firma email wapp 3

La Brexit non fa paura alle fintech britanniche. È proprio nei momenti di crisi che nascono le migliori opportunità. Questa è l’opinione di Cameron Stevens, fondatore di Prodigy Finance, startup con sede a Londra che offre prestiti agli studenti (140 milioni distribuiti a 4316 studenti e 12,5 milioni di dollari raccolti in due round, ndr). «La crisi finanziaria del 2008 ha dato vita all’ecosistema fintech londinese. L’instabilità non è una minaccia al talento» è la tesi che Stevens riporta su Huffington Post.

Problemi, ottimismo e opportunità

cameron stevens, ceo prodigy finance

Cameron Stevens

Il Ceo non nasconde tutti i timori dell’ecosistema dopo i risultati del referendum. Soprattutto, la preoccupazione di diverse startup che un potenziale blocco dell’immigrazione potrebbe provocare sul fintech che ha un continuo bisogno di talenti e culture diverse per crescere. E il cambiamento nei regolamenti, per esempio quelli che regolano il funzionamento delle carte di credito, come Visa. Oppure la paura che la Brexit potrebbe ridurre gli investimenti nel breve periodo.

Le sfide del fintech (e non solo) a Londra

Secondo Stevens la Brexit porterà le startup a ragionare subito in un’ottica internazionale dal primo giorno di vita. Una prospettiva contraria a quella di oggi, nella quale si parte “in piccolo” e si spera di diventare “unicorni”: «Ci sono centinaia di milioni di consumatori nei Paesi in via di sviluppo che hanno bisogno di accesso ai servizi finanziari. Il referendum non ha ridotto la nostra capacità di costruire aziende in grado di aiutarli». Il Ceo prosegue sottolineando che gli imprenditori nel fintech devono entrare in questi nuovi mercati e sfruttare i nuovi trend del tech come l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico per creare servizi efficienti su scala globale: «L’incertezza politica non ha ridotto queste opportunità».

Stevens conclude il suo intervento evidenziando come serva un cambiamento di atteggiamento. Secondo il Ceo, la Brexit porterà a una perdita di posti di lavoro, finanziamenti e fiducia dei consumatori sul breve termine. Ma sul lungo periodo porterà nuove opportunità, proprio come è successo dopo la crisi del 2008.

Rob Moffat (Balderton Capital): «Ricordate la crisi del 2008…»

robmoffat

Rob Moffat

Il partner di uno dei venture più importanti in Europa ricorda che un fattore cruciale nella crescita dell’ecosistema del fintech londinese è stata proprio la crisi finanziaria del 2008: «Un fiume di professionisti instancabili e intelligenti si è riversato nella capitale in cerca di un lavoro. Così è nato il fintech a Londra», spiega Moffat, che ritiene che l’intera industria non sarebbe mai nata senza la crisi della finanza.

Jeff Lynn (Seedrs): «L’instabilità non è una minaccia al talento»

jeff-lynn-seedrs

Jeff Lynn

Secondo il Ceo della piattaforma di equity crowdfunding Seedrs, Jeff Lynn, l’instabilità non è una minaccia al talento, «chi investe nel fintech è attratto dalle sfide, ed è per questo che spesso abbandona un posto sicuro in banca per creare un business nel settore» spiega Lynn che è ottimista e pensa che la Brexit finirà per attrarre nuovi talenti e costruire il sistema finanziario del futuro.