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Un round (e uno solo) che vale quattro unicorni e mezzo. Ant Financial, la società padrona di Alipay, ha raccolto 4,5 miliardi di dollari, mettendo così a segno il maggiore round della storia per una tech company. Un affare tutto fintech e cinese, che fa lievitare il valore della società a 60 miliardi di dollari.
Ant Financial ha spazzato via i record precedenti, ottenuti dai 3,3 miliardi di Meituan-Dianping (biglietti e prenotazioni online) e i 3 di Didi Kuaidi (la Uber cinese). Un podio tutto asiatico. Uber (quella occidentale) è arrivata al massimo a 2 miliardi e Airbnb a 1,5. Lievita anche la valutazione della società, che un anno fa gravitava intorno ai 50 miliardi. Ma cosa ha fatto Ant Financial per meritarsi tanto?

La FormiChina

Non solo Alipay

La compagnia nasce alla fine del 2014, quando Alibaba decide di farne uno spin-off prima di quotarsi. Un contenitore dedicato al fintech, che passa soprattutto da Alipay, la piattaforma di pagamento sulla quale poggia il regno di Jack Ma. Una piattaforma che ha nel marketplace la propria (ricca) base, da 5,3 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre. Ma che ormai gode di vita propria, ampliandosi ai pagamenti p2p e a quelli in negozio. E non solo: Ant Financial ha in pancia anche MyBank, istituto digitale di Alibaba che punta ad ampliare la platea dei soggetti che in Cina non hanno accesso ai servizi finanziari. Senza dimenticare Sesame Credit, un sistema che valuta il rischio di credito oltre i consueti parametri bancari.

Perché Ant Financial vale coì tanto

Mai come in questo caso, i numeri raccontano molto. Ant Financial dichiara di raggiungere 450 milioni di utenti. PayPal non arriva a 200 milioni. Il grosso passa da Alipay. Ma non sono certo bruscolini i 20 milioni di prestiti concessi alle piccole imprese da MyBank e soprattutto quei 140 milioni di utenti raggiunti dagli altri servizi finanziari nelle aree rurali della Cina. Ed è proprio questa una delle chiavi del round dei record. Le potenzialità di crescita sono enormi, grazie al faro acceso da Alibaba e governo cinese sulle aree vergini. Passando da eCommerce e fintech.

Il piano di Alibaba prevede, entro il 2019, 100 mila nuovi hub nei villaggi per un investimento da 1,5 miliardi di dollari. I ritorni potrebbero essere poderosi. Già oggi le vendite online nelle zone rurali crescono a ritmo doppio rispetto a quelle urbane. Gli investimenti ad alto potenziale, poi, non si fermano in Cina. Poco più di un anno fa, Ant Financial ha rilevato il 25% dell’indiana One97, la società che controlla Paytm, altra piattaforma di pagamenti in crescita esponenziale, con 122 milioni di utenti attivi e 52 milioni di transazioni al mese (al momento dell’investimento gli utenti erano 23 milioni).

Il governo prende posizione con vista Ipo

Insomma: Ant Financial è una società-ecosistema, nella quale si intrecciano tecnologia, affari e politica. Sì, perché il governo non si limita a dirigere ma investe. E il round destinato ad Alipay & Co. stringe ancor di più il rapporto tra il partito e Jack Ma.

Cyril Han, vice presidente della società, intervistato dal Wall Street Journal ha espresso il proposito di “quotarsi sia sul mercato domestico che all’estero” a breve. In sostanza questa iniezione di capitali è, con tutta probabilità, l’ultimo round privato prima del mare aperto della borsa. La cifra, quindi, è lievitata anche perché gli investitori hanno voluto prendere posizione in vista dell’Ipo. E spesso si scrive “investitori” ma si legge “governo”. Tra i nuovi arrivati spicca la China Investment Corp: il fondo sovrano cinese avrebbe sborsato l’equivalente di 740 milioni di dollari. Cui si aggiungono quelli di CCB Trust (controllato da China Construction Bank). Hanno invece rimpolpato la propria quota China Life, China Post Group, China Development Bank Capital e Primavera Capital. Il round ha Pechino come fonte e come destinatario. Un round chiuso, come quell’ecosistema che Alibaba vuole creare a braccetto con lo Stato.

Paolo Fiore
@paolofiore