<div class="at-above-post addthis_tool" data-url="https://cybersecurity-admin.startupitalia.eu/52741-20160909-le-5-mosse-diventare-invisibili-sul-web"></div><section class="article_info">
<div class="info_bio"></div>
</section>
<section class="article_content">
<div class="article_content_text">
<p>È curioso che mentre siamo disposti a condividere gli aspetti più intimi delle nostre vite su Facebook poi ci <strong>lamentiamo della scarsa privacy</strong> che la società dell’informazione ci offre. Probabilmente questo accade per un motivo molto semplice: cioè che mentre nel primo caso siamo noi a decidere cosa condividere, nel secondo temiamo che qualcun altro lo decida per noi. Per questo vogliamo scegliere il livello di privacy ed intimacy delle nostre comunicazioni e per questo <strong>Google</strong>, <strong>Facebook</strong> e gli altri hanno implementato una serie di sistemi per aiutarci a tenere sotto controllo la privacy dei nostri dati.</p>
<p>E tuttavia le cose non sono così semplici.</p>
<blockquote><p><strong>Partiamo da una premessa: sulle reti digitali ciò che non è nascosto è pubblico. </strong></p></blockquote>
<p>E quello che è trasparente lo è per chiunque, con poca spesa e competenze di facile acquisizione. E se non possiamo veramente decidere fino a che punto possiamo essere trasparenti, il motivo è semplice: affinché una rete di computer come Internet funzioni, ogni suo nodo deve essere in grado di conoscere i nodi a cui si connette.</p>
<p><strong>Secondo assioma</strong>: tutto quello che viene digitalizzato e spedito sulle reti informatiche viene memorizzato da qualche parte: sul nostro computer, un database, un mail server. E a parte il nostro computer (forse), non siamo in grado di gestire quei dispositivi.</p>
<p>In aggiunta è proprio della logica dei servizi gratuiti quella di ottenere i nostri dati per <strong>profilare i comportamenti in rete e indirizzarli</strong>. Non parliamo solo di contenuti, della foto con la birra in mano o del commento a una vicenda politica (che pure vengono conservati), ma parliamo dei <strong>metadati</strong>, i dati che dicono come, dove, quando, con chi e per quanto tempo siamo stati collegati, quali contenuti abbiamo visto. Questi metadati sono alla base della <strong>profilazione</strong> dei comportamenti delle persone in rete. La loro gestione ai fini di marketing sociale, politico e commerciale è esattamente il modello di business delle piattaforme social, dei motori di ricerca e dei servizi cloud. <a href="http://www.chefuturo.it/2016/07/computer-persuasione-captologia/">Ed è la porta della persuasione, politica e commerciale</a>.</p>
<h2>PROTEZIONE DEI DATI E DEL SOFTWARE</h2>
<p>Ma c’è un però. <strong>È possibile essere invisibili sul web se prendiamo alcuni accorgimenti</strong>, sia che vogliamo visitare il blog di un concorrente antipatico o che vogliamo dare la caccia ai nazisti dell’Illinois, sia che vogliamo visitare un sito porno o bypassare la censura cui sono soggetti i siti politici o religiosi in alcuni paesi. Ugualmente, se vogliamo scambiarci informazioni sensibili, dovremo essere capaci di tenerle nascoste e svelarle solo all’interlocutore scelto. E poi magari fare un dispetto a chi si dedica alla nostra profilazione per sfida o per motivazione ideologica. Insomma, ci possiamo proteggere in tanti modi, diventando invisibili o quasi rispetto a chi si impiccia degli affari nostri. (E se non pensi che la tua privacy va protetta, leggi “<a href="http://www.chefuturo.it/2016/07/sorveglianza-privacy-facebook/">Privacy, 10 motivi per opporsi alla sorveglianza di massa</a>“).</p>
<h2>PASSWORD</h2>
<p>La prima linea di difesa della privacy online è costituita dalla nostra <strong>password</strong>.<br />
Una volta che si ottiene nome, email e pwd di qualcuno, è relativamente facile risalire a una serie di dati come il codice fiscale, la residenza, eccetera. E prendere il posto vostro. Ci sono esperti di ingegneria sociale che lo fanno. Perciò è importante:</p>
<p>1. <strong>Proteggersi con password lunghe e complesse</strong> (mai e poi mai usare i nomi di parenti, figli e città);<br />
2. <strong>Cambiare costantemente le proprie password</strong> di accesso a pc, telefoni, social network, posta elettronica;<br />
3. <strong>Usare la doppia autenticazione</strong> dovunque sia possibile magari su dispositivi diversi usando sia la password che il numero di telefono cellulare (Gmail e Telegram lo consentono)</p>
<h2>NAVIGAZIONE ANONIMA</h2>
<p>La seconda mossa è quella di <strong>anonimizzare</strong> il web surfing. Attraverso l’analisi dei siti che visitiamo è possibile fare un’analisi di gusti, scelte e comportamenti e acquisire prove specifiche dei nostri interessi. A che servono? Chi lo sa? Bisognerebbe avere una descrizione del possibile spione che ci sorveglia: agenzie statali, corporation, black hat hacker, eccetera. Ma intanto per essere sicuri:</p>
<p><strong>1. Usare browser anonimi</strong> come StartPage (vedi sotto) o, almeno, adottare la funzione privacy presente negli altri. Ad esempio con la funzione Ctrl+Maiuscole+P non vengono salvati:</p>
<ul>
<li>Cronologia</li>
<li>Ricerche</li>
<li>Cookie</li>
<li>File temporanei</li>
</ul>
<p><strong>2. Distruggere i cookies.</strong> I cookies riconoscono i browser utilizzati nella navigazione memorizzano dati come quelli necessari al login di alcuni servizi. Se questi cookies vengono intercettati da terze parti o usati con scopi malevoli possono determinare gravi violazioni della privacy degli utenti. Nelle preferenze dei diversi browser in genere c’è un’opzione per cancellarli quando vogliamo. E tuttavia esistono decine di programmi che li distruggono al termine di ogni sessione di navigazione, basta fare una ricerca in rete. Spesso sono <strong>add-ons</strong> per il vostro browser: sviluppati da comunità di programmatori, sono recensiti e certificati.</p>
<p><strong>3. Installare software anti-tracciamento.</strong> Questi dispositivi, opportunamente configurati, impediscono la comunicazione non richiesta dei nostri dati verso un sito web collegato a quello che stiamo navigando. Tipico dei siti di e-commerce, di quelli elettorali e di quelli dei giornali che comunicano a terze parti i dati su posizione, caratteristiche dei dispositivi e  comportamento durante la navigazione. Anche qui ce ne sono a bizzeffe. <a href="https://www.ghostery.com/">Ghostery</a> è uno dei migliori.</p>
<p><strong>4. Installare <a href="https://www.torproject.org/">Tor Browser</a>.</strong> Si tratta di una versione modificata del browser di Mozilla Firefox completo di una serie di estensioni che alla fine della sessione cancellano la cronologia e i cookies.</p>
<h2>I MOTORI DI RICERCA</h2>
<p><strong>La terza cosa da fare</strong> è usare motori di ricerca che non registrano l’Ip address, le sessioni di navigazione e non accumulano i tuoi dati per offrirti contenuti pubblicitari e comunque non voluti.</p>
<blockquote><p><strong>Ogni motore di ricerca registra le keyword usate, il tempo di visita e i link cliccati.</strong></p></blockquote>
<p>I dati delle ricerche sono raccolti in giganteschi database e strutturati secondo regole da cui è possibile desumere molti fatti personali (condizioni di salute e orientamento politico, ad esempio). La conoscenza di tali informazioni erode la privacy ed è l’anticamera della censura. I <strong>cookies</strong> in particolare possono registrare le sessioni di login e gli acquisti di e-commerce insieme alla posizione geografica. Perciò meglio usare i motori di ricerca che non li raccolgono. Di seguito ne consigliamo alcuni.</p>
<p><strong>1. <a href="https://www.startpage.com">StartPage</a> fa tre cose: offre un servizio proxy, genera le url evitando i cookies, supporta le connessioni SSL</strong>, quelle basate sulla famiglia di <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/HTTPS">protocolli Https</a>. Insomma, Startpage rimuove gli identificativi della navigazione e garantisce l’integrità della comunicazione tra il proprio computer e quello dove risiedono le <a href="https://www.startpage.com/proxy/eng/help.html?&amp;hmb=1">informazioni cercate</a>.</p>
<p><strong>2. <a href="https://duckduckgo.com/">DuckDuckgo</a></strong>: non immagazzina i dati di ricerca e migliora costantemente attraverso il crowdsourcing di siti come Wikipedia per fornire risultati sempre più accurati.</p>
<p><strong>3. <a href="https://www.qwant.com/">Qwant</a>, il motore di ricerca consigliato da Anonymous</strong>. Qwant si fonda su due principi: nessun tracciamento dell’utente e nessuna personalizzazione dei risultati delle ricerche in base al comportamento dell’utente.</p>
<h2>EMAIL, CHAT E CONNESSIONI CIFRATE</h2>
<p>1. <strong>Usare Mozilla Thunderbird</strong> – un client di posta elettronica – in associazione con <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Enigmail">Enigmail</a> vi farà spedire email cifrate con un paio di click (Se non sai cos’è la crittografia, leggi “<a href="http://www.chefuturo.it/2015/12/difendiamo-la-crittografia/">Segreti, buste chiuse e codici cifrati, a che ci serve la crittografia</a>“).</p>
<p>2. <strong>Per chattare sicuri</strong> potete usare tutti i software che usano il protocollo OTR (Linux, Mac e Windows ne hanno di nativi) e le reti <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Internet_Relay_Chat">IRC</a> che oramai sono accessibili come webchat. Fate una ricerca per trovare quelli adatti a voi.</p>
<p>3. <strong>Verificare se la url del sito che visitate comincia con HTTPS</strong>, un protocollo per la comunicazione sicura in rete e che consente di:</p>
<ul>
<li>Avere un’autenticazione del sito web visitato</li>
<li>Proteggersi da un’intercettazione della comunicazione client server</li>
<li>Garantire l’integrità dei dati scambiati tra client e server.</li>
</ul>
<h2>HARD DISK CIFRATI</h2>
<p><strong>La quinta e ultima mossa è proteggere cifrare documenti e hard-disk</strong>. Sembra difficile ma non lo è. Esistono numerosissimi software che lo fanno per voi.  Anche in questo caso ci sono software nativi e multipiattaforma che consentono di farlo. È bene cominciare dalla partizione del disco. Anche qui c’è l’imbarazzo della scelta.</p>
<ul>
<li>La<strong> <a href="https://msdn.microsoft.com/en-us/windows/hardware/commercialize/manufacture/desktop/bitlocker-drive-encryption">BitLocker Drive Encryption</a></strong> è una modalità di protezione dei dati integrata nei sistemi operativi successivi a Microsoft Windows Vista che permette di crittografare l’intera partizione del sistema operativo.</li>
<li><strong><a href="https://support.apple.com/it-it/HT204837">FileVault</a></strong> è una tecnologia presente nel sistema operativo <strong>Mac OS X 10.4 Tiger</strong> e successivi. Provvede a cifrare e decifrare in tempo reale la directory home dell’utente in modo totalmente trasparente</li>
<li><strong>VeraCrypt</strong>, un fork di <strong>TrueCrypt</strong>, invece può creare un disco virtuale crittografato o crittografare un’intera partizione del proprio computer.</li>
</ul>
<p>Cifrare i dischi può essere utile per proteggere i dati sopratutto quando si lavora su di una rete condivisa, ad esempio in ufficio. Vi assicura inoltre anche dalla perdita fisica del computer e dal suo sequestro alla frontiera come è accaduto spesso ai giornalisti investigativi e ai registi scomodi come <strong>Glenn Greenwald</strong> e <strong>Laura Poitras</strong> che hanno raccontato <a href="http://www.chefuturo.it/2016/07/snowden-tecnologia-intercettazioni/">l’affaire Snowden</a>.</p>
</div>
<div class="article_content_text">Reblog <a href="http://www.chefuturo.it/2016/08/privacy-invisibili-web-privacy/">Chefuturo!</a></div>
</section>
<div class="at-below-post addthis_tool" data-url="https://cybersecurity-admin.startupitalia.eu/52741-20160909-le-5-mosse-diventare-invisibili-sul-web"></div>

Le 5 mosse per diventare invisibili sul web

Le 5 mosse per diventare invisibili sul web

L’erosione della privacy è sempre il primo passaggio verso la censura, perciò è bene proteggersi. Ecco i modi per navigare sul web in incognito

L’erosione della privacy è sempre il primo passaggio verso la censura, perciò è bene proteggersi. Ecco i modi per navigare sul web in incognito