<div class="at-above-post addthis_tool" data-url="https://thefoodmakers-admin.startupitalia.eu/63883-20190327-israele-il-piccolo-gigante-delle-startup-agrifoodtech"></div><p>Negli anni 60 un ingegnere idraulico di nome Simcha Blass provó per la prima volta un sistema di <strong>irrigazione a goccia</strong> nel terreno semi desertico del <strong>kibbutz Hatzerim</strong>, nel sud-ovest di Israele. Da quell’innovazione nel campo dell’irrigazione <strong>nacque un colosso</strong> che oggi ha in mano il 30% del mercato della microirrigazione globale, Netafim.</p>
<p>Le condizioni ambientali difficili e di isolamento geopolitico nella regione mediorientale hanno spinto <strong>Israele</strong> ad essere una nazione che ha nella <strong>costante innovazione tecnologica</strong> la sua forza propulsiva. E i numeri del report paese di <strong>AgFunder</strong> lo dimostrano: negli ultimi cinque anni le startup che operano nel settore <strong>AgriFoodTech</strong> hanno raccolto circa <strong>800 milioni</strong> di dollari in più di 250 deal.</p>
<p>Certo, comparati con i <strong>17 miliardi</strong> investiti nel settore nel solo 2018 a livello globale i numeri di Israele impallidiscono, ma non se si pensa che il Paese è grande quanto la Sicilia e ha una popolazione di poco più di 8 milioni di abitanti. Il deal più consistente è quello messo a punto da <strong>Vayyar</strong>, una startup che ha raccolto 45 milioni di dollari grazie al suo <strong>mini radar 3D</strong> che promette di rivoluzionare settori come quello dell’automazione in agricoltura, e non solo. Si tratta di una tecnologia di <strong>derivazione militare</strong>, come lo sono molte delle idee sviluppate dalle startup israeliane.</p>
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<p>L<strong>’apparato militare</strong> del Paese è uno dei più potenti al mondo e le tecnologie sviluppate in questo ambito trovano spesso applicazioni in altri settori. Secondo alcuni analisti poi, il fatto che i cittadini israeliani siano <strong>obbligati alla leva</strong> (tre anni per gli uomini, due per le donne) in un ambiente in cui viene <strong>premiato il merito</strong>, modella la <strong>forma mentis</strong> ideale per diventare un imprenditore.</p>
<p>Inoltre il fatto che molti startupper siano <strong>cresciuti nei kibbutz</strong>, dove storicamente l’attività principale è l’agricoltura, ha messo essi nelle condizioni di conoscere quali sono le <strong>vere esigenze degli agricoltori</strong>. Senza contare poi le <strong>università</strong> e i <strong>centri di ricerca</strong> di livello internazionale che il Paese ospita e il <strong>ruolo pro-attivo del governo</strong> nell’incentivare la nascita e lo sviluppo di startup, considerate un asset strategico per il Paese.</p>
<h3><strong>Numero record di deal per Israele nell&#8217;AgroFoodTech</strong></h3>
<p>Le piccole dimensioni di Israele hanno spinto gli imprenditori a <strong>guardare fin dall’inizio all’estero</strong> per crescere. L’intraprendenza delle startup israeliane é evidente ad esempio dal fatto che nel 2017 quelle che operavano nella prima parte della filiera agroalimentare hanno <strong>raccolto più investimenti</strong> di quanto hanno fatto quelle cinesi nello stesso periodo.</p>
<p><strong>L’anno d’oro del settore stato 2017</strong>, dove si sono registrati round per un totale di 220 milioni di dollari, a seguire il 2018 con 174 milioni e il 2015, con 146 milioni. Ma se dal 2017 si esclude il big deal di Vayyar i due anni si equivalgono, segno che il <strong>mercato é ormai strutturato</strong>. Sono invece in decrescita i <strong>seed round</strong>, condizione che nel lungo periodo potrebbe generare qualche problema nella pipeline di startup che Israele può offrire agli investitori.</p>
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<p>Il settore che attrae più investimenti in assoluto è quello delle delle tecnologie per <strong>l’agricoltura 4.0</strong>, come i software per il supporto alle decisioni o <strong>sensori Iot</strong> per il monitoraggio delle colture, che hanno catalizzato <strong>208 milioni di dollari</strong>, il 19% dei deal complessivi. Ad aver messo a segno più deal (in totale 59, pari al 21%) ma ad aver raccolto solo <strong>148 milioni di dollari</strong> é il settore delle biotecnologie dedicate all’agricoltura e all’alimentazione animale. Segue il <strong>restaurant marketplace</strong>, nella parte finale della filiera (96 milioni) e le <strong>midstream technologies</strong>, che vanno dalla logistica al packaging (79 milioni).</p>
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<h2>Le magnifiche 4</h2>
<p>Nel primo settore le startup che hanno chiuso i deal maggiori sono la già citata Vayyar, <strong>Taranis</strong> (22 milioni) e <strong>Prospera</strong> (15 milioni), che si occupano di <strong>analisi delle immagini</strong> per la gestione delle colture, e <strong>Phytech</strong> (11 milioni) che invece lavora nel campo dell&#8217;<strong>irrigazione smart.</strong> Nel campo delle <strong>biotecnologie</strong>, dove Israele é una potenza a livello globale, quasi tutti i deal sono undiscolsed, a parte quello di <strong>Rootility</strong>, pari a 10 milioni, una società di breeding focalizzata sull&#8217;apparato radicale delle piante.</p>
<p>Per conoscere meglio tutti i deal chiusi, i nomi delle startup e una analisi per tipologia di settore e di round é possibile <a href="https://agfunder.com/research/israel-agrifood-tech-investing-report-2014-2018"><strong>scaricare la ricerca completa</strong></a>.</p>
<p>&nbsp;</p>
<h2>I fondi e gli acceleratori</h2>
<p>La facilità con sui le startup israeliane riescono a trovare investitori é dovuta anche alla presenza a più livelli di <strong>fondi e acceleratori</strong> dedicati. Come ad esempio <strong>GreenSoil</strong>, fondo focalizzato su soluzioni sostenibili che co-investe insieme ad ADM, e ICV, <strong>Israel Cleantech Ventures</strong>. Oltre a <strong>Trendlines</strong>, vc che ha un fondo insieme a Bayer, e <strong>The Kitchen FoodTech Hub</strong>, acceleratore e vc che appartiene all&#8217;industria alimentare Strauss Group. Tutti fondi e incubatori che collaborano con l&#8217;<strong>Innovation Authority israeliana</strong> per supportare le startup.</p>
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Israele, il gigante delle startup AgriFoodTech

Israele, il gigante delle startup AgriFoodTech

Nonostante le piccole dimensioni e le risorse scarse, Israele ha la capacità di far nascere e crescere centinaia di startup di successo, anche nell’agrifood. I numeri del Report 2019 di AgFunder

Nonostante le piccole dimensioni e le risorse scarse, Israele ha la capacità di far nascere e crescere centinaia di startup di successo, anche nell’agrifood. I numeri del Report 2019 di AgFunder