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Sono tre le proposte di legge depositate in Parlamento che andrebbero a modificare l’art.31 del decreto Salva Italia che tolse ogni limite orario all’apertura degli centri commerciali e degli esercizi. Era il 2011, piena crisi economica e recessione. Quasi dieci anni dopo Movimento Cinque Stelle, Lega e Partito Democratico mettono mano a una questione che spazia dalla difesa del tempo libero e della messa domenicale, fino alle ricadute economiche che la chiusura imposta ad outlet e ipermercati in determinati giorni dell’anno avrebbe su occupazione e ripresa. Sullo sfondo, ma mai fermo, l’e-commerce continua ad attrarre sempre più clienti in Italia.

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“La liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali mette a rischio la sopravvivenza di molti piccoli negozi al dettaglio, esponendoli a una dura concorrenza con la grande distribuzione”. Parlava così a Montecitorio la deputata della Lega Barbara Saltamarini, prima firmataria di una proposta che dà alle Regioni e agli enti locali la competenza in materia di chiusura/apertura: i soli festivi in cui “gli esercizi commerciali” potranno tenere aperto sarebbero le domeniche di dicembre a cui si aggiungono altri quattro giorni (domeniche o festivi) in cui si potrà tenere aperto. Ma c’è un ma: la misura, recita la proposta della Lega, non tocca i piccoli esercizi “ubicati nelle località turistiche e nei piccoli centri montani”; sono salve infine anche le attività balneari. Resta da capire i criteri per stabilire chi ci rientra e chi no.

 

La chiusura degli esercizi commerciali la domenica e nei giorni festivi soddisfa organizzazioni come Confesercenti che in passato si è distinta per l’iniziativa “Libera la domenica”, una proposta di legge presentata in accordo con la Conferenza Episcopale Italiana. «Ancora prima di Lega e Cinque Stelle ci siamo mossi in questa direzione e avevamo raccolto 150mila firme contro le liberalizzazioni del commercio». A StartupItalia! Andrea Painini, Presidente di Confesercenti Milano, conferma le critiche alle aperture 7 su 7 e h24. «Non hanno portato a nuova occupazione. Semplicemente si spalmano le risorse, tanto che in certi supermercati si fa sempre più ricorso alle casse automatiche».

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Novità per l’e-commerce: niente pacchi la domenica?

 

Ma sull’e-commerce quali sono le novità? La proposta di modifica di legge M5S ne propone una molto significativa per il settore. Il deputato Davide Crippa, primo firmatario, ha spiegato a StartupItalia! in che modo i centri di distribuzione del commercio elettronico saranno coinvolti dalle chiusure. «Gli utenti potranno naturalmente effettuare gli ordini nei giorni festivi o la domenica, consci però del fatto che la lavorazione come logistica e spedizione degli stessi partirà nel primo giorno lavorativo utile». Percorso non facile da intraprendere, e su cui il customer care di giganti come Amazon potrebbe aver da ridire.

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Federdistribuzione, l’associazione di centri commerciali e iper, ha criticato la proposta del governo sulla “domenica chiuso”. Se si stracciasse la norma incriminata del decreto Salva Italia, denunciano, i posti di lavoro a rischio potrebbero arrivare a 40mila. Se si guarda poi alle previsioni di perdite con il “domenica chiuso”, Il Sole 24 Ore stima 400 milioni di euro in meno, ovvero la mole di affari attuale che gira attorno alla spesa domenicale.

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Dalla parte dei consumatori ha parlato anche l’ex presidente di Federconsumatori Rosario Trafiletti, che a StartupItalia! ha risposto parlando di un’altra emergenza. «I centri commerciali facilitano i consumi, ma non li fanno certo aumentare. Per questo il fattore determinante è il potere d’acquisto di cui non si sente mai parlare». Ma come risolvere i problemi dei centri storici abbandonati? «Ai piccoli commercianti io ho sempre consigliato di attrezzarsi, di investire su canali e-commerce. Solo così si può contrastare la concorrenza».

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Qualche numero su e-commerce in Italia

La premessa è che il fenomeno è in crescita, con un tasso del 15/20% annuo dal 2009. «Non sappiamo ancora che effetto avrebbe la chiusura domenicale sul commercio online – dice Valentina Pontiggia, Direttrice dell’Osservatorio eCommerce del Politecnico di Milano – quel che ci si aspetterebbe però, in caso di maggiori chiusure durante i festivi, è un aumento della spesa online». Secondo le serie storiche prodotte dall’istituto che studia l’e-commerce dal 1999, su 100 euro spesi in totale nel 2018 dal consumatore, 6,5 vanno su acquisti online, i cui picchi avvengono proprio quando i negozi tradizionali sono chiusi. Un valore che cresce di anno in anno e che porta al giro d’affari annuale di 27 miliardi attuali soltanto nel nostro paese. Numeri che fanno riflettere: forse l’e-commerce gioca tutta un’altra partita…