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Corre l’anno 1984. Pat e Julien Green, marito e moglie, inglesi, sono ignari del fatto che stanno per entrare nella storia del web. Protagonisti di un programma televisivo, “Database” spiegano come collegarsi a Internet. E soprattutto, come inviare una email. «Vedo che il vostro computer è collegato alla linea telefonica, potete spiegarci come è possible?» chiede la conduttrice. Procedure macchinose che oggi fanno un po’ sorridere, ma anche riflettere sui passi da gigante compiuti dalla tecnologia in poco più di 30 anni.


In principio era Prestel

La coppia spiega tutte le procedure necessarie per collegarsi a Internet e inviare un messaggio da un computer all’altro. Il video mostra un modem di grandi dimensioni collegarsi a un network che si chiama Prestel (dove “pre” non sta per preistoria, ma è un’abbreviazione della parola “press” e “tel” di “telephone”). Cos’era? In sostanza si trattava di un servizio interattivo di videotex, uno dei primi esempi di rete per la diffusione di dati e messaggistica. Il brand apparteneva a una divisione dell’Ufficio postale britannico. Il servizio fu in vita diversi anni, dal 1979 fino al 1994, quando fu venduto. Prestel non ebbe un grande successo, forse anche a causa dei prezzi: per avere una pagina da gestire dovevi spendere 16 mila sterline l’anno.

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Come funzionava

Prima di collegarsi la coppia deve connettersi via telefono e, per farlo, usa un telefono a rotella. Dopo essersi connessi (con un suono ben peggiore del 56K che i trentenni di oggi ricorderanno) Pat e Julien si loggano su Micronet, l’interfaccia di Prestel, attraverso la quale era possibile ricevere notizie, informazioni, scaricare programmi. Navigano a un velocità di 1.200 bits per secondo (avete capito bene, “bits”, non “mega”). La password d’accesso è “1234”, una scelta che oggi fa un po’ arrossire, un po’ meno se contestualizzata negli inizia degli anni Ottanta. Oltre alla parte informativa, Micronet possiede una funzione che Pat descrive come “la più incredibile di tutte” e cioè il servizio di mailbox “con il quale posso scrivere ad altre persone”. Pat spiega che usa email per chiedere al suo medico di prescriverle un farmaco e per dimostrare l’uso, invia una email allo studio della trasmissione. La email viene poi stampata per svelare “la magia” al pubblico.

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Ray Tomlinson, il papà delle email

La coppia nel video usa le email a metà degli anni Ottanta. Ben 14 anni prima, negli Usa, un programmatore di nome Ray Tomlinson, dipendente della Beranek and Newman allo sviluppo di Arpanet, la prima versione di Internet. Nel 1971 pensa di inviare un messaggio tra computer diversi. Ne parla con un amico e gli dice di “non dirlo a nessuno perché non era quello su cui stiamo lavorando”. La prima email della storia la invia a se stesso. Interrogato più volte in questi anni dice di non ricordare qual era il messaggio. «Probabilmente era qualcosa come “QWERTYUIOP”» prova a ricordare. Appena è soddisfatto del programma lo estende ai suoi colleghi. Come? Con una email nella quale spiega come inviare messaggi sulla Rete.

Scomparso recentemente all’età di 74 anni, Tomlinson è stato anche il primo a usare il simbolo @ per separare il nome del destinatario da quello del dominio. Poi i social se ne sarebbero riappropriati per “taggare e “menzionare”. Anche se la @ resta legata al destino delle email: oggi ne inviamo 200 miliardi, 2,5 milioni al secondo, e 4 miliardi di persone hanno un account di posta elettronica. Per il suo contributo all’evoluzione del web, Tomlinson è stato inserito nella Internet Hall of Fame.

(a cura di Aldo V. Pecora e Giancarlo Donadio)