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Se c’è un spazio del mercato inesplorato nel quale l’innovazione del fintech è davvero ancora agli inizi (purtroppo), questo è il B2B. Secondo gli analisti di Finextra, le banche hanno offerto soluzioni poco innovative alle aziende nel campo del payment, lending, invoice finance e supply chain finance, aprendo così uno spazio in cui il fintech può fare la voce grossa. Ecco come banche e startup possono riempire il gap e dominare il business to business.

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Infinite le opportunità nel B2B

L’analisi di Finextra parte da un dato incontrovertibile, se è vero che molti progressi hanno visto il fintech protagonista nel B2C, poco ancora è stato fatto nel B2B. Un dato di fatto di cui sono consapevoli anche big della finanza, come gli analisti della Deutsche Bank che nel report, Global Transaction Banking white paper, FinTech 2.0, spiegano: «L’innovazione del fintech è per sua stessa natura una forza costante. E continuerà a cambiare il modo in cui interagiamo e gestiamo i business, soprattutto nello spazio del B2B nel quale l’ondata di rinnovamento è appena iniziata».

Il payment, ad esempio, vale 550 miliardi di dollari

Secondo uno studio riportato da LTP, il mercato globale dei pagamenti ha raggiunto lo scorso anno la cifra di 1,2 trilioni di dollari, 550 dei quali riguardano il payment B2B. Inoltre, gli analisti di Finextra stimano che le revenue del B2B, sempre nel payment, sono destinate a raddoppiare quelle nel B2C nel 2020. Questi numeri rappresentano insieme una minaccia per le banche e al contempo un’opportunità: gli istituti finanziari infatti potrebbero perdere il monopolio di questo mercato, a favore delle startup fintech, se non riusciranno a innovare. In altre parole, a offrire servizi a costi decisamente più bassi e più efficienti e veloci: «Le banche iniziano a sentire la pressione del fintech nel B2B» secondo Finextra.

Basta guerre, collaborando vincono banche e startup

Banche e startup sono legate a un doppio filo: nessuna può fare a meno dell’altra per sperare di ottenere successo. Gli istituti finanziari hanno esperienza del mercato, dei regolamenti (tra i quali sanno barcamenarsi meglio di chiunque altro), hanno una clientela su cui poter contare. Tuttavia, mancano della voglia di sperimentare e adattarsi alle nuove esigenze dei consumatori che contraddistingue le startup. Queste a loro volta, hanno bisogno delle banche proprio per le ragioni che abbiamo evidenziato poc’anzi e soprattutto per superare tutte le barriere alla loro crescita, come la necessità di capitali e un rapido adattamento alle normative sempre più restrittive. Riempire i vuoti e far leva sui punti di forza dell’uno e dell’altro diventa non solo auspicabile, ma necessario: «Il fintech può offrire alle banche soluzioni tecnologiche in grado di creare nuovi prodotti finanziari, allargando gli orizzonti tradizionali con la sperimentazione» scrive Finextra.

Anche le startup farebbero bene a collaborare tra loro

Le fintech operano in ambienti di sviluppo molto agili e per le banche può essere una sfida  ardua raggiungere da sole la flessibilità richiesta per sviluppare nuovi prodotti. La loro esitazione nasce soprattutto da alcuni pericoli che non vogliono correre per nessun motivo: il nodo sicurezza, il profitto e il timore di “alienare” la loro clientela, la quale non potrebbe subito capire l’utilità delle innovazioni. Per facilitare allora la sperimentazione ed evitare di incorrere in uno dei rischi citati, gli istituti finanziari potrebbero creare ambienti protetti, nel quale consentire alle fintech di testare nuovi prodotti su un numero selezionato di clienti. La partnership con le startup è necessaria proprio perché consente di sviluppare servizi in meno tempo e offrire, al contempo, una migliore esperienza, più risparmi e offerte, alla clientela: «La collaborazione tra banche e fintech nel settore del payment B2C è destinata a crescere. Le partnership tra banche e innovatori rappresentano l’unica strada per rivoluzionare l’ecosistema» conclude Finextra.