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«Bene, siamo davanti agli elefanti. La cosa più bella di queste creature e che hanno una proboscide molto lunga. Ed è tutto quello che c’è da dire». Quello che sembra il discorso di un bambino è la “sceneggiatura” del primo video caricato nella storia di YouTube, il 23 aprile del 2005. Il protagonista è Jawed Karim, allora 27enne, che insieme a Chad Hurley e Steve Chen, fonda la startup che crea la televisione del terzo millennio (libera e su misura). E trasforma 3 nerd in milionari dopo 21 mesi dal lancio.

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Primo lavoro: disegnare il logo di Paypal

Chad Hurley è la mente creativa del gruppo nonché il “collante” tra gli altri due co-founders. L’arte è la sua vita da bambino, ama realizzare piccole sculture e disegni con la pittura ad acquarello. Da ragazzo scopre l’informatica e negli studi alla Indiana University of Pennysilvania, unisce le sue passioni e si specializza in web design. Poco prima di laurearsi legge un articolo su una nuova azienda che cerca personale: è PayPal, una startup che sta rivoluzionando il mondo dei pagamenti. Invia un suo curriculum e ottiene un colloquio. Max Levchin, uno dei papà di PayPal, gli chiede come prima prova di disegnare il logo dell’azienda. Il giovane non delude le aspettative e Levchin gli offre un ruolo come primo designer. Dopo l’exit a eBay per 1,54 miliardi nel 2002, ottiene un buon gruzzoletto e tanti benefit. Ma l’oro vero è l’opportunità di incontrare due ragazzi e ideare insieme il business del secolo.

Lì conosce il futuro team di YouTube

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Gli altri due cofounder sono anche loro ex ingegneri di PayPal. È nella startup fintech che i loro destini si incrociano con quelli del giovane designer. Sia Jawed che Steve studiano informatica alla University of Illinois. Diventano presto amici e discutono spesso su come potrebbero mettersi in proprio. Inizialmente, sono solo chiacchiere. Nessuno di loro ha una chiara idea di cosa si potrebbe fare insieme. Si incontrano nell’appartamento di Steve a San Francisco. E arrivati a questo punto le storie divergono. La prima versione è quella che è stata più raccontata vede come protagonisti Chad e Steve che sono a una festa. Siamo nel gennaio del 2005. I due girano dei video per documentare le follie della serata, ma non c’è un posto per condividerli sul web in modo immediato: «Eravamo lì e gli invitati facevano foto e giravano video con i loro telefoni. Volevamo condividerli e abbiamo provato a trasferirli via email, ma il processo era troppo complesso. Allora abbiamo pensato che con tutti i dispositivi digitali in circolazione non c’era ancora una piattaforma che facilitasse la condivisione di clip sul web» spiega Chen in un’intervista a una trasmissione televisiva americana, Charlie Rose, postata manco a dirlo su YouTube.


La prima versione sulle origini di YouTube non fa contenti tutti. A infuriarsi è il terzo cofounder, Jawed, che viene completamente messo a margine della storia. Lui alla festa effettivamente non c’è e nelle interviste non perde occasione per offrire una versione completamente diversa dei fatti. Nella più famosa a Usa Today dal titolo emblematico “Surprise! There’s a third YouTube cofounder” sfoga tutta la sua frustrazione e spiega che in realtà l’idea è nata a seguito di due eventi, uno “leggero” che vede come protagonista Janet Jackson al Super Bowl nella scena famosa del vestito che si abbassa e lascia vedere il seno della cantante. L’altra tragica è il dramma dello tsunami. Jawed racconta della sua difficoltà a reperire video sui due eventi online e da qui il bisogno di creare una piattaforma dove trovarli, YouTube, appunto. La querelle continua e i tre non se la mandano a dire, gli altri cofounder in un articolo del Time, accusano “Jawed di cercare ogni pretesto per farsi notare”. D’altronde, è lui stesso che lascia prima l’azienda per terminare gli studi a Stanford, mantenendo un ruolo di advisor.

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L’ispirazione da un antenato di Tinder

All’inizio i 3 lavorano a una versione video di un sito di dating che si chiamava HOTorNOT, una sorte di Tinder ante litteram, dove gli utenti scelgono i partner da incontrare sulla base dell’avvenenza fisica e possono condividere diversi contenuti: «Sono rimasto impressionato da HOTorNOT, perché era la prima volta che qualcuno progettava un sito dove chiunque poteva caricare contenuti che gli altri vedevano. Era un nuovo concetto: fino ad allora erano i proprietari dei siti a fornire contenuti, qui stava avvenendo il processo contrario» spiega Chad che diventa Ceo. L’idea è di realizzare una versione video del sito di dating, ma i tre si rendono conto che l’idea è “troppo di nicchia”. Come troppo specifica è anche la successiva, quella di creare un sito per mettere in video le aste sul web. Nel maggio 2005 una versione beta del sito va online. I fondatori si rendono conto che i primi utenti postano qualsiasi genere di video. Provengono, soprattutto, da MySpace, inseriscono link di YouTube nei loro profili (Per diversi anni MySpace rimane la fonte di traffico più importante per YouTube in Usa, ndr): «Ci siamo seduti a un tavolo e abbiamo deciso di lasciare gli utenti liberi di condividere ciò che volevano», ha spiegato il Ceo .

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Ronaldinho che fa 1 milione e l’investimento di Sequoia

I grandi inserzionisti e investitori iniziano ad accorgersi di YouTube nell’ottobre del 2015 quando un video di Nike con protagonista Ronaldhinho raggiunge 1 milione di visualizzazioni. Il primo a capire il potenziale del business è Roelof Botha, uno dei partner di Sequoia Capital. Come spiega il Wall Street Journal, in una lettera di nove pagine indirizzata ai soci del venture capital spiega perché era il momento giusto di investire sulla startup: «Hanno creato un sistema molto semplice da usare e veloce per generare contenuti, e favorire l’advertising online. Hanno sviluppato dei codici che permettono di postare i video direttamente all’interno di altri siti» scrive Botha che è entusiasta e sa che non c’è tempo da perdere poiché sa che altri venture si sono avvicinati a YouTube e che, per fortuna, ancora poche grandi multinazionale nei media si sono interessati al fenomeno. Botha sa essere convincente, gli altri partner dicono sì e parte l’investimento in due tranche per un totale di 4 milioni di dollari. Un bel colpo non c’è che dire. La successiva acquisizione da partr Google (di 1,65 miliardi di cui tra poco scriveremo), porta nelle tasche del venture 500 milioni, un valore 57 volte più grande dell’investimento. In totale la startup raccoglie 11,5 milioni, ci crede anche Artis Venture che investe un anno dopo. Intanto, il sito continua a crescere. Nel 2005, sono 8 milioni di visualizzazioni al mese. Nel 2006 diventano 100 milioni al giorno, con 65 mila nuovi video caricati giornalmente. Dopo l’investimento di Sequoia, l’azienda trasloca. Qui i video dei festeggiamenti per la nuova sede.


Così cambia per sempre il mercato dei video online

Quando il motore di ricerca di Mountain View pensa di impossessarsene YouTube ha già sbaragliato tutti i concorrenti e Google stessa che ha lanciato il servizio Google Video. I numeri parlano chiaro. La piattaforma di video sharing detiene il 45,6% del mercato. Seconda si posiziona MySpace Video con il 22,9% poi Google Video (10,25%) e infine Yahoo! (6,06%) e come ultimo MSN Video (5,92%). Google Video è sotto e difficilmente avrebbe raggiunto la popolarità di YouTube. I due business, d’altronde, sembrano destinati a stare insieme: entrambi si basano sui concetti di ricerca e advertising. Eric Schmidt, l’allora Ceo, spinge fortemente per l’acquisizione: Chad e Steven gli ricordano Larry e Sergey, i fondatori di Google quando erano agli inizi della loro impresa. Dall’altra parte Chad e Steven sentono il bisogno di uno scudo sotto il quale difendersi, le polemiche e le denunce per violazione del copyright sono ormai all’ordine del giorno e nell’ambiente c’è paura che YouTube possa emulare le cattive sorti di Napster, il programma di file sharing di Shawn Fanning e Sean Parker, più che ridimensionato dalla decisione di un giudice di chiudere l’attività a causa della violazione ripetuta del copyright. I dubbi sulle violazioni dei diritti sono anche il motivo che crea dubbi tra gli investitori di Google, come racconta un articolo di TechCrunch.

Ma YouTube non è Napster. I founder cercano ripetutamente accordi con diversi big, siglando partnership con CBS, Universal Music Group, Sony e Warner Music, muovendosi in due direzioni: offrendo la possibilità di remunerare attraverso l’advertising e sviluppando tecnologie ad hoc per aiutare le multinazionali a reperire contenuti non autorizzati e a rimuoverli.

Figura fondamentale per la buona riuscita dell’exit è Susan Wojcicki, e se il suo nome non vi dice nulla dovete sapere che è nel suo garage che è nato Google. Dopo aver gestito brillantemente l’advertising dell’azienda (è lei dietro la creazione di AdSense, tanto per dirne una), si occupa di Google Video ed è lei che propone per prima l’acquisizione. Pare che si sia convinta dopo aver visto un video di due ragazzi in Cina che ballano una canzone dei Backstreet Boys, “As Long As You Love Me” che le fa capire “come grazie a YouTube tutte le persone possono creare dei contenuti senza bisogno di essere in uno studio di registrazione. Susan oggi è l’attuale Ceo di YouTube e questo è la clip che l’ha convinta.


L’exit a Google

Sono passati solo 21 mesi dal lancio di YouTube. A ottobre del 2006 Google compra la startup con 1,65 miliardi in azioni, all’epoca la sua più grossa acquisizione. Steve riceve 625,366 azioni e altre 68 mila in una fase successiva della trattativa. Dopo un anno il valore dei titoli è pari a 326 milioni di dollari. Chad riceve 694,087 azioni più altre 42 mila pari a 345 milioni. Ultimo Jawed che ottiene 137mila azioni che valgono 64,6 milioni (fonte Wall Street Journal).

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YouTube, la televisione più vista al mondo

YouTube oggi ha 11 anni, e numeri da capogiro: 1 miliardo di utenti, 4 miliardi di video visti al giorno, 40 minuti spesi in media dagli utenti sul mobile, con oltre l’80% del pubblico che ha un’età tra i 14 e i 17 anni. Da quando è nato Alphabet, il nuovo conglomerato che riunisce tutti i business di Mountain View non vengono più divulgati i dati ufficiali sui guadagni del servizio. Secondo una stima di Morgan Stanley YouTube avrebbe generato lo scorso anno revenue per 7,3 miliardi di dollari e quest’anno la cifra potrebbe superare quota 10 miliardi.

Negli ultimi anni la piattaforma ha cambiato volto e ha puntato sullo streaming musicale (servizi come Music Key, con canzoni trasmesse senza pubblicità, che tuttavia non è ancora decollato), sui film e nelle serie tv in anteprima, come The Interview, il film Sony con James Franco arrivato su YouTube nello stesso giorno del debutto cinematografico, scatenando più di una polemica, mentre  secondo Bloomberg nel 2017 potrebbe lanciare sottoscrizioni per offrire agli utenti un pacchetto di canali tv a pagamento. La strada tracciata da Susan Wojcicki sembra chiara: da piattaforma di video realizzati dagli utenti diventa sempre di più un mezzo di distribuzione di contenuti. Nel suo ultimo keynote sul palco del VidCon, la più grande conferenza che raggruppa le aziende e i creatori di video online, il Ceo ha annunciato le priorità di YouTube nei prossimi mesi che sono un buon compromesso tra la filosofia del “Broadcast Yourself” da cui è partito tutto, con più risorse per i creatori di contenuti (il servizio Creator Hub) e i nuovi trend dello streaming, i video in 3D e a 360 gradi. E la strada (nuova) dei contenuti on demand che vede la produzione di nuove serie per YouTube Red, la versione a pagamento del social, non ancora disponibile nel nostro Paese.

Giancarlo Donadio
@giancarlodonad1