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In futuro ci libereremo dalla noia di fare acquisti, per la buona pace degli amanti dello shopping. Dalla “cashless society”, la società senza contanti passeremo a una senza acquisti, nel senso tradizionale del termine.

 

In che modo? Semplice, saranno le macchine, i dispositivi smart, a farli per noi. Alcune cose le abbiamo già viste: dal frigorifero che controlla quello che manca nel frigo, ordina e paga un automatico, ad alcuni sistemi come Amazon Dush Button, il bottone da premere per fare acquisti online. Fino a Fitpay, una tecnologia che permette a oggetti smart di diventare carte di credito contactless.

 

Quello che è chiamato M2M, macchine che si scambiano dati in automatico ed effettuano pagamenti, diventerà uno standard sempre più diffuso che contribuirà a potenziare un vero e proprio settore,  Internet of Payment, nel quale confluiscono all’interno tante tecnologie. Cloud, big data, intelligenza artificiale, sistemi di riconoscimento biometrico, blockchain, lavoreranno in sinergia per far scomparire soldi e le attività di acquisto dalla nostra vita.

 

Al centro della scena ci saranno i processori di pagamento e le banche che potranno condurre la rivoluzione dell’IoP a un patto, cambiando i loro modelli di business.

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IoP cambia i modelli di business dei big del payment

L’Internet of Payment è il frutto diretto dell’Internet of Things, un settore che fa numeri incredibili: secondo stime nel 2020 ci saranno oltre 50 miliardi di oggetti connessi al mondo, che si trasferiranno dati e faranno transazioni.

Quello che verrà fuori sarà una vera e propria rivoluzione che cambierà il processo di acquisti e, soprattutto, i modelli di business di banche e in genere dei processori di pagamento, come Visa, PayPal, Mastercard, sulla base delle nuove esigenze dei clienti.

 

I consumatori, in un mondo in cui sono gli oggetti smart a fare transazioni, avranno bisogno di sapere molto più informazioni, dalla data o del tempo in cui è avvenuto l’acquisto. Vorranno conoscere, per esempio, quali dei loro “device” ha effettuato l’acquisto, nonché avere analisi su spese e stime sul cashflow.

Le banche al centro di IoP

Nell’IoP, infatti, i processori di pagamento non potranno limitarsi a facilitare il processo di acquisto. Ma dovranno offrire molti più servizi, soluzioni innovative per guidare i dispositivi smart negli acquisti, offrire report sulle attività, prevenire conflitti ed errori nelle transazioni (qui c’è un grosso margine di opportunità).

Per fare tutto questo avranno bisogno di dati e dovranno reperirli dalle API aperte delle banche. Le API, infatti, consentiranno a chi sa sfruttarle al meglio di creare soluzioni su misura per i consumatori. E consentiranno, allo stesso tempo, alle banche di posizionarsi al centro dell’IoP.

Ciò premesso non tutti gli istituti di credito sapranno sfruttare quest’occasione. Ma ce la faranno solo quelli in grado di favorire l’interoperabilità con altre banche (adottando tecnologie come la blockchain) e di inventare nuovi sistemi di revenue.

Nell’IoP infatti consumatori chiederanno modelli di pricing sulle transazioni sempre più trasparenti e le fee potrebbero diventare una barriera. Questo significa che le banche avranno una strada da seguire: spostare i loro modelli di revenue, dalle transazioni al trasferimento dei dati. Dati sul comportamento degli utenti e sugli acquisti e previsioni, diventeranno la loro moneta contante.

Gli scenari dell’IoP

L’IoP apre scenari affascinanti. Alcuni sembrano già vecchi, come quelli che vedono protagonisti frigoriferi e stampanti che ordinano beni. Il successo del modello sarà invece nella sua integrazione. Un auto che si guida da sola potrebbe per esempio analizzare un guasto, andare a riparlo, pagare, e poi nel tragitto di ritorno collegarsi a Uber per recuperare i soldi spesi. Fantascienza? Staremo a vedere.

L’IoP è un paradigma che potrà funzionare solo all’interno di un contesto in cui ci saranno funzionalità, user experience e sicurezza. I player che sapranno garantirli saranno destinati a guidare il settore.