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Qualche segnale si era visto, a dire il vero. Samsung, per esempio, pur in un bilancio pazzesco aveva fatto segnare numeri in chiaroscuro, nel 2017, per la divisione mobile: aveva incassato 19,24 miliardi di euro nel Q4 con un risultato operativo di 1,82 miliardi di euro con una soglia un filo più alta nello stesso trimestre dell’anno prima. Ma per i primi mesi del 2018 le previsioni erano buone. Stessa musica per Apple: il fatturato del primo trimestre 2018 (che in realtà fa riferimento agli ultimi tre mesi del 2017) è stato da record, 88,3 miliardi di dollari. Eppure di iPhone se ne sono venduti di meno: 77,3 milioni unità con un calo dell’1% rispetto al medesimo periodo dello scorso precedente (78,3 milioni).

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Il (lieve) calo

Intendiamoci, sono numeri allucinanti. Eppure qualcosa segnalavano. Ora arrivano quelli dell’Internet Trends report della venture capitalist Mary Meeker. A quanto pare le consegne di smartphone sarebbero calate dello 0,5% nel corso del 2017, come già avevano notato a febbraio gli analisti di Idc. Nel 2016, le spedizioni erano salite del 2% sull’anno prima.

Solo Android e iOS

Un’altra evidenza è che ormai, oltre iOS e Android, non c’è nulla di significativo: Cupertino e Mountain View hanno di fatto fatto fuori anche l’ultimo dei contendenti (Microsoft). Fra l’altro, nonostante i prezzi sempre più alti dei cosiddetti top di gamma, pare che il cartellino medio di uno smartphone sia in flessione continua da anni. I consumatori, anche nei mercati occidentali, pretendono dispositivi con buone se non ottime caratteristiche a prezzi da fascia media. L’avevamo visto in passato, con riferimento all’Italia, sulla scorta dei dati di comScore: la fascia tra i 170 e i 250 euro è la più rappresentata, con un complessivo 19,7% di utenti. Segue quella sopra i 400 euro (16,4%), al terzo posto quella fra i 125 e i 179 euro. Dunque, considerando tutti gli acquirenti sotto i 324 eurosette italiani su dieci hanno in tasca uno smartphone di fascia medio-bassa.

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Mancano le innovazioni reali

Insomma, il settore inizia a ristagnare davvero, non come si diceva da anni. E conseguentemente la battaglia si è spostata sulla redditività dei modelli di punta (che tuttavia non basta neanche ad Apple), più spesso usati come avanguardia del brand che poi tende a piazzare miriadi di dispositivi di fascia media. Senza contare i marchi come Wiko, Zte o Xiaomi (e in parte Huawei, che gioca a tutto campo) che hanno occupato il segmento intermedio di mercato e fanno ricchi affari. Dal rapporto sembrerebbe anche che il problema ruoti intorno all’assenza di modelli davvero innovativi: la vera innovazione sta nel marketing e nella comunicazione.