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In un video pubblicitario del 1984 si decantano tutte le virtù del Macintosh, il primo pc al mondo con interfaccia visuale destinato a riscrivere la storia dell’informatica. Ma chi appare all’improvviso, dopo 32 secondi? Bill Gates, proprio il papà di Microsoft che loda le virtù del personal computer di Steve Jobs: «È una grande macchina, nella velocità e nel modo in cui la grafica viene usata, è un dispositivo che tutti potranno utilizzare. Utilissimo», dice il giovanissimo Gates.


Perché Gates promuove il Mac

Per capirlo bisogna raccontare un pezzo di storia che forse non tutti conoscono. In quegli anni, Gates e Microsoft rappresentavano uno dei partner fondamentali in Casa Apple per lo sviluppo di quello che poi è stato il primo Mac. Walter Isaacson nella sua biografia su Steve Jobs del 2011, racconta le origini della complessa relazione tra i due, quella che Fortune ironicamente battezza con il termine di “frenemies”, fusione tra i termini “amico” e “nemico”. Isaacson racconta che la prima volta che Jobs e Gates si incontrano è alla fine degli anni Settanta quando Microsoft ha già una proficua collaborazione con Apple II (si occupa di progettare software). Quando Jobs inizia a sviluppare l’idea del Macintosh vuole creare una versione di BASIC, un linguaggio di programmazione semplice, e alcune applicazioni (Excel e Word, le principali). Allora chiama proprio Gates per spiegarli la sua visione del Mac e commissionargli il nuovo lavoro. Il papà di Microsoft prende il nuovo compito molto sul serio e impiega un intero team sul progetto «Avevamo più persone a lavorare sul Mac di quanto ne stesse impiegando la Apple stessa», ricorda Bill Gates.

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Le ossessioni di Jobs e i primi problemi con Gates

C’è molta stima tra i due. Jobs considera Gates il migliore sviluppatore software dell’epoca e d’altro canto Gates apprezza moltissimo il nuovo Mac: «Di tutte le macchine che ho visto, il Macintosh è l’unica in grado di catturare l’immaginazione delle persone» spiega un in un’altra cicca della Rete: è il 1983 quando Jobs in un evento Apple presenta alcuni “software’s Ceos” che collaborano con Apple e in una divertente gara (che imita il Gioco delle Coppie) si contendono il “cuore” di Jobs.


Ma i rapporti tra i due iniziano poi a incrinarsi. In quel periodo Microsoft sta producendo un sistema operativo, conosciuto come DOS, su licenza di IBM. Man mano che Jobs e il suo team lavorano a stretto contatto con Gates aumentano le paura che lui possa copiare alcune caratteristiche dell’interfaccia grafica del Mac. Andry Hertzfeld, un membro del primo team del Macintosh nota che troppe volte gli ingegneri di Gates fanno domande dettagliate su come funziona il sistema operativo di casa Apple: «Ho detto a Steve che sospettavo che Microsoft avrebbe clonato il Mac» racconta Hertzfeld. D’altronde, Gates all’epoca non hai mai nascosto che le interfacce grafiche erano il futuro dei personal computer e pensa che Microsoft ha lo stesso diritto di utilizzarle, come Apple ha fatto, copiando a sua volta quelle di Xerox.

Per tutelarsi Jobs gioca sul contratto e fa promettere a Gates di non creare software grafici per altri concorrenti fino all’uscita del Mac nel gennaio del 1983. Ma fa male i calcoli. Il Macintosh ritarda il suo lancio di un anno e Gates, svincolato dal patto, nel novembre del 1983 e sviluppa un nuovo sistema operativo con finestre e icone, chiamato Windows. La reazione di Jobs è furiosa. Ordina ai suoi di portare Gates in ufficio subito. Quando arriva si trova circondato da Jobs e da altri 10 dipendenti di Apple: «Ci hai copiato», gli inveisca. «Ci siamo fidati di te e tu ci hai derubato». La replica di Gates è esilarante: «Vedi Steve, c’è un altro modo di vedere le cose. Entrambi avevamo dei vicini ricchi, chiamati Xerox, e ci siamo intrufolati in casa loro per rubare la tv, e quando ho messo piede nell’appartamento mi sono reso conto che già non c’era. L’avevi fregata prima te».

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C’eravamo tanto odiati

Leggendo poi il seguito del loro rapporto, viene da pensare a una coppia di anziani signori che vive e si sopporta da anni insieme (stile Casa Vianello, per intenderci). Come non citare, ad esempio, una battuta al vetriolo di Steve Jobs: «Sono amareggiato. Non dal successo di Microsoft, non ho nessun tipo di problema nei confronti del loro successo, se lo sono guadagnato perlopiù. Ecco ho un problema riguardo al fatto che i loro prodotti siano di terza categoria».

Jobs e Gates si sono amati, odiati, separati, incontrati di nuovo, fino al triste epilogo e la lettera che Gates scrive all’amico/nemico in punto di morte, quando già le speranze di una guarigione sono svanite. Lo racconta al Telegraph: «Gli ho scritto che doveva sentirsi orgoglioso di quello che aveva costruito e dell’azienda che aveva realizzato…».

(a cura di Aldo V. Pecora e Giancarlo Donadio)