<div class="at-above-post addthis_tool" data-url="https://ischool-admin.startupitalia.eu/61699-20180109-lavorare-tutti-lavorare-meglio"></div><p>Lavoro e Millennial, <strong>un tema che le cronache affrontano solo da due punti di vista</strong>: le poche possibilità per i 20-30enni, oppure l’offerta di alcune aziende che rimane senza risposta a causa della mancanza di specifiche competenze (il più delle volte tecniche o digitali) o perché le posizioni proposte sono troppo “artigianali” o manifatturiere per i giovani italiani.</p>
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<p>C’è un altro aspetto però molto importante e poco trattato: quello delle aziende che non riescono ad attrarre o a mantenere al loro interno giovani talenti. <strong>Questi Millennial sono troppo selettivi?</strong> Oppure è cambiato qualcosa nell’interpretazione del lavoro? Propendo per la seconda ipotesi.</p>
<h2>La distanza tra domanda e offerta</h2>
<p>Il perché è semplice: quando si apre una posizione in una delle aziende del mio gruppo siamo invasi da candidature di professionisti che hanno esperienze più mature rispetto a quanto richiesto. <strong>Scelgono di avere uno stipendio anche più basso solo per poter avere l’opportunità di lavorare in un’azienda che permette loro di esprimere il proprio talento e mettersi liberamente in gioco</strong>. La volontà è quindi quella di uscire da meccanismi di realtà sovrastrutturate o tradizionali in cui imperano procedure rigide che lasciano poco spazio all’espressione di sé.</p>
<p>&nbsp;</p>
<p>Da qui due nuovi quesiti: come possono le aziende attirare i talenti Millennial? E come possono i ragazzi capire in tempo i propri talenti su cui puntare e investire?</p>
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<p>Partiamo dal secondo. <strong>Qui la risposta dovrebbe arrivare dalla scuola</strong>, che deve senza dubbio continuare a proporre un’istruzione culturale ma utilizzarla anche per riconoscere e alimentare le attitudini del singolo studente in un’ottica di competenze sul posto di lavoro. Come? Non solo utilizzare i programmi ministeriali per indagare fra le <em>soft skill</em> degli studenti, ma sfruttare l’Alternanza Scuola Lavoro e come viene affrontata e vissuta dal ragazzo, in uno scambio fra professore e tutor aziendale.</p>
<h2>Soluzioni pratiche un mondo (del lavoro) migliore</h2>
<p>Non amo le ricerche ma <a href="https://www.manageritalia.it/content/download/Societa/studiricerche/astraricerche-giovani-e-lavoro-sintesi-def.pdf">ce n’è una di Manageritalia</a> che sottolinea come<strong> più di tre quarti degli studenti ritenga che la scuola debba certificare caratteristiche e competenze anche personali degli studenti</strong>, per potersi presentare ai colloqui con indicazioni comprovate delle loro <em>soft skill</em>.</p>
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                                    Il tempo è fondamentale e non perché “sia denaro” ma perché è l’unica cosa che non potrà mai tornare indietro e quindi va sfruttata al meglio
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<p>Le aziende, contemporaneamente, cosa possono fare per attrarre i talenti? <strong>Spogliarsi dalla cultura del lavoro anni ’70 e ’80 che ancora le riveste</strong>, lasciando spazio sufficiente ai loro collaboratori di potersi esprimere e gestire meglio il tempo lavoro.</p>
<p>&nbsp;</p>
<p>Come? <strong>Iniziando a eliminare le innumerevoli e infinite riunioni che dettano il ritmo lavorativo degli uffici mondiali</strong>. Se non sono fondamentali, meglio evitarle. Il tempo è fondamentale e non perché “sia denaro” ma perché è l’unica cosa che non potrà mai tornare indietro e quindi va sfruttata al meglio. I Millennial lo sanno e preferiscono sfruttare il tempo per formarsi come professionisti e come persone.</p>
<p>&nbsp;</p>
<p>La “formazione” è proprio l’aspetto maggiormente indicato dai Millennial per la scelta del posto di lavoro. In particolare chiedono che il loro manager di riferimento non sia un semplice capo, ma <strong>un motivatore e formatore, che condivida con loro trucchi del mestiere e programmi di crescita a medio termine</strong>. Per loro il rispetto dell’autorità non passa più per la gerarchia imposta, ma per il rispetto umano della persona e per la stima professionale sia tecnica sia di coordinamento.</p>
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<p>Ad oggi, secondo <a href="https://www.hrpa.ca/Documents/Public/Thought-Leadership/HRPA-Millennials-Report-20161122.pdf">un altro studio dell’HRPA</a>, solo il 29% dei Millennial si dichiara coinvolto dal proprio impiego e addirittura<strong> il 60% cambierebbe immediatamente posto di lavoro se solo ne trovasse uno in grado di offrirgli percorsi professionali attinenti al proprio talento</strong>. Il restante 21% ha già cambiato posto di lavoro nel corso dell’ultimo anno perché ha trovato quanto appena descritto. L’elevato turnover, come si sa, è un costo enorme per le aziende e blocca la crescita del fatturato e del profitto delle stesse.</p>
<p>&nbsp;</p>
<p>Ecco quindi cosa ci vorrebbe: più educazione al lavoro nell’istruzione e maggiore formazione di competenze nel lavoro.<strong> Per i Millennial la scuola non finisce con la Maturità o la tesi di Laurea</strong>.</p>
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Lavorare tutti, lavorare meglio

Lavorare tutti, lavorare meglio

Motivazione e formazione. Questo è quanto vogliono i Millennial dal loro posto di lavoro. Se ben motivati, i giovani possono essere una risorsa enorme

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