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Sardex, la startup che ha permesso alla Sardegna di scambiare beni e servizi per oltre 20 milioni di euro annui senza utilizzare la moneta corrente, sbarca nel resto di Italia e punta a raggiungere tutte le regioni entro il 2015.

“La prospettiva è quella di coinvolgere tutte le regioni della Penisola entro quest’anno”. Così Carlo Mancosu, tra i fondatori di Sardex, annuncia la loro strategia. Per ora i loro circuiti sono presenti anche in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna,  Marche, Lazio Abruzzo, Molise e  nelle province di Avellino e Benevento.  In questo periodo “stiamo progettando la ripartenza di un circuito che è partito da solo tempo fa in Sicilia. Mentre, con molti altri abbiamo già contatti avviati, in Umbria stiamo proprio per partire così come in Campania”, aggiunge il socio fondatore.

Al momento i circuiti Sardex attivi fuori dalla loro Sardegna sono sette e il più anziano ha un anno di vita. Sono agli inizi, ma in tutte le zone il modello si sta comportando bene, “c’è una grande risposta da parte dei territori”. L’intenzione è quella di creare poi “una rete di reti”, in cui ogni circuito manterrà la sua vocazione locale visto la loro naturale propensione al sostegno dell’economia locale, ma ci sarà la possibilità per i circuiti di entrare in un meta mercato in cui scambiare i propri surplus.

L’interesse degli altri Paesi

La fama di Sardex ha superato anche i confini nazionali. Un esempio del grande interesse suscitato è il risultato di un report del governo francese, redatto da una commissione interministeriale che ha studiato le monete complementari, inserendo l’esperienza sarda fra le più importanti dal punto di vista dell’impatto territoriale. Ma Mancosu e i suoi soci non si sono fatti influenzare dal successo, la loro politica resta quella dei piccoli passi, “quindi prima puntiamo a consolidare per bene  il modello in Italia e poi a rispondere alle domande dell’estero”.

Rapporti con la Pubblica Amministrazione

Nelle prossime sfide di Sardex (che per limiti d’età non è più una startup innovativa ma potrebbe rientrare nel novero delle Pmi) c’è una maggiore collaborazione con la Pubblica amministrazione. Partendo dall’isola di provenienza, la società sta portando avanti il progetto Digipay for growth. Finanziata dalla Commissione europea , l’iniziativa prevede, oltre a quella sarda, anche altre due sperimentazioni con diverse pubbliche amministrazioni: una con la municipalità di Bristol e un’altra tra le cooperative, l’Università e altri enti locali catalani. “Si tratta di un progetto importante i cui obiettivi sono quelli di riuscire incanalare parte della spesa pubblica in questi sistemi per generare effetti di moltiplicatore”, spiega Carlo Mancosu che aggiunge come per loro sia molto interessante anche poter portare avanti  una vera e propria potential review. Si parla sempre più spesso infatti di spending review ma non si è mai fatta un’analisi di quelle risorse che sono sottoutilizzate dagli enti pubblici locali: invenduti, concessioni non date, servizi non erogati. Tutta una serie di cose su cui Sardex ha intenzione di lavorare, per permettere al settore pubblico di conseguire dei crediti spendibili poi per portare avanti le proprie politiche. “In Sardegna per esempio, si stanno concentrando sulla spesa culturale e sociale, due capitoli molto importanti per il territorio e la comunità. Una volta chiusa la sperimentazione con la Pa della nostra regione partiremo anche con le altre”, anticipa Carlo.

Intanto, i competitor non fanno paura, il loro è un modello diverso da tutti gli altri in circolazione e il mercato è talmente grande “che non ci sono motivi per cui temere un rivale, essendo modelli diversissimi andiamo a rivolgerci a pubblici con sensibilità differenti”.

Una crescita che supera il 120% 

Oltre ai fondatori, in Sardegna lavorano per Sardex 27 dipendenti e circa 25 collaboratori con un’età media che si aggira intorno ai 30-35 anni. Ogni altro circuito poi ha la propria compagine societaria, facendo sì che al mondo Sardex  partecipi oggi  circa un centinaio di lavoratori. Mentre sono più di 2.600 le imprese coinvolte nell’isola e circa un migliaio quelle di tutte le altre regioni. Arrivano a 1.200 i conti personali dei dipendenti e delle imprese iscritte. Nell’ultimo anno la crescita del transato è stata del 120%. Più che doppiato quindi il risultato dell’anno precedente, si aspetta lo stesso trend anche quest’anno, mentre continuano a crescere i dipendenti, in salita del 30%.