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La rilevanza del fenomeno buy now pay later è testimoniata dalla ampiezza della sua diffusione internazionale e dal livello di penetrazione che sta raggiungendo in diversi mercati. Soprattutto nel mondo dell’e-commerce. Nel 2022, spiegano i dati del marketplace per privati e aziende dal cashback circolare Extraconomy, nel suo complesso il settore dell’e-commerce ha raggiunto 48 miliardi di euro, con una crescita del 21% rispetto al 2021. In Italia il 59%  ha fatto acquisti online nel corso dell’anno passato. Le ragioni sono quelle che conosciamo: comodità e velocità delle transizioni, massima scelta ma anche un maggiore coinvolgimento rispetto allo shopping nei negozi fisici. A queste si è aggiunta negli ultimi due anni la possibilità di pagare in tre rate e senza interessi. Il mercato del cosiddetto “buy now pay later”, in breve bnpl, ha raggiunto infatti il 3% di penetrazione sui consumi mondiali degli acquisti online nel 2021. Potrebbe superare il 5% nel 2025, sfiorando i 500 miliardi di dollari di spesa a livello globale. A segnare i livelli di penetrazione più alti sono i paesi che da più di dieci anni hanno visto l’arrivo di Klarna, uno dei principali player internazionali, cioè Svezia (dove l’azienda è nata), Germania, Norvegia, Finlandia, Danimarca e Olanda. In Italia il meccanismo di pagamento in tre rate senza interessi né commissioni per gli acquirenti, integrato nelle principali piattaforme di e-commerce, sui siti dei brand e anche nei negozi fisici, ha raggiunto quota 2,3 miliardi di euro nel 2022. Un’impennata rispetto all’anno precedente, quando valeva 0,7 miliardi di euro. A dominare i flussi, anche in questo caso, è il mondo dei pagamenti online, che vale due miliardi di euro, con una penetrazione pari al 4% dell’e-commerce (47,9 miliardi di euro). Il numero di transazioni rateizzate totali raggiunge quota 17,1 milioni (contro i 3,9 del 2021) con un carrello medio di 135 euro. Il numero medio di rate è pari a 3,1, segno che la maggior parte delle transazioni rateizzate ha fruito della popolare modalità «paga in 3 rate».

Quali sono le piattaforme

Le piattaforme intermediarie che la offrono sono appunto Klarna, le italiane Scalapay (qui la nostra intervista al co-fondatore e Ceo Simone Mancini) e SplittyPay, PayPal, in futuro anche in Italia Apple Pay col servizio Later e l’australiana ClearPay. Il problema è che non si tratta di meccanismi di credito al consumo per come li conosciamo, regolati dalle normative europee e italiane, ma di un territorio ancora da normare. Dunque ricco di rischi. In particolare per venditori e intermediari, che non sono tenuti a effettuare controlli e verifiche sulla solvibilità degli acquirenti. Ma anche per questi in caso di resi o rimborsi, che possono farsi più complessi. Nel caso di una transazione, infatti, l’intermediario anticipa immediatamente l’intera somma al «merchant», che gli paga una commissione scommettendo sull’aumento del volume che questa modalità potrebbe innescare, e poi si occuperà di recuperarla a rate dall’acquirente. Ma per quanto le cifre siano spesso contenute, se non si ha contezza sull’affidabilità di chi acquista – che da questo meccanismo può farsi prendere la mano – il gioco potrebbe rivelarsi scottante. Più del merchant, infatti, è proprio la piattaforma a piazzarsi – come modello di mercato – fra l’incudine e il martello. «A livello finanziario non ci sono rischi per il merchant, che riceve subito la somma dovuta, al netto delle commissioni imputate dal provider del bnpl – spiega Matteo Risi, ricercatore senior dell’Osservatorio pagamenti innovativi della School of Management del Politecnico di Milano a StartupItalia – tuttavia, esiste un rischio reputazionale: se i consumatori hanno esperienze negative con l’uso del bnpl ciò potrebbe influire sulla reputazione del merchant perché il cliente potrebbe non essere in grado di discernere tra provider del servizio e provider del metodo di pagamento. Recensioni negative o insoddisfazione dei clienti possono danneggiare la fiducia e la fedeltà dei consumatori, influenzando negativamente le future vendite».

Bnpl: un modello sostenibile?

Il tema è dunque capire se un modello in cui gli intermediari anticipano le somme ai venditori senza alcuna verifica sulla solvibilità degli acquirenti sia sostenibile. Specialmente in epoca di tassi d’interesse elevati e dunque di alto costo del denaro: «È apparso sostenibile, soprattutto in alcuni momenti della pandemia da Covid-19, un periodo connotato da scarsa inflazione, disponibilità economica delle famiglie che non potevano spendere altrimenti e grande crescita degli acquisti e-commerce – aggiunge Risi – ora è messo in crisi da una congiuntura economica che rende più costoso prestare denaro a causa dell’aumento dei tassi di interesse e che richiederà ai provider buy now pay later di aumentare i costi ai commercianti serviti».

Matteo Risi, ricercatore Senior Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano

 Matteo Risi, ricercatore Senior Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano

C’è poi, appunto, il territorio grigio in cui nessuno domanda nulla a chi acquista: «La mancanza di regole legate all’analisi della solvibilità degli acquirenti, inoltre, aumenta le preoccupazioni sulla sostenibilità di questo business model. Tutti i provider di bnpl hanno, in realtà, dei metodi per analizzare il merito creditizio degli acquirenti, in maniera più o meno rigorosa, e dei meccanismi diminuire l’esposizione creditizia. Quello che si sta cercando di capire, però, è quanto saranno efficaci questi meccanismi, per evitare che queste aziende e i loro investitori si trovino da un giorno all’altro in crisi. Come riportato anche da Banca d’Italia nel paper “Buy now pay later, caratteristiche del mercato e prospettive di sviluppo”: “Sarà interessante osservare se gli operatori si adatteranno al nuovo contesto, magari diversificando il modello di business con l’offerta di servizi ulteriori rispetto al bnpl più tradizionale e valorizzando così il patrimonio informativo acquisito e acquisibile anche con finalità di cross selling”».

Le spese dei giovani

I pagamenti in tre rate sono particolarmente graditi, senza troppe sorprese, da una platea giovane. E un altro fattore che aumenta il rischio di farvi ricorso con troppa leggerezza è la natura voluttuaria (abiti, concerti, elettronica di consumo) di molte spese rateizzate in questa modalità. Spese che, se la situazione finanziaria non lo avesse permesso, sarebbero state evitate. Si potrebbe inoltre sottolineare il fatto che in Italia non siamo abituati come in altre nazioni a gestire il debito ma sembra che la gestione del sovra-indebitamento sia rischiosa anche nei paesi anglosassoni. E visto che di normative non ce ne sono – solo il Regno Unito si è mosso negli ultimi tempi – ogni piattaforma stabilisce per ora le sue regole, anche in termini di recupero crediti o di commissioni di ritardo. Nel caso di Scalapay può infatti arrivare al 15% del valore del prestito.

Le norme Ue

Qualcosa, però, si sta muovendo anche a Bruxelles: «Nel 2024 dovrebbe arrivare la revisione della direttiva sul credito al cosumo, ora in fase di trattativa sui tavoli europei, che porterà delle regole chiare anche sul buy now pay later – aggiunge l’esperto del Politecnico di Milano – il framework normativo sul credito al consumo, secondo la bozza della direttiva, si applicherà anche a prestiti fino ai 200 euro, a prestiti erogati su piattaforme di crowd-lending e ai prodotti di bnpl, fino ad ora esclusi dal perimetro della direttiva. Dovrebbero, tuttavia, esserci delle deroghe, che le banche centrali dei singoli paesi potranno adottare, per i pagamenti bnpl sotto i 200 euro. Sotto la nuova direttiva, quindi, anche per il bnpl il creditore dovrà valutare l’affidabilità creditizia dei consumatori, dovrà assicurarsi che i consumatori abbiano facile accesso a tutte le informazioni necessarie e che siano informati sul costo totale del credito. Si tratta di misure simili a quelle che sono in fase di valutazione nel Regno Unito, dove la Financial conduct authority (Fca) ha cominciato a predisporre le linee guida che dovranno essere seguite da parte delle imprese che offrono questa tipologia di servizio».

Quando convengono le rate?

Quando, dunque, conviene scegliere il pagamento in tre rate online? «Il consiglio è quello di adottare questi strumenti solo in caso di necessità e quando si è ben consci di avere future entrate che andranno a coprire queste spese – conclude Risi – segnarsi, inoltre, tutte le spese effettuate, le rate e le scadenze. Affidarsi a provider che in maniera automatica effettuano l’addebito della rata per non incorrere in penali. Per quanto riguarda resi e rimborsi leggere sempre bene le condizioni e i termini del servizio. Molto spesso, tuttavia, questi processi sono facilitati dal merchant che segnala al provider del pagamento rateale l’avvenuto reso e da quindi il via al rimborso».