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L’anno del boom è stato il 2017, quando le raccolte online in Italia hanno quasi triplicato i risultati rispetto all’anno precedente: 11,586 milioni di euro contro i 4,363 del 2016. Ma dal 2013, anno in cui la Consob ha regolamentato lo strumento dell’equity crowdfunding, la crescita è stata costante passando da 1,308 milioni di euro nel primo anno fino alle previsioni per il 2018 (aggiornate allo scorso 13 maggio), che parlano di oltre 8 milioni. Questo rivelano i dati raccolti dall’Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano.

 

A beneficiare di questa tipologia di investimento soprattutto startup e PMI innovative, che hanno pubblicato rispettivamente 164 e 16 delle 205 offerte complessive, di cui il 64,4% chiuse con successo: il target medio di raccolta è stato di 218.159 euro, con un numero medio di 65,9 investitori. A ospitare le campagne, 25 portali autorizzati.

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Le piattaforme

Analizzando i dati relativi a campagne e fondi raccolti, troviamo CrowdFundMe al primo posto per numero di progetti pubblicati (40) e seconda per investimenti raccolti (4,640 milioni di euro), alle spalle di Mamacrowd, che ha totalizzato 7,646 milioni con 29 progetti. Lo stesso numero di quelli lanciati da StarsUp, terza sul podio dei fondi raccolti con 3,335 milioni. La percentuale di campagne chiuse con successo vede in testa Cofyp e Walliance con il 100%, nuovamente MamaCrowd con l’88% e OpStart con l’85%.

 

Il “miracolo italiano” non è casuale: l’Italia è stato il primo paese in Europa a regolamentare lo strumento dell’equity crowdfunding con normative ad hoc. Nel 2013 la Consob, con delibera al Regolamento sulla raccolta di capitali di rischio tramite portali online, ha delineato alcune misure per disciplinare il crowdfunding azionario in Italia e creare un ambiente affidabile in grado di infondere fiducia nei finanziatori.