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Il crowdfunding sbarca in radio. Due pillole quotidiane e una puntata in diretta del sabato, dalle 12 alle 14, condotte da Gianluca Pellizzoni e Maurizio Guagnetti insieme a Laura Gauthier su Radio 105. 105 Smart Up è un’idea dei due giornalisti che, dopo il terzo tour italiano del programma itinerante Radiobici, hanno deciso di fermarsi per un po’ nelle sale dell’emittente e raccontare il mondo della raccolta fondi online.

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Un movimento da 50 milioni di euro

Ci siano fatti ispirare dagli incontri di Radiobici – spiega Gianluca Pellizzoni a SmartMoney -. Oltre alle interviste fatte a personaggi famosi abbiamo raccontato tante storie di innovazioni e persone che si mettono in gioco. È la prima volta che un’emittente nazionale dedica un intero programma al crowdfunding”. Ovviamente a far sì che il programma sia nato ci sono anche il credit crunch, i cambiamenti subiti dal mercato del lavoro e il fatto che in Italia, nell’ultimo anno, il crowdfunding abbia raccolto le attenzioni di molti: tanto da movimentare circa 50 milioni di euro. Sta di fatto che 105 Smart Up, format che mette in competizione due iniziative ogni settimana, sembra dare i suoi frutti. “Ogni iniziativa che partecipa – continua Gianluca -, durante i giorni che le dedichiamo, raccoglie in media un migliaio di euro”.

7mila euro in 7 giorni

Il record però, per il momento, è quello raggiunto da Ecosin di Chiara Bellini e Francesco Scura. La loro idea di aprire un sito interattivo, modello New York Times, sull’inquinamento e la sicurezza socio-ambientale ha racimolato ben 7mila euro in soli 7 giorni, quelli trascorsi on air su 105 Smart Up. Alle spalle del programma da 12 puntate, la sesta in onda il 27 giugno, le seconde 6 verranno trasmesse in autunno, c’è WeDo: la piattaforma lanciata da Telecom Italia nata nell’ambito delle iniziative Corporate social responsibility per finanziare cause sociali (ne abbiamo parlato qui).

La burocrazia dell’equity crowdfunding

Il crowdfundig può essere la chiave per creare lavoro se diventerà un mezzo di massa – racconta Maurizio Guarnetti -. Gli italiani potrebbero diventare piccoli investitori ma le norme e la burocrazia, come spesso accade nel nostro Paese, non fanno altro che mettere i bastoni tra le ruote”. Quello di cui parla Maurizio è l’equity crowdfunding. “I limiti studiati dalla Consob ne bloccano chiaramente lo sviluppo e rendono tutto più difficile – continua Maurizio -. I nostri parlamentari non possono conoscere tutto però è anche questione di logica. Non è possibile applicare regole stringenti a un fenomeno nuovo, nato in un altro Paese, con regole diverse che hanno permesso il suo sviluppo nell’ordine di miliardi di dollari”. E l’altro Paese, gli Usa, sempre che abbia ancora senso ragionare in termini di Stati e confini, ha da poco “esportato” Kickstarter in Italia, un colosso del crowdfunding che ha già raccolto la bellezza di 1,8 miliardi di dollari.

La consultazione

Chi in Italia vuole investire in azioni tramite il crowdfunding può spendere solo 499 euro – aggiunge Maurizio -, da 500 euro in poi deve andare in banca dove il crowdfunder ha aperto il conto per farsi profilare il livello di rischio. Un passaggio che ridà, inutilmente, un ruolo alle banche”. Non a caso la Consob ha appena attivato una consultazione per intervenire sulla norma.  Per Maurizio la situazione attuale è limitante. “Da qui a 10 anni il cambiamento potenziale è portentoso. Cosa potrebbe accadere in Italia, Paese che ha il più grande risparmio privato in Europa? Ora abbiamo il crowdfunding, uno strumento potente. Non sprechiamolo”.