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Amazon aggancia Apple e si piazza in vetta: in una corsa forsennata verso il record di capitalizzazioni il “negozio del mondo” è la seconda società a superare la quota simbolica ma clamorosa dei mille miliardi di dollari in Borsa. A breve potrebbero aggiungersi, in un club di assoluto prestigio, altri due giganti del web, dei software e del digitale: Microsoft e Alphabet, la holding di Google, che viaggiano intorno ai 900 miliardi di dollari ciascuno. Manca poco e con la Borsa statunitense in una delle fasi toro, cioè di crescita e rialzo, più lunghe di sempre (da marzo 2009 a oggi il mercato azionario americano ha guadagnato il 324% nell’indice S&P 500) c’è da scommettere che potrebbe avvenire nel giro di qualche settimana.

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Le storie delle due società

Le situazioni delle due società, tuttavia, sono sensibilmente diverse: se Apple garantisce margini di profitto notevoli, e lo fa da sempre nella sua epoca recente diciamo post-iPhone, Amazon sfoggia un retroterra piuttosto complesso e zigzagante, fatto di molti anni in negativo, con strategie orientate a sbaragliare il mercato e costruire una posizione dominante, se non monopolistica, sull’ecommerce. Oggi, per esempio, la metà di tutti gli acquisti online negli Stati Uniti passano attraverso la creatura di Bezos, che continua con testardaggine a diversificare le attività (vedi l’acquisto della catena Whole Foods, l’apertura di proprio negozi fisici senza cassa, il lucrosissimo mercato del cloud con Amazon Web Services e il coinvolgimento in prima persona con le linee di prodotti commerciali, i contenuti audio e video in streaming) aprendo infinite strade di crescita.

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Il balzo ventennale

Se 21 anni fa la quotazione di Amazon, matricola in Borsa, era di meno di meno di mezzo miliardo, intorno ai 34 – oggi, vale la pena ribadirlo, supera quota mille miliardi – il grosso della progressione è più recente: nel solo 2018 la capitalizzazione è salita del 75%. Il titolo vale circa 2.050,27 dollari ad azione. Un salto di 435 miliardi in otto mesi, l’equivalente della capitalizzazione di rivali come Walmart, Target e Costco.

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La guida è sempre saldamente in mano al demiurgo Jeff Bezos, uomo più ricco del mondo che lanciò la piattaforma nel 1994 dal garage di casa sua dopo l’esperienza newyorkese come vicepresidente del fondo speculativo D.E. Shaw, che col 16% del capitale conserva un bottino di 160 miliardi di dollari. Caso incredibile se si pensa che i primi utili sarebbero arrivati solo nel 2001, quattro anni dopo l’approdo in Borsa del 1997. Anni luce prima dei Kindle o di servizi che avrebbero rivoluzionato il rapporto di fedeltà con la piattaforma come l’abbonamento Prime. Secondo Morgan Stanley le azioni di Amazon saliranno a 2.500 dollari nel giro del prossimo anno, fino a toccare quota 2.500 dollari e alzare la “market cap” a 1.200 miliardi.