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Beato quel mercato che ha bisogno di testimonial. Tanto più se il mercato è quello dei Bitcoin. La tendenza è ancora abbozzata, ma spuntano le prime star che sulla criptovaluta ci mettono la faccia. Non importa se è quella tatuata e poco rassicurante di Mike Tyson.

Tyson-ATM-top

Lo scorso luglio, l’ex pugile ha dato nome e stile a un bancomat per Bitcoin. Tyson e la società che ha sviluppato l’Atm non si sono accontentati. E adesso ci provano con un portafoglio, il Mike Tyson Digital Wallet. Il peso massimo ci mette il nome, Bitcoin Direct la tecnologia.

Il prodotto non ha nulla di nuovo. Se non, appunto, il marchio: Tyson è il primo testimonial di fama planetaria a metterci la faccia. E il suo ruolo è questo. Nessun ibrido alla Ashton Kutcher. L’attore è sì un volto buono per i fotografi, ma ha una carriera da investitore vero in Skype, Spotify, Airbnb, Foursquare, Uber. E anche nell’universo delle criptovalute: nel 2013 ha finanziato BitPay (piattaforma che consente di accettare pagamenti in bitcoin) con il su A-Grade Investments.

Tyson non è il primo (e non sarà l’ultimo)

Cantanti, sportivi e artisti non hanno fatto certo a spintoni per urlare il loro appoggio ai Bitcoin. Ashton Kutcher è forse il caso più noto, ma non l’unico. Un altro artista-investitore è Nas. Il rapper americano ha puntato su Coinbase e 500 Startup, l’incubatore della Silicon Valley con focus sulle criptovalute.

Mel B (sì, quella delle Spice Girls), grazie a una partnership con Cloud Hashing, nel 2013 è stata la prima musicista ad accettare pagamenti in Bitcoin per l’acquisto di un suo singolo, For one in my life.

La cantante Tatiana Moroz è stata invece la prima, nella primavera del 2014, a tentare di produrre un album coniugando moneta virtuale e crowdfunding. La sua idea si chiama “Artist Coin”. I fan contribuiscono in Bitcoin. Se l’obiettivo finanziario viene raggiunto, ricevono un numero di “Tatiana Coin”, proporzionato alla loro donazione, da utilizzare per l’acquisto di autografi, memorabilia, biglietti e persino un concerto a domicilio.

Dalla musica allo sport: il giocatore di football americano Richard Sherman ha aperto il suo sito personale all’acquisto di gadget in Bitcoin sin dal gennaio 2014.

Mel b bitcoin

Bitcoin ha davvero bisogno della pubblicità?

Il ruolo di Tyson è diverso: Iron Mike non usa i Bitcoin come valuta per vendere; non finanzia proprie attività e non investe. Non è il portafogli ma la faccia. E Bitcoin Direct non vuole altro. Per il ceo della società, Peter Klamka, «Tutti conoscono Tyson”. E «gli effetti della sua notorietà sull’espansione del mercato dei Bitcoin sono potenzialmente giganteschi». È il testimonial giusto per l’espansione della moneta virtuale? Il Time ha sostenuto che «i bitcoin sono chiaramente la moneta di Tyson»  perché entrambi sono famosi per «problemi economici e instabilità». Un accostamento che strappa un sorriso ma offre solo una descrizione parziale della criptovaluta.

Che sia la persona giusta o meno conta poco. Il punto è un altro. Per la prima volta un wallet si affida a un testimonial per farsi pubblicità. E lo fa con tanto di slogan. Così Bitcoin Direct ha lanciato il bancomat firmato Tyson la scorsa estate: “Il più rapido knockout di Mike Tyson è arrivato dopo 30 secondi. Il Mike Tyson Bitcoin Atm può trasformare i tuoi soldi in Bitocin in meno di 20”. E così la cara vecchia réclame sbuca tra blocchi e miners.

I puristi potrebbe storcere il naso, ma è un segnale (l’ennesimo) di un mercato in via di maturazione. Un mercato più competitivo che, allo stesso tempo, si rivolge a una platea sempre più vasta. Dalle cerchie ristrette di un tempo verso un pubblico che ha sentito parlare più di boxe che di Bitcoin. Fino a ora.

Paolo Fiore
@paolofiore