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Il primo, Matteo Rizzi, una vita allo Swift, la società internazionale che ha dato il nome, nel gergo tecnico bancario, ai bonifici esteri. Ha lasciato Swift dopo 13 anni per dedicarsi a tempo pieno a investire in startup L’altro, Roberto Ferrari, è il direttore generale di CheBanca!, una banca costruita come una startup, con al suo interno addirittura un dipartimento speciale dedicato agli Upstream Projects: in altre parole, il vivaio di startupper e tecnologie disruptive. Insomma, entrambi non sono solo appassionati, ma tra i massimi esperti di fintech italiani e, probabilmente, d’Europa.

Li abbiamo incontrati a Milano, dove insieme stanno preparando la prossima edizione del Fintech Stage e dei CheBanca! Italian Fintech Awards (5 e 6 maggio, al Talent Garden Milano Calabiana). Visto che anche questo è un giornale disruptive, abbiamo proposto a Rizzi e Ferrari un’intervista doppia. Hanno accettato di sottoporsi volentieri – e a scatola chiusa – a questo esperimento.

Matteo Rizzi (a sinistra) e Roberto Ferrari (a destra)

Matteo Rizzi (a sinistra) e Roberto Ferrari (a destra)

 

“Chi siete, quanti siete, che cosa portate?”

Le tue genaralità: chi sei, quanti anni hai, da dove vieni, che lavoro fai

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Matteo Rizzi
46 anni, Sestri in Levante, fintech expert, investor e co-founder di Fintech Stage

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Roberto Ferrari
50 anni, Napoli, direttore generale di CheBanca, sposato, 2 figlie, una cagnetta

Descrivi la tua giornata-tipo

matteo-rizzi_celesteMi sveglio, faccio sport per 10 minuti (tipo Crossfit), mangio tutto quello che posso mangiare, bevo un limone spremuto e poi invento una giornata diversa tutti i giorni.

roberto-ferrari_gialloMi sveglio, porto le figlie a scuola, vado in ufficio, passo la giornata in ufficio, torno a casa. Distrutto.

Perché hai scelto questo lavoro?

matteo-rizzi_celesteAvevo bisogno di un lavoro che stimolasse.

roberto-ferrari_gialloPerché è uno dei pochissimi lavori corporate che è stimolante.

Hai fatto sempre lo stesso lavoro?

matteo-rizzi_celesteNe ho cambiati tanti… da Swift, a co-fondatore di startup, a investor, a direttore commerciale hardware in 3 Paesi diversi…

roberto-ferrari_gialloHo sempre fatto lo stesso mestiere, che è quello del manager. Però ho cambiato settori: sono passato da dentifrici e saponette a banche digitali.

Fintech for dummies

Spiega il fintech a mia nonna - Rizzi

 

Spiega il fintech a mia nonna - FERRARI

Cosa sanno del fintech gli italiani?

matteo-rizzi_celesteVisto che è la seconda edizione di Fintech Stage, in linea di massima qualcosa dovrebbero saperlo, e, non voglio dirlo perché ho Roberto qui accanto, ma è anche grazie a banche aperte come la sua.

roberto-ferrari_gialloSecondo me gli italiani usano quotidianamente il fintech ma non sanno che è fintech. Ad esempio usano piattaforme che prima non avevano mai visto, tra app di pagamenti, robo-advisor, crowdfunding, eccetera. Li usano, ma non sanno che è fintech. Sanno che è roba nuova, digitale, del mondo finanziario.

E negli altri Paesi?

matteo-rizzi_celesteFintechStage divide il mondo in 4 ecosistemi diversi: disconnessi, disorganizzati, organizzati e riconosciuti. Riconosciuti sono Londra e New York, ma la maggior parte dei paesi sviluppati oggi sono o disorganizzati o organizzati. E la differenza è quando il governo o un’entità diciamo “super partes” comincia a fare da impulso all’ecosistema. L’Italia non è molto avanti. Ci sono solo germogli di fintech. Non c’è ancora un’entità organizzata che tiene tutto assieme. FintechStage fa la sua parte, sarebbe ancora più interessante che il mio quasi omonimo ci mettesse un po’ del suo.

roberto-ferrari_gialloIl fintech ha un fortissimo potenziale, proprio partendo dal fatto dei governi, in realtà il fintech sta attecchendo dove non era neanche immaginabile. Però terrei d’occhio paesi come l’India, ad esempio. Se parliamo in termini di investimenti e di soldi sicuramente ci sono gli Stati Uniti, la Cina, l’Inghilterra, Singapore, Hong Kong, un po’ di Australia, eccetera. Ma, ripeto, non sottovaluterei quello che sta succedendo nei paesi a sud del mondo.

Banche

A che età hai aperto il tuo primo conto corrente?

matteo-rizzi_celeste16 anni, credo

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Perché hai scelto quella banca piuttosto che un’altra?

matteo-rizzi_celesteHo scelto la banca dei miei.


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Era la banca sotto casa.

Ok, adesso tira fuori il portafogli….

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Quanti soldi ci sono?

matteo-rizzi_celeste400 euro…

In contanti… Alla faccia del fintech, Rizzi!

Prova te a pagare il taxi a Milano (scherza, ndg). Non ho il bancomat.

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E Ferrari?

roberto-ferrari_giallo50 euro, no… 100. Ecco, 105 euro. «Però hai lì una marea di scontrini», gli dice Rizzi.

Scenari

Se apro un conto in banca ci metto una vita, online lo faccio in 10 minuti…

matteo-rizzi_celesteAnche in 2, in Estonia. Lì c’è la cittadinanza digitale, e in quanto cittadino digitale sei subito riconosciuto dal sistema. In italia siamo anni luce da questo improvement tecnologico. Devi scannerizzare i documenti, eccetera…

roberto-ferrari_gialloE’ verissimo. Ci sono 2 veri problemi, uno regolamentare e uno tecnologico. La banca deve rispettare le normative, e le normative sono diverse di Paese in Paese. In Estonia c’è un contesto tecnologico e di regole che è completamente diverso dal nostro. Qui la normativa non aiuta, la tecnologia non aiuta.

Come saranno le banche tra 5 anni?

matteo-rizzi_celesteVisto che è 20 anni che sono fuori dall’Italia e non ho conti in Italia è difficile rispondere. Ma un excursus di 5 anni a mio avviso è troppo corto. 5 anni fa, come adesso, devo utilizzare gli stessi documenti per aprire un conto, devo aspettare 5 giorni per un bonifico estero. Per quel poco che posso capire non bastano, a meno che questa digitalizzazione del governo non abbia una declinazione anche sui financial services.

roberto-ferrari_giallo Credo tempi di evoluzione delle banche sono più lunghi. Rispetto a 5 anni fa non sono cambiate moltissimo, la novità sono le app. Se le guardi rispetto a 10-15 anni fa sono cambiate parecchio perché allora l’internet banking quasi era inesistente ed oggi ci sono 17 milioni di correntisti online. Bisogna avere la vista un po’ più lunga. Tra 5 anni ci saranno forse più utenti, ma ci saranno lo stesso almeno 20 mila sportelli.

Fintech e banche: chi uccide chi?

matteo-rizzi_celesteAlla fine le collaborazioni di maggior successo saranno quelle dove banche e startup troveranno un terreno di accordo. Tutte le banche nuove, digitali, le banche che sono anche startup, insomma, non credo che abbiano un peso tanto forte da dire “abbiamo distrutto una banca”. Se prendi il lending, ad esempio over all tutti gli investimenti fintech oltre il 45% sono andati su lending, soprattutto investimenti di banche. Vero è però che Lending Club, ad esempio, ha iniziato come competitor puro delle banche, e alla fine sta facendo una partnership con grandi banche.

roberto-ferrari_gialloQuello che sta succedendo e succederà è la creazione di diversi business model, della banca che fa tutto per tutti. E delle fintech che fanno cose specifiche: crowdfunding, payments, lending, trading, eccetera. Molto verticali, insomma. Ci saranno molti business model diversi e concorrenti tra loro: le universal bank, banche più specializzate, e poi grappoli di fintech.

Siamo in una fase di distruzione creativa, dove nasceranno le Amazon del futuro. Oggi ci sono circa 2 mila fintech, mi aspetto tra 10 anni di trovarne non più di 300.

E poi, attenzione al terzo incomodo: gli over the top, le grandi internet company. Che secondo me, almeno per quanto riguarda il settore dei payments, è un mondo aggredibile dai vari Google, Facebook, eccetera.

Quindi alla fine tra i 2 litiganti…

roberto-ferrari_gialloLe banche hanno un solo modo per resistere a questo. Creare una piattaforma unica bancaria… In passato lo hanno già fatto: il consorzio bancomat. Il bancomat lo hanno inventato le banche. Devono tornare a fare quello che hanno fatto negli anni ’80 e ’90.  Il primo motivo per cui una persona possiede un conto corrente è per gestire i pagamenti. Quindi c’è un rischio vero: che le banche diventino fornitori di credito e investimenti. Perdono un asset.

matteo-rizzi_celesteC’è anche da dire che è un po’ ineluttabile. Prova a chiedere a mio padre, che ha 70 anni, di fare un bonifico online… io spero che alla sua età per me sarà una cosa assolutamente normale. Quando chiedo a mio figlio di scrivere una cosa, ad esempio, me la scrive su Whatsapp. Quindi, tradotto: se non ci si arriva per una disruption tecnologica ci si arriva per un cambio generazionale. Il fintech diventerà il punto di partenza, mentre oggi è un punto d’arrivo.

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Ecosistemi fintech

Per le startup fintech che vogliono scalare, meglio Usa o Uk?

matteo-rizzi_celesteSe sei europeo è più facile Londra, perché la green card è complicata da ottenere. E poi ci sono tanti altri fattori. Io stesso ho 2 startup a Londra, che ho creato online con 15 pound di capitale. Fintech stage è una di queste, ad esempio.

roberto-ferrari_gialloLondra. Ci è nata anche mia figlia. Sicuramente New York e Silicon Valley hanno molti più soldi, ma devi vedere l’insieme. Londra ha il vantaggio di essere una capitale finanziaria mondiale che ha saputo aprirsi al fintech in maniera eccezionale. Quelli della Silicon Valley sono out of the box.

E a Londra “spedirete” chi vince gli Italian Fintech Awards…

roberto-ferrari_gialloSicuramente Londra per il fintech è la più importante in Europa e una delle 3 più importanti al mondo. E poi l’italiano tende a guardare soprattutto al business europeo.

matteo-rizzi_celesteA Londra nel giro di 2 giorni si possono incontrare 10 banche, tutte di taglia superiore rispetto a quelle italiane. Potevamo scegliere anche Bruxelles, o Amsterdam, o Berlino. Per dare un’idea di come funziona direi che quello è il posto migliore.

Spiega alla mamma dello startupper che non stai vendendo fumo a suo figlio

matteo-rizzi_celesteUna delle cose belle del fintech è “celebrate failure”. E’ un iter che ti arricchisce un sacco. A una mamma direi di suggerire al figlio di andare fuori, imparare le lingue. Quando un’amica di mia madre chiede che lavoro faccio lei risponde che lavoro in banca, perché non sa bene neanche lei quello che faccio. Comunque, se un ragazzo, universitario o meno, che si affaccia al mondo del lavoro fa l’imprenditore accumula un tesoro di esperienza. Imprenditore, in fondo, si nasce, e se ha la fortuna di capirlo subito è bene che lo faccia il prima possibile. Io l’ho capito un po’ tardi…

roberto-ferrari_gialloSono d’accordo con Matteo: devi nascere imprenditore, altrimenti pasti gratis non ce ne sono. In passato forse sì, ma nel fintech non ci sono pasti gratis. Confesso: vorrei avere qualche anno in meno, perché secondo me oggi il fintech sta al settore bancario come l’eCommerce stava al retailing 15 anni fa, quando è scoppiata la bolla. Nei prossimi 10-15 anni queste soluzioni troveranno la loro strada per cambiare i modelli di erogazione dei servizi bancari.

Chi entra oggi nel fintech avrà modo di partecipare a questa enorme trasformazione.

Detto questo è una battaglia, è una guerra. Per cui devi tirare fuori le unghie. Un giovane ha un potenziale enorme, e onestamente per un ragazzo che ha voglia di fare tutto ciò è entusiasmante. Chi oggi ha 25 anni potrebbe fare tanto: hanno proprio una marcia in più.

La domanda impossibile

Sei sulla torre. Chi butti giù, bitcoin o blockchain?

matteo-rizzi_celesteBitcoin, senza esitazione. Sono una cosa affascinante ma di quelle che le ami oppure le odi. Blockchain ha un potenziale molto più profondo. Molti ne parlano e quasi nessuno ha trovato un’applicazione che sia universalmente accettata. Ho passato 13 anni a Swift, e credo che oggi un’industria come quella, se dovessimo rifarla da zero, potrebbe passare proprio dalla blockchain. Tornando ai bitcoin, ammiro quelli che ci hanno creduto 15 anni fa: oggi magari si ritrovano qualche milione…

roberto-ferrari_gialloSono d’accordo. I bitcoin hanno un grande merito, ovvero quello di farci scoprire la blockchain. E poi, ci hanno messo di fronte alla necessità di una global currency. La blockchain può cambiare l’infrastruttura del sistema interbancario nel mondo, e poi ha dei potenziali pazzeschi per digitalizzare l’economia nel suo complesso. E comunque è affascinante. Se guardiamo anche agli investimenti su blockchain siamo all’anno uno. Se fossi un venture investirei in un progetto blockchain che mi convince. Adesso.

Aldo V. Pecora
@aldopecora

Twitter degli intervistati: @matteorizzi@ferrarirobtweet