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Personal branding kit: un mazzo da 36 carte per comunicare meglio il tuo talento

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Uno strumento agile per professionisti, Founder e studenti. L’ha ideato la communication specialist Sheila Salvato, Founder di Hoopygang. «Curare la propria immagine online è fondamentale»

Uno strumento agile per professionisti, Founder e studenti. L’ha ideato la communication specialist Sheila Salvato, Founder di Hoopygang. «Curare la propria immagine online è fondamentale»

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Alessandro Di Stefano
10 apr 2019

Un mazzo da 36 carte per curare il personal branding, con spunti e idee utili a migliorare la web reputation e mostrare il più possibile i propri talenti. Sheila Salvato, communication specialist e Founder dell’agenzia PressMe e della startup Hoopygang – nonché tra le 150 donne da seguire su startup, innovazione e digitale –  ha realizzato Personal branding kit, uno strumento agile – già in pre-ordine sul sito – studiato per diverse figure professionali, dai freelance agli imprenditori, dagli studenti fino agli chef. «L’esigenza è sempre più insistente: anche gli influencer, micro e macro,  vengono misurati in base ai risultati online e a quanta competenza sono in grado di trasmettere», ha spiegato a StartupItalia introducendo un mazzo di carte suddiviso in sei gruppi da cinque ciascuno.

Personal branding kit: saper comunicare

Il percorso del Personal branding Kit segue un metodo grazie a “carte parlanti” che possono «ispirare azioni» come racconta Sheila Salvato. «Il mazzo verrà distribuito da maggio. L’idea è quella di trasferire le carte sul digitale, magari creando un’app. Quello che mi interessa è verticalizzare questo strumento, personalizzarlo in base alle necessità. Diverse categorie di professionisti me lo stanno chiedendo». Gli chef, ad esempio, figure emblematiche di un settore, il food, ormai affermato a livello internazionale, ma che spesso faticano a comunicare e mostrare il proprio lavoro.

Parlando del Personal Branding Kit abbiamo chiesto a Sheila Salvato quali sono le azioni preliminari per verificare lo stato della nostra reputazione online. «Rispondo sempre consigliando a tutti di googlare il proprio nome: tutto quello che esce è quello che il mondo vede su di noi. Purtroppo diamo per scontato il passato, quando invece è fondamentale per curare la propria immagine, ripulendo i profili da contenuti inutili o potenzialmente dannosi». Discorso che vale soprattutto per chi fonda una startup. «Le persone sono al centro in questo mondo: chi ci mette la faccia ha una marcia in più, ma deve anche produrre contenuti che confermino le sue capacità». Come orientarsi? Bisogna conoscere il proprio pubblico, selezionare la migliore piattaforma su cui presentarsi. E, ça va sans dire, pubblicare più contenuti multimediali possibili.

Leggi anche: 12 consigli + 1 per un CV vincente

Il branding delle startup

Come ha spiegato l’esperta, il Personal Branding Kit «vuole essere una prima infarinatura di un percorso personale». Parlando di internet il mondo delle startup è imprescindibile per curare la propria immagine. E proprio per questo colpiscono i recenti dati pubblicati dall’agenzia digitale Instilla: in Italia il 20,89% delle imprese innovative non ha un sito dichiarato, il 23,25% non ha un portale web funzionante. Sempre secondo il report, soltanto l’11,8% delle startup ha un sito che rispetta i criteri di SEO minimi come title e meta description scritti in modo adeguato. Cosa significa? Che purtroppo, nella maggior parte dei casi, le startup non hanno i criteri minimi per esser indicizzate (e dunque trovate) sui motori di ricerca.

Leggi anche: Lavorare in piccoli gruppi è meglio e altri trucchi che le grandi aziende possono insegnare alle startup

Tags: #PERSONAL-BRANDING #PERSONAL-BRANDING-KIT #SHEILA-SALVATO #SOCIAL-NETWORK
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