<div class="at-above-post addthis_tool" data-url="https://smartmoney-admin.startupitalia.eu/66449-20191001-fenomeno-podcast-ecco-quali-argomenti-tirano-di-piu-e-quanto-si-guadagna"></div><p>Il <strong>podcasting</strong> è uno dei mondi in più roboante esplosione negli ultimi mesi. Dai movimenti delle piattaforme come <a href="https://smartmoney-admin.startupitalia.eu/economia-digitale/63848-20180722-spotify-gli-artisti-potranno-proporre-pezzi-inediti-le-playlist"><strong>Spotify</strong></a>, e le acquisizioni conseguenti (leggi alla voce Anchor, tanto per dirne una) fino al successo di proposte come <strong>Storytel</strong> o <a href="https://smartmoney-admin.startupitalia.eu/tecnologia/65793-20190604-podcast-il-mercato-mondiale-varra-un-miliardo-entro-il-2021"><strong>Audible</strong></a>, serie, narrazioni, doc, informazione ma anche audiolibri stanno scoprendo una <strong>seconda vita</strong> (o forse anche una terza, se ripensiamo alle musicassette di fine anni Settanta con storie e romanzi narrati). Gli hub di distribuzione, da Apple e Google Podcast a infinite altre app come TuneIn o Spreaker, passando per la stessa piattaforma fondata da Daniel Ek, sono ormai <strong>molte e in progressiva competizione fra loro</strong>. <strong>Ma quali sono le categorie di podcast in cui si guadagna di più?</strong></p>
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<h2><strong>Un miliardo di dollari entro il 2022</strong></h2>
<p>A rispondere ci pensa un’interessante analisi firmata da <strong>Voxnest</strong>, società leader nel mercato del podcasting, nata dalla fusione di Spreaker, la prima app in Italia per creare podcast, e BlogTalkRadio, la principale piattaforma di talk show online degli Stati Uniti. Nella quale spiega quali siano le categorie di podcast, sia negli Stati Uniti che in Europa, che generano <strong>maggiori ricavi</strong>, cercando anche di scattare una fotografia su quanto attualmente un podcaster possa guadagnare e quali siano i <strong>settori</strong> che investono maggiormente in pubblicità sui podcast. Una strada ancora poco battuta in alcuni mercati fra cui quello tricolore. D’altronde, lo ricorda lo stesso studio, “<em>man mano che uno strumento di comunicazione evolve, parallelamente si affina anche la <strong>‘macchina pubblicitaria’ ad esso connessa</strong>: in questo senso l’analisi di Voxnest si inserisce in un contesto estremamente attuale e in pieno fermento, quello degli investimenti adv su podcast, che secondo alcuni report (Magna/Iab) potrebbe<a href="https://smartmoney-admin.startupitalia.eu/tecnologia/65793-20190604-podcast-il-mercato-mondiale-varra-un-miliardo-entro-il-2021"><strong> sfiorare il miliardo di dollari entro il 2022</strong></a></em>”. Insomma, è tutto in bollente evoluzione.</p>
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<p>“Top 5” delle categorie più redditizie e analisi della fascia oraria (per capire quanto rendono di più queste categorie durante l’arco di un giorno, ovvero quali siano gli orari in cui i podcaster al momento guadagnano di più all’interno della propria categoria) sono dunque i capisaldi dell’indagine: “<em>L’istantanea di Voxnest sullo stato dell’arte delle categorie di podcast in cui si guadagna di più permette di osservare un mercato che potrebbe risultare interessante anche per altri inserzionisti</em> – spiega <strong>Tonia Maffeo</strong>, responsabile del marketing del gruppo che ha sedi a New York, Berlino e Bologna –<em> in un futuro molto vicino, potremmo arrivare a trovarci davanti a uno scenario simile a quello che succede nel <strong>mercato televisivo</strong>, in cui gli investimenti vengono fatti anche e soprattutto in base alle fasce orario di ascolto”.</em><em> </em></p>
<h2><strong>La top 5 statunitense</strong></h2>
<p>Negli Stati Uniti la categoria che genera maggiori ricavi per i podcaster è lo <strong>sport</strong>: nessuna sorpresa in un Paese in cui il Super Bowl è l’evento sportivo più seguito nonché tra i più ricchi sotto l’aspetto commerciale, con un brand che secondo Forbes vale 663 milioni di dollari. Come fascia oraria, sembrerebbe invece essere quella <strong>tra le 7 e le 8 del mattino</strong> a generare maggior ricavo, con una debole ripresa verso sera, ma subito dopo il prime time. Dunque il “commuting” del mattino e l’immediato dopo cena. Il secondo posto come categoria più remunerativa per i podcaster negli Stati Uniti è invece riservato a <strong>programmi e serie di genere culturale</strong>, etichetta che d’altronde accoglie al suo interno proposte dalle diverse anime (storie real life, show sul cinema, thriller story e così via) e come adv funziona al meglio alle <strong>8 del mattino</strong>.</p>
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<p>L’advertising nella categoria <strong>storia</strong>, “medaglia di bronzo” negli Usa fra quelle che generano più ricavi, sembra al contrario lavorare bene dalle 20, raggiungendo un <strong>significativo apice intorno alle 22</strong>: su show impegnativi, storici o documentaristici, gli utenti statunitensi (o che ascoltino in inglese) amano concentrarsi nella fascia serale. Salta agli occhi il sorprendente picco registrato dalla quarta categoria, la <strong>politica,</strong> che secondo Voxnest realizza le maggiori entrate <strong>intorno alle 17</strong>, un momento della giornata in cui si sta per “staccare” e dove magari l’attenzione ai vari talk show politici rappresenta un buon break o aggiornamento di fine giornata. Chiude la top 5 la categoria “<strong>comedy</strong>”, che parrebbe far registrare ricavi ai podcaster solo alle <strong>7 del mattino</strong>: se il buongiorno si vede dalla sveglia e da una bella risata.</p>
<h2><strong>La top 5 europea</strong></h2>
<p>Passando invece all’<strong>Europa</strong>, nella top 5 delle categorie di podcast in cui si guadagna di più colpisce subito un dato &#8211; significativo benché affatto sorprendente &#8211; che accomuna il Vecchio Continente con i cugini americani: la pole position e il secondo posto sul podio sono occupati rispettivamente dalle categorie <strong>sport </strong>e<strong> cultura</strong>. Nulla cambia, se non ovviamente nella rimodulazione dei contenuti, con il calcio molto presente in Europa e la predilezione degli inserzionisti per la fascia mattutina, che qui è leggermente posticipata rispetto agli Usa, con un <strong>picco alle 9</strong>: colazione, bar, trasporti e pendolarismo favoriscono e spiegano questo dato.</p>
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<p>Per quanto riguarda la categoria cultura, invece, la differenza sostanziale con gli Stati uniti riguarda per lo più la fascia oraria in cui la pubblicità fa realizzare maggiori ricavi: se nel primo caso è la mattina, in Europa il maggior ricavo per gli show a tema culturale si realizza <strong>all’incirca fra le 21-22</strong>.</p>
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<p>La terza categoria in Europa a generare più ricavi è rappresentata dai podcast legati alla <strong>tecnologia</strong>, in cui l’advertising lavora al meglio intorno alle <strong>8 del mattino</strong>. Invece, la pubblicità nella quart’ultima categoria europea, ovvero tutti gli show legati all’argomento “<strong>comedy”</strong>, genera maggiori ricavi nell’orario immediatamente precedente il pranzo. Cioè a mezzogiorno. Anche i podcast relativi alla categoria <strong>storia</strong>, quinta e ultima nel Vecchio Continente, sembrano ottenere maggiori ricavi dagli adv pianificati alle <strong>8 del mattino</strong>, proprio come l’hi-tech.</p>
<h2><strong>Chi e quanto guadagna con i podcast?</strong></h2>
<p>In termini di guadagni, <strong>è chi fa podcast di sport a guadagnare di più</strong>: Voxnest, che vanta un network di oltre 50mila podcaster e più di 120 milioni di stream unici e download al mese – stima che un podcaster con uno show in questa categoria possa arrivare a percepire <strong>oltre 1.500 dollari al mese</strong>. Segue a ruota la categoria cultura, poi arrivano storia, politica e comedy, che fanno guadagnare ai podcaster una media di <strong>800-mille dollari mensilmente</strong>. Ma da chi arrivano questi flussi di investimento?</p>
<h2><strong>Gli investitori: automotive in testa</strong></h2>
<p>In Europa è l’<strong>automotive</strong>, che pianifica trasversalmente a ogni categoria spaziando fra sport, cultura, tecnologia, comedy e storia. Seguono i colossi della <strong>grande distribuzione organizzata</strong> e dell’<strong>arredamento “fai-da-te”</strong>, poi <strong>assicurazioni</strong> e <strong>finanza</strong>. “<em>Colpisce</em> – si legge nella nota – <em>che ai primi posti della categoria tech vi siano invece realtà legate al <strong>turismo</strong> e al <strong>sociale</strong>, settore al quale appartiene anche il primo inserzionista della categoria cultura negli Usa. Anche nel mercato statunitense il settore più attento all’adv è quello delle <strong>auto</strong>, ma anche alcuni tra i colossi mondiali delle telecomunicazioni, grosse realtà del franchise nel food, il settore trasporti e quello assicurativo”</em>.</p>
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