E’ stato il successo per l’ecosistema delle startup italiane nel 2015. Poi un po’ di tribolazioni dopo l’exit da 51 milioni a Rocket Internet, poi la vendita a JustEat. E adesso Pizzabo deve vedersela con i sindacati
L’exit più importante nel 2015 rischia di diventare un piccolo caso studio per l’ecosistema delle startup italiane. Pizzabo dopo l’acquisto da parte di JustEat è alle prese con un riassetto aziendale. Ma la cosa sembra non piacere ai dipendenti. Parte una vertenza sindacale. La prima, di fatto, che coinvolge una startup, anche se oggi ramo di una multinazionale. Perché exit a parte, i 34 dipendenti coinvolti sono tutti di Pizzabo. E sui social si scatena la polemica tra fronte pro e anti sindacato. Purtroppo gli elementi sono ancora pochi per poter fare un’analisi dei fatti. Si sa che JustEat vuole trasferire i dipendenti da Bologna a Milano, e che la cosa non piace al sindacato che rappresenta alcuni lavoratori, la Filcams di Bologna.
Pizzabo è nata nel 2010 da Christian Sarcuni, 31 anni, a Bologna, dove la startup che gestiva le consegne a domicilio delle pizze per conto delle pizzerie della zona è nata e cresciuta. Bene e tanto, fino ad avere un mercato così grande da attirare le mire di Rocket Internet che in quel periodo apriva il portafogli spesso in Europa per comprarsi startup del food delivery. Nel 2015 se la compra per 51 milioni. Un anno dopo la rivende a JustEat per una manciata in meno (cifra non ufficiale, ma dovrebbe aggirarsi intorno ai sette milioni in meno) in un’operazione che ha tutto della spartizione di aree di influenza da parte dei due maggiori player mondiali del food delivery.
Un mese dopo il buyout, arriva la richiesta di JustEat all’azienda (oramai di fatto sua, avendone comprato il 100% e tutti i contratti da Rocket Internet) di spostarsi a Milano, dove ha sede in Italia la holding londinese. JustEat promette di tenerli tutti e 34. Non ci sono esuberi. Ma preferisce che si lavori tutti insieme a Milano. Ma, come riporta Repubblica.it ad alcuni dipendenti la cosa non piace. In parte perché sono quasi tutti bolognesi, come ricordava Sarcuni in un’ intervista rilasciata a StartupItalia.eu. In quella intervista al suo team attribuiva tutto, la crescita, i successi, i meriti della sua scalata. E già lasciava trasparire che qualcosa sarebbe successo. Alla domanda come l’avessero presa i suoi dipendenti aveva risposto: «Oggi sono straniti, come me. E’ stato un fulmine a ciel sereno per tutti. Oggi ho cercato di spiegare loro quello che sarà della società, ma sono fiducioso, abbiamo lavorato bene, alla fine cambieremo solo holding di appartenenza e cominceremo a lavorare insieme a quelli che fino a ieri erano i nostri principali nemici». Oggi Sarcuni perché all’estero. E il sindacato che rappresenta i lavoratori, la Filcams di Bologna, non risponde al telefono per un’assemblea che si protrarrà fino al pomeriggio.
a.r
@arcamasilum