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Dieci anni! Tra qualche mese, il 31 ottobre 2018, la blockchain compirà 10 anni. Tanti ne saranno passati da quando Satoshi Nakamoto pubblicava il celebre white paper nel quale descriveva la tecnologia rivoluzionaria.

blockchain

Dieci anni possono sembrare pochi, ma nel mondo dello sviluppo tecnologico sono tantissimi. Pensiamo alla telefonia, chi userebbe oggi un BlackBerry Bold o un iPhone 3? La blockchain invece resiste alle usure del tempo, viene utilizzata sempre di più, ma in gran parte è rimasta uguale al suo stato iniziale.

Certo sono state introdotte alcune novità, come i Bitcoin Cash o il Lightning Network (un sistema che riduce le transazioni da parte dei miner), ma ben poco è cambiato davvero.

Per molti la blockchain assomiglia a una vecchia Volvo, affidabile e sicura, ma sul piano del comfort e della velocità c’è ancora tanto da lavorare. La lentezza delle transazioni e l’infrastruttura pesante (la blockchain dei Bitcoin ha una grandezza di circa 140 gigabyte) e l’eccessivo consumo energetico (quello giornaliero per creare bitcoin è equiparabile al consumo di una nazione di piccole-medie dimensioni) sono alcune delle sfide per gli sviluppatori del futuro.

Intanto, il modello è giù messo in discussione dalla nascita di altre blockchain che lavorano in modo diverso nel modo in cui trasferiscono le informazioni e nel meccanismo di consenso. Tangle e Hasgraph sono i due esempi di maggiore successo. Analizziamo i punti di forza e i limiti dei loro sistemi.

 

La blockchain “contro natura”

Quello dei blocchi per molti è il limite del modello della blockchain. Il meccanismo alla base per la loro costruzione è la sequenzialità, un nuovo blocco è costruito su quello precedente e non può essere alterato. Se la natura, per intenderci, applicasse questo stesso processo, nessuno di noi esisterebbe. Non avrebbe efficacia infatti costruire una cellula, solo quando un’altra è stata finita.

La natura, invece, opera in senso simultaneo, la cellula passa solo quelle che sono le informazioni di rilievo. Questa metafora serve a capire come Tangle e Hashgraph, lavorano in modo diverso. Possiamo definire entrambe i sistemi come una blockchain senza blocchi e catene.

La differenza principale nei loro modelli è nel modo in cui trasferiscono le informazioni. Tangle e Hasgraph funzionano secondo un sistema definito “Directed Acyclic Graphs”. In sostanza, sono entrambe  tecnologie che consentono ai partecipanti della rete di ricevere o possedere solo una parte delle informazioni e non l’intera catena di blocchi. Questo meccanismo ha due vantaggi diretti: riduce i gigabyte occupati e allo stesso tempo conduce a consumi energetici ridotti e controllati. Almeno in teoria.

 

 Tangle elimina i costi di transazione

Ideato dal programmatore norvegese David Sønstebø, Tangle è il sistema che regge IOTA, una criptomoneta che intende operare nel ramo dell’Internet of Things, usata per effettuare microtransazioni tra oggetti smart. Tangle promette di raggiungere 800 transazioni al secondo.

Tangle non si serve di blocchi, come accade con la blockchain. Affinché una transazione venga validata, l’utente deve “risolvere” e validare due transazioni avvenute in passato, prima di esguire la propria. Questo permette da una parte di verificare che i nuovi utenti siano reali, e dall’altra libera l’utente dalla necessità di possedere l’intera catena di blocchi per potere operare nel network.

Tangle così modifica il meccanismo di consenso che non deve avvenire coinvolgendo altri miner, eliminando i costi legati alle transazioni. Una caratteristica che rende, almeno ipoteticamente,  un sistema molto più veloce e sostenibile, dove lo sforzo computazionale per il trasferimento delle informazioni è ridotto drasticamente.

Il rovescio della medaglia è che Tangle ha ancora bisogno di tempo per essere testato e mostrare la sua affidabilità.

Hashgraph occupa “solo” 2 gigabyte

Di Hashgraph abbiamo già parlato su SmartMoney. Il progetto appartiene a Swirlds, una software house gestita da Leemon Baird  e Mance Harmon.

La novità principale introdotta dalla loro blockchain si chiama gossip, un sistema innovativo di verifica delle transazioni.  Stando a questo protocollo, un nodo che genera una nuova transazione distribuisce ai propri vicini solo una parte delle informazioni e non l’intera catena di blocchi.

I nodi che hanno ricevuto l’informazione la uniscono poi ad altri nodi e da questi ad altri, fino a che tutti sono a conoscenza della transazione realizzata dal primo nodo. Questo modello “epidemico” garantirebbe una maggiore velocità nel trasferimento delle info (250mila transazioni al secondo), occupando meno spazio (si parla di 2 gigabyte), con una richiesta di potenza computazionale minore rispetto alla blockchain.

A differenza di altri modelli, Hashgraph non è open source, ma è una tecnologia brevettata. Quindi molti dettagli sono sconosciuti alla community degli sviluppatori e i giudizi attuali sul modello non sono ancora affidabili.

In futuro a ognuno il suo dlt

La vecchia Volvo, la blockchain, non è ancora obsoleta ed è tuttora, checchè se ne dica, è il sistema più affidabile, passibile poi di miglioramenti. Hashgraph e Tangle sono due player di tutto rispetto ed è prevedibile che entrino sempre più nuovi player a fornire soluzioni diverse.

In futuro le persone impareranno a orientarsi tra i vari dlt sul mercato e a capire quale è quello che più si adatta alle esigenze del loro business. Una dlt infatti potrebbe risultare più performante in alcune applicazioni, rispetto ad altri. In attesa, di una super blockchain in grado di sostituirle tutte.

Ma questa è ancora fantascienza