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Non chiamatela più startup, e neppure spinoff universitario. modeFinance è a tutti gli effetti un’agenzia di rating. E non dà più i voti solo alle aziende ma, da oggi, anche a tutte le banche del mondo. La società fintech di Trieste, infatti, ha ottenuto ufficialmente l’autorizzazione dell’ESMA, l’authority europea degli strumenti finanziari e dei mercati. Per capirne di più abbiamo intervistato il cofondatore di modeFinance, Mattia Ciprian.

Mattia Ciprian, cofounder ModeFinance

Mattia Ciprian, cofounder modeFinance

Darete i voti anche alle banche. Un’idea vostra o una richiesta del mercato?
«Ci stavamo lavorando da alcuni anni, quindi in gran parte nasce da noi. Diciamo al 60% da noi, e al 40% dalle banche. Una volta erano le banche che valutavano le aziende, ma da dopo il bail in sono cambiate molte cose».

Ovvero?
«Ora ci si pone il problema “quanto è affidabile la mia banca?”. E poi anche le banche stesse hanno necessità di sapere se possono fidarsi di altre banche alle quali prestano soldi. I debiti tra una banca e un’altra banca».

Siete l’unica agenzia a fare il rating delle banche?
«In Italia siamo gli unici, e tra i pochissimi in Europa».

Cosa vuol dire “dare i voti”

Come si diventa agenzia di rating delle banche?
«Noi eravamo già agenzia di rating dal luglio dello scorso, diciamo che la nuova autorizzazione dell’ESMA è una sorta di upgrade di una licenza che già avevamo».

Che tipo di valutazioni sono state fatte su di voi?
«Per l’authority europea è importante che la struttura che richiede autorizzazione a effettuare rating mantenga requisiti di indipendenza e di controllo di tutte le procedure. E richiede un altissimo livello di sicurezza a livello di infrastruttura».

E come mercato, le informazioni che raccoglierete saranno destinate ai consumatori o alle banche?
«Questo è un mercato completamente nuovo, ed è chiaro che le primissime valutazioni saranno apannaggio delle banche che ci chiederanno di effettuare le valutazioni. Ma il nostro obiettivo è sempre stato quello di portare il rating alla portata delle persone. “Democratizzazione delle informazioni”, rimane questa la nostra filosofia».

Qualche banca si è già fatta sentire?
(sorride) «Non si è fatto sentire nessuno, presumo che nessuno si farà sentire e siamo contenti così. Non siamo entrati in quella parte del rating chiamato rating solicited, pagato dall’azienda commissionante. Non siamo nati per questo e ci teniamo molto alla nostra indipendenza. A ognuno il suo ruolo».

Scenari. Il fintech in Italia e la blockchain

Ci eravamo lasciati a inizio anno con un primo bilancio sull’ecosistema fintech in Italia. Tutto uguale, peggio, meglio?
«Direi che piano piano stan venendo fuori delle cose interessanti. Proprio ieri sera ero stato invitato a un evento dedicato al fintech e ho visto che molto si sta facendo ad esempio su crowdfunding, p2p lending… insomma cose molto belle. Poi a un certo punto è comparsa una slide che mi ha fatto passare l’entusiasmo: quello che all’estero è in arrotondamento qui da noi è il totale degli investimenti fatti. C’è ancora molto da fare».

A proposito di cose da fare. La sicurezza. Nel futuro di modeFinance c’è la blockchain?
«Non l’abbiamo presa in considerazione al momento, ma non lo escludiamo».

Aldo V. Pecora
@aldopecora