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“Fictechstage  Milano quest’anno raddoppia includendo, oltre al fintech anche l’insurtech con panel dedicati all’incontro tra questi due modelli costruttori di inclusione finanziaria” Matteo Rizzi, founder di FintechStage, dà il via a questa terza edizione del Fintechstage di Milano con un press meeting a cui partecipano Roberto Ferrari, General Manager di CheBanca!, Ignazio Rocco di Torrepadula, CEO di Credimi, Lazaro Campos cofondatore insieme a Matteo. “Le radici del Fintechstage sono profonde – ha commentato Rizzi – abbiamo creato un ecosistema che riunisce startup, regolatori, banche che hanno come obiettivo quello di fornire servizi migliori ai clienti”.

E sono proprio le banche che, anche in Italia, dovrebbero cercare di cogliere le opportunità che offre la tecnologia. “CheBanca! non è più una startup, è nata nel 2008, ma è stata una banca innovativa fin da prima che si cominciasse a parlare di Fintech – spiega Roberto Ferrari – siamo una banca digitale e non bisogna vedere frontiere tra digitale e fintech, i due aspetti vanno di pari passo”.

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L’ecosistema
C’è una parola che risuona spesso negli interventi che si susseguono nella prima giornata di lavori ed è ecosistema. “Il pubblico che partecipa al Fintechstege di Milano o a quello di Singapore non è poi così diverso – racconta Lazzaro Campus, che ha appena concluso l’edizione dell’evento a Jakarta – la differenza sta nel fatto che in Italia partecipano più startup, che banche”. In Italia manca ancora un po’ di fiducia ma i clienti sono pronti a usufruire dei vantaggi dati dalla tecnologia. “Non bisogna pensare che le persone non siano pronte al cambiamento. Certo l’approccio del regolatore di Londra è più veloce – ha spiegato il CEO di Credimi – ma questo non significa che non ci siano anche nel nostro Paese le opportunità di portare un nuovo modello”.
Il ruolo di Milano raccontato da Roberta Cocco
L’evento che per due giorni occupa un ampio spazio del Talent Garden di via Calabiana ha preso inizio con l’intervento istituzionale dell’assessore Roberta Cocco che ha spiegato quanto la città di Milano si stia proponendo come capitale italiana dell’innovazione: “Ci aspetta la sfida del 5G, una grande opportunità per Milano che è tra le città scelte per la sperimentazione”. L’assessore a fine intervento sottolinea quanto sia importante creare partnership tra pubblico e privato per fornire terreno fertile all’innovazione ma, sottolinea, le banche italiane non sono ancora abbastanza digitali.
L’iceberg di Gilles Gade
La banca è una piattaforma. Nel suo intervento Gilles Gade fondatore, CEO e Chairman di Cross River Bank, istituto che si è posizionato come tra i più vicini alle startup e alle aziende che lavorano sul fintech, ha ripercorso a ritroso la storia delle innovazioni tecnologiche nel sistema bancario per poi arrivare ai giorni nostri. “L’innovazione più importante non è sulla superficie, nei servizi di cui possiamo usufruire, ma nel profondo del sistema bancario – ha detto mostrando una slide con un iceberg dove sommersa, ancora invisibile, c’è la banca come piattaforma – per ora vediamo solo la punta dell’iceberg ma la grande rivoluzione sta qui. Quello che mi interessa è l’infrastruttura”.

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Big Data, blockchain e biometria
Si è poi parlato dei trend più importanti che riguardano tecnologia e sistemi bancari ed è emerso quanto la biometria sia sempre più considerato un ambito interessante “Le informazioni che si riescono a capire attraverso la biometria sono molto più caratterizzanti e specifiche di quelle che si colgono dallo studio dei Social Network”, dice Savino Damico Head of Digital Payments and Biometrics, Research and Acceleration of Innovation, CIO Area, Intesa Sanpaolo. Le parole chiave però, quando si parla di tecnologia restano blockchain, Cloud e big data. “L’obiettivo – ha spiegato Luigi Scappin di Oracle Italia – è l’integrazione dei dati e riuscire a interpretarli in maniera semplice”.

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Le banche devono guidare il cambiamento
Tema centrale quando si parla di Fintech resta quello dell’ecosistema e del ruolo delle banche all’interno di esso. “Il fintech fa parte dell’ecosistema globale – ha sottolineato Roberto Ferrari – non si tratta di un fenomeno locale o nazionale”. Questo riguarda anche le startup italiane: “Quando una startup fintech inizia il suo percorso non può pensare solo al mercato italiano, deve già guardare a quello europeo e a quello mondiale. Le normative possono essere un problema ma è compito delle startup italiane guardare al mercato internazionale. Compito di una banca digitale è invece quello di guidare il cambiamento”.
Il FintechStage prosegue con la seconda giornata dove ci sarà spazio per discutere di Insurtech. Ecco il programma