”.

Decisione in contrasto con quella presa dal presidente Barack Obama lo scorso ottobre, quando con un ordine esecutivo ha fatto sostituire (a partire dal 1° gennaio 2015) le vecchie carte emesse dal governo – ad esempio quelle per ottenere benefici sociali – con le nuove dotate di tecnologia “Chip-and-Pin”.

Il Pin è uno strumento di difesa in più all’interno dei punti vendita, ma non aggiunge protezione negli acquisti online.

Eppure, anche senza codice, le carte con il chip hanno ridotto notevolmente le possibilità che i dati di una carta rubata possano essere usati per produrne un’altra contraffatta.

Negli Usa le perdite causate dalle frodi sulle carte di credito nel 2013 sono calate rispetto all’anno precedente, ma hanno comunque raggiunto i 18 miliardi di dollari, secondo Javelin Strategy & Research, una società di consulenza citata dal Wall Street Journal. Un terzo di queste sono dovute alle carte contraffatte. Salgono invece le vittime, che restano vicine al record del 2009 (14 milioni) e si attestano sui 13 milioni di persone.

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1,33 miliardi di euro truffati in Europa

Secondo un’analisi effettuata dalla Banca Centrale Europea e diffusa lo scorso febbraio, nell’area euro le frodi sulle carte di credito sono aumentate e la causa sarebbe da rintracciare soprattutto nelle transazioni online.

Il valore totale delle truffe è aumentato del 14,8% nel 2012 rispetto al 2011, raggiungendo 1,33 miliardi di euro. In pratica, un euro ogni 2.635 spesi con carte di pagamento è stato rubato. Tuttavia, considerando che nello stesso è periodo le transazioni sono aumentate del 7,6%, le frodi come quota del valore totale di tutte le transazioni effettuate con le carte sono aumentate solo dello 0,002% sui 3.500 miliardi di euro di pagamenti effettuati nel 2012.

Sono soprattutto le “Card No Present fraud” (CNP) ad aumentare, ossia le truffe che riguardano i pagamenti effettuati senza la presentazione fisica della carta, quindi quelli online e non quelli nei negozi dotati di Pos.

In confronto al 2011, è questo il canale che rispetto a Pos e Atm è diventato il più a rischio. Secondo la Bce, il 60% delle truffe avviene nell’ambito dei pagamenti online, il 23% nei negozi e solo il 17% agli sportelli Atm.

 

La truffa Card No Present

La quota di frodi CNP è aumentata del 21% tra il 2011 e il 2012, ma la Bce ha precisato che l’andamento è legato proprio all’esplosione di questa tipologia di pagamenti (tra il 2008 e il 2012 sono cresciuti fra il 15% e il 20% annuo).

Per le carte di credito e quelle di debito ad addebito ritardato, spesso utilizzate su Internet, la Bce segnala che 1 euro ogni 1.000 è andato a finire in transazioni fraudolente, invece per le carte Bancomat – utilizzate soprattutto per pagare direttamente nei negozi o per prelevare contanti – il rapporto è di 1 euro rubato ogni 5.400 spesi.

La diffusione di questo tipo di truffa varia molto nei differenti Stati membri dell’Unione europea. Secondo la Bce sono la Francia, il Regno Unito e il Lussemburgo quelli più esposti al rischio. In questi Paesi il tasso di frodi è il più alto di tutti e supera anche di dieci volte quello di Romania, Ungheria, Lituania e Polonia (che però utilizzano molto meno questi mezzi di pagamento).

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Ma l’Italia è un’isola felice

L’Italia è messa meglio di molti altri Stati membri. L’ultimo rapporto statistico del ministero dell’Economia e delle Finanze dedicato alle frodi sulle carte di pagamento mostra che, da un lato,  le percentuali di utilizzo degli strumenti alternativi al contante sono sempre maggiori e, dall’altro, registra un trend decrescente degli importi rubati con le carte di pagamento.

Inoltre, il tasso di frode per il nostro Paese è pari allo 0,019%. Una percentuale inferiore sia a quella di altri Paesi ad economia avanzata quali, ad esempio, Regno Unito, Francia ed Australia, sia rispetto alla media dell’area SEPA (area unica dei pagamenti in euro).

Le analisi statistiche esposte nel rapporto sono state elaborate sulla base del Sipaf (Sistema Informatizzato per la Prevenzione Amministrativa Frodi ) e si riferiscono ai  dati del 2013.

Il Sipaf distingue tra varie tipologie di frode: carta rubata, carta smarrita, carta contraffatta, carta non ricevuta, utilizzo fraudolento del codice della carta emessa, carta utilizzata con falsa identità e utilizzo fraudolento della carta in internet. L’analisi mostra un incremento delle transazioni non riconosciute su Internet e una netta diminuzione delle clonazioni delle carte di pagamento.

Sono sempre di meno invece le manomissioni degli sportelli Atm, specie negli ultimi mesi del 2013, grazie anche all’utilizzo da parte di quasi tutti gli istituti di credito di misure di sicurezza come il rilascio di carte di pagamento dotate di chip elettronici.

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La truffa più diffusa? Le carte contraffatte (+8%)

Nel 2012 il fenomeno più diffuso è stato quello delle carte contraffatte, mentre nel 2013 il primato è passato all’ “utilizzo fraudolento della carta in internet”. Anche l’utilizzo fraudolento del codice della carta emessa è aumentato. I valori per le carte rubate e per quelle smarrite si sono mantenuti invece stabili, rispettivamente, intorno 11%- 12% e 4-5%.

Nei grafici qui sotto si riportano le percentuali dei pagamenti non riconosciuti per gli anni 2012 e 2013. In questo periodo c’è stato un incremento dell’“utilizzo fraudolento della carta in Internet” (da 30% a 38%) e dell’ “utilizzo fraudolento del codice carta emessa” (da 11% a 19%), mentre sono diminuite le carte contraffatte (da 39% a 25%).