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Nato nel 1954 a Cremona, un passato da economista tra l’altro anche alla Banca d’Italia e al Fondo Monetario Internazionale, già conosciuto dal grande pubblico per essere stato chiamato da Enrico Letta a svolgere una spending review dei conti pubblici italiani. Carlo Cottarelli, oltre a essere da poche ore il Presidente del Consiglio incaricato da Mattarella a provare a formare un Governo di transizione che approvi una legge finanziaria e traghetti l’Italia verso le prossime elezioni, è oggi un professore dell’Università Cattolica di Milano oltre che il direttore dell’Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani dello stesso ateneo.

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Come Cottarelli scriverebbe questa Finanziaria possiamo già anticiparlo anche prima che il suo Governo abbia incassato la fiducia in Parlamento: basandoci sulle informazioni contenute nel documento elaborato in occasione dell’ultimo Workshop Finanza a Cernobbio di The European House – Ambrosetti, redatto da un team guidato proprio dallo stesso economista oggi sul punto di entrare a Palazzo Chigi.

 


Il futuro del debito pubblico italiano

“La fine del Quantitative Easing in Europa e impatti sull’Italia”: nel lungo saggio, che trovate su questa stessa pagina, Cottarelli e la sua squadra analizzano la natura del debito pubblico italiano e la sua evoluzione dagli anni ’80 a oggi. Nel periodo della crisi la Banca Centrale Europea è intervenuta con il cosiddetto QE, ovvero muovendo le leve del sistema finanziario acquistando titoli di stato per aumentare la liquidità in circolo: il governatore BCE Mario Draghi ha già annunciato la fine di questo programma nel momento in cui verranno definite le politiche relative all’inflazione, se naturalmente la situazione geopolitica internazionale lo consentirà.

 


 

Le conclusioni a cui giunge Cottarelli nel rapporto per The European House – Ambrosetti sono facilmente riassumibili: allo stato attuale, con la crescita moderata che sta registrando il nostro PIL e con il QE attivo, il nostro debito pubblico resta sostenibile. Se, però, si dovesse tornare in fase recessiva l’Italia si troverebbe potenzialmente esposta a un attacco sui mercati: “Per migliorare la sostenibilità del debito pubblico italiano è necessario promuovere politiche a favore della crescita economica – si legge nello studio – In questo senso, tutti gli elementi caratterizzati da effetti potenzialmente recessivi hanno degli impatti che potrebbero mettere in discussione la sostenibilità del debito italiano”.